GROS, Antoine-Jean
Pittore, nato a Parigi il 16 marzo 1771, morto a Bas-Meudon il 25 giugno 1835. Entrò a 15 anni nello studio del David, ma il Terrore lo fece fuggire a Genova (1793) ove le opere del barocco genovese, la scultura del Puget, i Rubens e i ritratti del Van Dyck, gli mostrarono la vera pittura e l'arte espressa nel movimento. Conobbe Giuseppina Beauharnais e a Milano eseguì il celebre ritratto di Bonaparte al Ponte d'Arcole (Louvre, 1796). Nominato commissario ispettore, al seguito dell'esercito napoleonico, per le requisizioni d'opere d'arte destinate al Louvre, il G. visitò Perugia, Modena, Bologna e venne a conoscere i capolavori della pittura lombarda. Dipinse ancora alcuni soggetti antichi: Alessandro e Bucefalo, Timoleonte (1798), Ossian, la Morte di Saffo (Museo di Bayeux), ma nel 1801, tornato a Parigi, abbozzò, ispirandosi alla campagna d'Egitto, il primo quadro della sua epopea: il Combattimento di Nazareth (Museo di Nantes). Il quadro non fu eseguito, ma ormai l'artista aveva trovato la sua strada; presentò una dietro l'altra le sue opere più famose, Gli appestati di Giaffa (1804, Louvre), la Battaglia di Abukir (1806, Versailles), la Battaglia d'Eylau (1808, Louvre); lavori di un genere affatto nuovo, animati da un fuoco straordinario, in uno stile nello stesso tempo eroico e familiare. Queste opere ebbero una profonda ripercussione nella pittura; furono il preludio necessario alla Medusa del Géricault, al Massacro di Scio di E. Delacroix, e, in genere, al romanticismo. Nei ritratti: Lassalle, Duroc (Versailles), Murat, Poniatowski, il generale Fournier-Sarlovèze (Louvre), il re di Vestfalia e sua moglie a cavallo (Versailles) risuona l'eco dei ritratti equestri del Van Dyck al Palazzo Bianco di Genova. La Restaurazione confermò il pittore nella sua funzione di storiografo e cronista degli avvenimenti contemporanei (La fuga dalle Tuileries, 1817; La duchessa d'Angoulême a Paulliac, 1819, Museo di Versailles). Contemporaneamente il G. terminò la grande opera iniziata da alcuni anni - La Gloria - nella cupola del Pantheon (1811-24). Ma il fuoco che lo animava si era raffreddato. Per consiglio del David, che partendo per l'esilio gli aveva affidato i suoi allievi, tornò ai soggetti antichi, così contrarî al suo genio passionale e poco colto: e dipinse desolate allegorie per i soffitti del museo Carlo X al Louvre (1827-31). Ma i giovani non riconoscevano oramai il loro magnifico maestro, il quale, forse comprendendo d' aver perduto per sempre la sua autorità, si uccise gettandosi nella Senna.
Bibl.: J.-B. Delestre, G., sa vie et ses ouvrages, Parigi 1859, 2ª ed., 1869; I. Tripier Le Franc, Hist. de la vie et de la mort du baron G., Parigi 1880; G. Dargenty, Le baron G., Parigi 1887; H. Lemonnier, Gros, Parigi 1905; R. Graul, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XV, Lipsia 1922; L. Focillon, La peinture au XIXe siècle, I, Parigi 1928; E. Delacroix, Journal, ed. di F. Jonbin, I, Parigi 1932.