ADAMI, Anton Filippo
Nato a Livorno nel primo decennio del sec. XVIII, studiò a Roma ed esercitò in un primo tempo il mestiere delle armi; abitò a lungo a Firenze e venne onorato della cittadinanza fiorentina. Vestì nel 1735 l'abito di cavaliere del Militare Ordine di S. Stefano; ricoprì la carica di provveditore dell'Arte dei medici e degli speziali di Pistoia e nel 1761 il granduca di Toscana lo nominò senatore. Socio della Colombaria, membro dell'Accademia Etrusca, dei Georgofili e di altre accademie, venne dall'Arcadia di Roma eletto custode della Colonia fiorentina. Vasta fu la sua produzione letteraria che abbracciò la poesia, la filosofia, l'archeologia, la storiografia, l'agricoltura, unendo egli il gusto per l'erudizione e l'amore per la tradizione ad interessi aperti anche in senso riformatore.
Un suo carme latino, De civitate ac portu Liburni, fu letto il 26 ott. 1723 in una riunione dell'accademia Livornese. Le raccolte delle poesie (Poesie scelte di vario genere, Firenze 1755; Poesie, con una dissertazione sopra la Poesia drammatica e musica del teatro, Firenze 1755; Saggio di prose e poesie, Lucca 1767) gli assicurarono una certa fama, mentre le sue Odi panegiriche a Cesare (Livorno 1755), di ispirazione aulica, ebbero un largo successo e furono tradotte anche in francese. Come poeta meritò le lodi del Bonechi, di S. Maffei e di P. Metastasio, che da Vienna (30 luglio 1753, in Tutte le Opere del Metastasio, Firenze 1832, p. 964) gli scriveva di "aver sempre ammirato i suoi sonetti" nei quali "aveva trovato robustezza e nobiltà di stile, profondità di dottrina, vivacità di fantasia".
Tradusse in versi italiani il Britannicus di Racine (Firenze 1752) e l'Essay on Man di A. Pope (I principi della morale, o sia saggio sopra l'uomo, poema inglese di A. Pope tradotto in versi sciolti italiani dal cav. Ant. Fil. Adami, Arezzo 1756; la traduz. dell'A. fu inclusa anche in una edizione del Saggio in più lingue, pubblicata a Strasburgo nel 1772). G. Lami (Novelle letterarie, Firenze 1748, coll. 225-226) e G. M. Mazzuchelli (Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 130) criticarono la traduzione de I Canti biblici ed altri Salmi della Sacra Scrittura con i Treni di Geremia (Firenze 1748), fatta dall'A. e dedicata al Muratori che invece lodò l'operetta e deplorò la recensione del Lami (L. A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, XI, Modena 1907, pp. 5176 s.: lettera all'A., Modena 6 giugno 1748). Scrisse anche componimenti poetici d'ispirazione teologico-religiosa (Ode sopra la religione in risposta ad una lettera poetica francese, XII sonetti contenenti le prove principali della Religione cristiana, il tutto illustrato con critiche e filosofiche annotazioni, pubblicati in aggiunta all'edizione aretina della traduzione del Saggio del Pope), una Dimostrazione dell'esistenza di Dio provata con la contingenza della materia (Livorno 1753), le Dissertazioni critiche in cui molti importantissimi documenti si trattano sopra le antichità etrusche, romane e de' mezzi tempi appartenenti alla città di Firenze (Pisa 1766) e la prefazione al Ragguaglio storico di tutto l'occorso giorno per giorno nel sacco di Roma del sanminiatese mons. J. Buonaparte comparso con data di Colonia 1756. Progettando una raccolta degli storici fiorentini, curò la pubblicazione della Cronica delle cose d'Italia dall'anno 1080 fino all'anno 1305 di Paolino Pieri (Roma 1755), di cui scrisse un dotto ed interessante commento.
Convinto della necessità di un rinnovamento negli studi storiografici, compose il Prospetto di una nuova compilazione della Storia fiorentina dai suoi principi fino alla estinzione della Reale Casa de' Medici (Pisa 1758), nel quale, dopo aver fatto rilevare che la mancanza di una storia di Firenze era dipesa dallo stato di soggezione "alla politica gelosia dei Sovrani medicei", in cui si erano trovati gli storici costretti a travisare o a tacere la verità, auspicava che qualche scrittore si accingesse alla compilazione della storia fiorentina e, ispirandosi alla lezione del Muratori, esponeva i principi ed il metodo, ai quali si sarebbe dovuto attenere il suo storico ideale.
Della partecipazione dell'A. alle discussioni e al movimento riformatore leopoldino sono indicative due opere da lui curate, la Deduzione sopra l'Asilo sacro. Opera del Cancelier Cristiani per la prima volta pubblicata da S.E.A.F.A., Venezia 1766 (cfr. Novelle letterarie,Firenze 1766, col. 624, che attribuisce all'A, la prefazione e le note); e la Raccolta di Leggi e Statuti su i possessi ed acquisti delle manimorte con varie Dissertazioni di celebri Autori... Opera che può servire di continuazione al Trattato della Regalia scritto da Don Pedro Rodriquez Campomanes, Venezia 1767 (cfr. Novelle letterarie, Firenze 1767, col. 649).
Un altro breve scritto, nel quale circolano egualmente motivi di polemica illuministica, è il ragionamento Della educazione di un gentiluomo, Arezzo 1759, recitato in quell'anno all'Accademia degli Apatisti. Alla critica dell'educazione formalistica e retorica si accompagna la preoccupazione di offrire ai giovani una formazione "moderna", fondata nelle scienze utili e prima di tutto sulla scienza economica.
Il 4 nov. 1767 l'A. lesse all'Accademia dei Georgofili un importante discorso Della necessità di accrescere e migliorare la agricoltura nella Toscana (Firenze 1768), in cui troviamo un acuto esame delle condizioni delle campagne del granducato.
La morte lo colse, nel 1770, mentre stava componendo una tragedia sulla congiura dei Pazzi.
Bibl.: L. Allacci, Drammaturgia, Venezia 1755, col. 851; Elogi degli uomini illustri toscani, IV, Lucca 1774, p. CCCCXII, sub voce J. Adami; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 5; F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Fiesole 1843, p. 37; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 139-146; Id., Curiosità livornesi, ibid. 1888, pp. 240-242, 298, 324.