ARNAULT, Antoine Vincent
Scrittore francese, nato a Parigi il 22 gennaio 1766, morto a Goderville il 16 settembre 1834. l'autore della notissima lirica De ta tige détachée, pauvre feuille, où vas tu?, composta nel 1815, dopo l'avvenuta restaurazione, mentre egli si recava in Belgio, in esilio: Leopardi la rese notissima anche in italia, in una traduzione che nel suo tono dolcemente stanco, nella sua levità di melodia è una cosa perfetta:
Povera foglia frale,
Ove vai tu?
Questa è, in realtà, l'unica poesia dell'A. rimasta viva; ma, nella mediocre letteratura classicheggiante dell'impero, l'A. occupò un posto notevole. Compose enfatiche tragedie d'argomento classico (Marius à Minturne, 1791; Lucrèce, 1793; Cincinnatus, 1796; Scipion consul, 1804; Germanicus, 1817, ecc.), drammi storici e pseudostorici (Oscar, fils de Dermid, 1795; Les Vénitiens ou Blanche et Moncassin, 1798; Don Pèdre ou le roi et le Jaboureur, 1802; Les Guelfes et les Gibelins, 1827), commedie a sfondo politico-satirico, melodrammi e cantate per musica di Méhul (Phrosine et Mélidor, 1795; Horatius Coclès, 1795), articoli di critica e di filosofia, discorsi accademici, poesie, e, a più riprese, argute favole (Fables, 1812; Fables et poésies, 1826; Fables nouvelles, 1834): il tutto raccolto, ma incompletamente nelle Øuvres (1a ed., 3 voll., 1817-19; 2a ed., 8 voll., 1824). E fu accanitamente discusso ai suoi tempi, sebbene più per ragioni politiche che per l'intrinseco valore letterario. Tutta la sua opera è infatti piena di allusioni dirette o indirette agli avvenimenti politici dell'epoca, e rispecchia le sue passioni di parte e la varia vicenda della sua ora fortunata, ora avventurosa esistenza. Protetto dapprima dal conte di Provenza (il futuro Luigi XVIII), poi perseguitato dalla rivoluzione, costretto a emigrare, arrestato a Dunkerque, processato, salvato per l'intervento di Roland e di Tallien, riuscì alfine a guadagnarsi la simpatia di Bonaparte, che lo volle spesso con sé, e ascoltò volentieri il suo parere su questioni di letteratura, e gli affidò altissime cariche nell'Accademia, nell'università e nel Ministero dell'istruzione, e ancora a Sant'Elena si ricordò di lui, lasciandogli un legato di 100.000 franchi. Venne, durante le campagne di Bonaparte, anche in Italia: fu a Corfù, commissario del governo per le isole Ionie, fu a Napoli, a Roma, a Firenze, a Milano, dappertutto un po' ebbro della sua improvvisa potenza, se si deve credere agli aneddoti che racconta - non senza un po' di blague - nei suoi Souvenirs. Caduto Bonaparte, venne compreso nella lista di proscrizione e visse alcuni anni in Belgio e in Olanda, finché nel 1819 gli amici gli ottennero di poter rientrare a Parigi. Diresse allora una Biographie nouvelle des contemporains (voll. 20) in concorrenza a quella del Michaud, e nel 1829 riebbe anche il suo antico posto all'Accademia. Riconciliato con tutto e con tutti, passò così serenamentc gli ultimi anni, attendendo alla composizione di scritti autobiografici. I suoi Souvenirs et Regrets d'un vieil amateur dramatique (1829,2a ed. 1861), i suoi Souvenirs d'un sexagénaire (1835; 2a edizione, curata da A. Diétrich, 1910), la Vie militaire et politique de Napoléon (3 voll., 1822) si leggono anche oggi con interesse per la ricca e vivace materia aneddotica che contengono.
Suo figlio Èmile Lucien, nato nel 1787, morto nel 1861, fu anch'egli poeta drammatico. Scrisse: Pierre de Portugal (1822), Regulus (1823), Le dernier jour de Tibère (1828), Catherine de Medicis (1829), Gustave Adolphe (1830), La conduration des Pazzi (1828); ma non uscì mai dall'influenza paterna; anzi, morto il padre, abbandonò completamente la poesia.
Bibl.: Sainte-Beuve, Causeries du Lundi, 3ª ed., Parigi 1868-72, VII. E cfr. anche la biografia che fa del rivale la Biographie Universelle del Michaud, II, pp. 255-65.