BARNAVE, Antoine-Pierre-Joseph-Marie
Uomo politico, nato a Grenoble il 22 novembre 1761, ghigliottinato a Parigi il 29 novembre 1793. Di famiglia protestante, e poiché le scuole non accettavano che i cattolici, fu educato privatamente, molto giovandosi dell'aiuto del padre. Diventato avvocato esordì nel 1783 a Grenoble, dinanzi a quel parlamento, con un discorso sulla necessità della divisione dei poteri che, quantunque ripetesse le note idee del Montesquieu spesso parafrasandole, gli procurò fama di abile e corretto oratore e di geniale espositore. Cinque anni dopo, con un breve saggio sugli editti richiamò l'attenzione su di sé, e però nell'89 fu eletto agli Stati generali. Di temperamento misurato, si sentiva, com'egli stesso confessa nella Introduction à la Révolution, democratico, non potendo parteggiare per le classi privilegiate, ma d'istinto non tollerante delle forme repubblicane. Se non che in seno all'Assemblea nazionale, un po' per amore di popolarità, un po' per desiderio di attenuare i successi dell'oratoria di Mirabeau, B. assunse spesso atteggiamenti incerti; e così durante il dibattito a proposito della dichiarazione della guerra e della conclusione della pace, nel maggio 1790, egli lungamente ed eloquentemente parlò contro la tesi di Mirabeau, non accorgendosi che i rivoluzionarî erano sempre pronti a trarre profitto dal dissenso degli uomini nuovi più in vista. Il successo, però, fu vero e spontaneo. Scomparso Mirabeau (2 aprile 1791), B. accarezzò forse il sogno di prenderne il posto. Giacobino come Mirabeau, si legò più strettamente alla corte quando, delegato con Latour-Maubourg presso i reali prigionieri dopo la fuga di Varennes, ebbe occasione di conoscerli da vicino. L'indirizzo al re, del resto, che i Giacobini votarono il 21 giugno 1791, fu scritto da B.; e il 15 luglio 1791 fu B. che prese la parola per combattere la frazione repubblicana, che guardava con inconscia simpatia a La Fayette, facendo una nettissima e abile distinzione tra le condizioni degli Stati Uniti d'America e quelle di un vecchio paese monarchico, tutto stretto intorno alla sua capitale, come la Francia. Nella sua qualità, dunque, di capo di quel partito borghese che nel luglio del 1791 recisamente si staccò dai democratici, B. sostenne (11 agosto 1791) che per essere elettore occorresse pagare almeno un marco d'argento d'imposta diretta. Robespierre fece malignamente notare che, secondo un sistema simile, Gian Giacomo Rousseau non sarebbe mai stato elettore; ma B. rispose senza scomporsi che il sistema era utile per impedire ai gazzettieri irresponsabili e agli arruffapopoli di farsi innanzi. Per oltre un anno B. mantenne rapporti con le Tuileries: secondo madame Campan, egli sarebbe andato anzi spesso, segretamente, a corte, consigliere inascoltato come Mirabeau; ma probabilmente non commise siffatta imprudenza, limitandosi a dar consigli che non potevano essere accolti. Comunque, egli si avvide, come si rileva da una sua lettera privata del 2 febbraio 1792, che, pur nell'apparente debolezza del partito repubblicano, la Francia si avviava rapidamente verso la repubblica, per ritornare poi, dopo un più o meno lungo esperimento doloroso, alla monarchia. Egli stesso doveva naturalmente esser vittima del trionfo della tendenza repubblicana. Arrestato il 15 agosto 1792, in seguito alla scoperta di alcune carte compromettenti alle Tuileries nella giornata del 10 agosto, rimase prigioniero a Grenoble durante la prima fase del Terrore, quasi dimenticato. Trascinato poi al forte di Barraux, a Saint-Marcelin e a Parigi, rifiutò di seguire il consiglio di Danton, di domandare la libertà e la vita alla Convenzione nazionale che aveva condannato il re, e preferì affrontare serenamente il giudizio e la condanna del tribunale rivoluzionario. Si difese nobilmente, in un composto e generoso discorso (28 novembre 1793), ma l'inevitabile sentenza di morte fu eseguita il giorno dopo.
Bibl.: Barnave, Oeuvres postumes, ed. Bérénger, voll. 4, Parigi 1842; Janin, Barnave, voll. 2, Parigi 1878; Roux, B., Grenoble 1888; Aulard, Les orateurs de la Révolution. La Costituante, Parigi 1905.