GÜNTHER, Anton
Teologo, nato il 17 novembre 1783 a Lindenau (Boemia), morto a Vienna il 24 febbraio 1863. Figlio di genitori cattolici, dopo una giovanile crisi che scosse per un momento la sua fede, si dedicò agli studî teologici, e nel 1820 fu ordinato sacerdote. Poco dopo entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù, ma ne uscì dopo due anni, e visse a Vienna da prete secolare. Allorché cominciò a pubblicare le sue opere, incontrò vigorosi avversarî e caldi ammiratori, finché il suo nuovo sistema filosofico-teologico mise in subbuglio la Germania intellettuale. La Congregazione dell'Indice pronunciò una sentenza di condanna (13 gennaio 1857) particolarmente per errori intorno alla creazione, alla Trinità e all'unione ipostatica del Verbo Incarnato, per il dualismo antropologico del G. e, in genere, per la tendenza razionalistica di tutta la teologia güntheriana. Il 10 febbraio il G. si sottomise alla condanna.
Il G. si era proposto di combattere il criticismo kantiano e il panteismo, specialmente nella forma del hegelismo, dando una spiegazione e difesa razionalistica del dogma. L'umano intelletto, secondo il G., conosciute le verità della fede, può penetrarne l'intimo contenuto e dimostrarne razionalmente la verità; e quindi, le verità fondamentali della fede, compresi i misteri della Trinità e dell'Incarnazione, se non nella loro forma, almeno nella loro ragione di essere, sono necessariamente veri al solo lume della ragione. Nell'uomo vi è doppia facoltà di pensiero; l'una, con funzione logica o concettuale che considera le apparenze; l'altra con funzione ideale, ontologica, autocosciente, che penetra l'essenza; dunque nell'uomo due anime, cioè: lo spirito (πνεῦμα) e l'anima (ψυχή); l'anima è il principio, mediante il quale, il corpo (σῶμα) vive, sente, e in certo modo pensa; lo spirito (sostanza semplice, intellettuale, libera, spirituale, e in sé completa) non costituisce col composto di corpo e anima una sola natura, ma è condizione perché questo composto esista, sia animato ed eserciti le sue operazioni; e questo dualismo stabilisce il dualismo di spirito e di natura, i quali così mostrano la loro sintesi nell'uomo; la personalità infine è il possesso di sé, ossia la cognizione che l'uomo acquista, mediante l'autocoscienza, di sé stesso come essere reale; quindi altrettante persone quante sono le coscienze; dal che consegue, l'uomo non essere una sola sostanza e una sola natura, benché sia una sola persona. Ora, applicando questa concezione ai dogmi fondamentali: in Dio si hanno tre Persone, dunque (conclude il G.) tre coscienze, e tre sostanze o realtà assolute, distinte l'una dall'altra, senz'altra unità che l'unità morale derivante dalle relazioni d'origine. Lo stesso concetto viene a scindere l'unità numerica personale del Verbo Incarnato. Le Gesammelte Schriften del G. furono pubblicate a Vienna nel 1882.