FABRIZI, Anton Maria
Figlio di Andrea e di una Mattea di cui non è noto il cognome, nacque a Perugia nel rione di porta Eburnea il 6 genn. 1595 (Archivio capitolare di Perugia, Registro battesimi, n. 8, c. 214r). Quasi nulla si sa del suo periodo formativo: unica testimonianza è quella non sempre attendibile del Pascoli (1732) che lo dipinge come un intraprendente giovinetto in fuga da Perugia per mettersi alla scuola di Annibale Carracci. I primi documenti in merito alla sua attività artistica sono relativi ad alcune pitture, oggi perdute, eseguite per i benedettini di S. Pietro a Perugia tra il 1623 e il 1625 (Manari, 1864). L'entità dei compensi e il fatto che l'artista, in tali documenti, sia più volte indicato come "maestro" rivelano un pittore già affermato e autonomo, perlomeno nell'ambito del capoluogo umbro. Nel 1627 il F. dipinse a fresco una lunetta, oggi scomparsa, nel secondo chiostro del convento perugino di S. Francesco al Prato (Siepi, 1822, p. 800); nello stesso anno il F. prese parte ad una delle frequenti risse che caratterizzavano la vita cittadina dei tempo (Archivio di Stato di Perugia, Notarile, Not. Annibale Nepotelli, prot. 3291, c. 319r).
Al 1630 datano le più antiche opere del F. tuttora conservate: gli affreschi per la sagrestia della chiesa perugina di S. Fiorenzo, raffiguranti scene del Martirio del santo titolare, e il dipinto inedito, ma firmato e datato, raffigurante Ilbattesimo di Cristo nell'ex convento di S. Simone del Carmine a Perugia (oggi scuola materna "S. Croce"). Anche una tela con S. Fiorenzo, conservata nella Galleria nazionale dell'Umbria, reca la data 1630 ed è riferibile al pittore per il lampante collegamento con la pala da lui dipinta più tardi su commissione di Lancellotti per la chiesa dei Ss. Stefano e Biagio.
Tutte queste opere rivelano un grado di assimilazione molto alto della pittura romana del momento; i modelli più evidenti sono i Carracci e i loro allievi bolognesi, in particolare Guido Reni, ma non mancano i riferimenti alla poetica del Caravaggio, come mostra il forte interesse luministico, seppure in un'accezione calma e pacata, del S. Fiorenzo. Nella sua comprensione dei modelli romani, che costringe a postulare un soggiorno dell'artista a Roma, il F. si pone come punto d'arrivo, per l'intero ambiente artistico perugino, di una linea di tendenza iniziata con l'opera di G. A. Scaramuccia, il quale aveva allacciato il primo vero trait-d'union tra il capoluogo umbro e l'arte di Roma. Lo Scaramuccia esercitò una discreta influenza sul F.: fu forse lui che gli insegnò i primi rudimenti della pittura e che lo introdusse poi negli ambienti romani che egli stesso aveva frequentato.
Ancora intorno al 1630 si colloca l'esecuzione della perduta decorazione a fresco della cappella del Rosario nella chiesa perugina di S. Domenico, distrutta nel corso di lavori (1956-57) volti a riportare alla luce le strutture gotiche dell'edificio. Di tale complesso decorativo rimangono solo due tele conservate nella stessa chiesa e raffiguranti Ilmartirio di s. Dorotea e I ss. Cecilia e Valeriano: "candidi esercizi di classicismo reniano" (Pittura del '600, 1980, p. 73), per il delicato trattamento chiaroscurale, gli appoggi di luce e la perfezione classica dei volti. La decorazione realizzata dal F. doveva fare da sfarzosa cornice ad una tela del Lanfranco, raffigurante la Vergine tra i ss. Domenico e Caterina, tuttora conservata nella stessa chiesa. Il contatto diretto con quest'opera non fu senza risonanze sul suo stile come mostrano le cinque lunette con Storie di Elia affrescate dal F. nel refettorio del convento di S. Simone del Carmine che, proprio per gli spunti lanfranchiani, sono collocabili negli anni immediatamente seguenti il compimento della cappella del Rosario.
Fra il 1632 al 1635 il pittore eseguì gli affreschi della cappella dell'Assunzione nella chiesa appena costruita di S. Filippo Neri a Perugia, organizzando la decorazione secondo uno schema che alterna figure allegoriche di Virtù a grandi pannelli con Angeli musicanti e scene della Vita della Vergine.
Il riferimento dominante di questi affreschi è la pittura dell'ultimo Reni autore della pala d'altare della stessa cappella, oggi al Musée des beaux-arts di Lione, anche se, a conferma della felice ricettività dell'autore, non mancano echi e suggestioni di altra origine.
Nel 1634 il F. sposò la senese Angela Maddalena Serafini (Archivio di Stato di Perugia, Notarile, Not. Costanzo Remedi, prot. 3093, c. 626v), dato questo che potrebbe far supporre suoi rapporti con la città toscana e spiegare così il suo maggiore interesse, dagli anni Trenta in poi, per una ricerca di tipo naturalistico.
Nel 1641 dipinse la "sfera dell'orologio" del palazzo pubblico (Siepi, 1822, p. 920) e, nello stesso anno, eseguì i perduti affreschi della cappella di Sebastiano Fiori nella chiesa della Compagnia del Suffragio di Perugia (Lancellotti, ms., c. 440v). Fra il 1636 e il 1642 il F. era impegnato a decorare un'altra cappella in S. Filippo Neri: quella della Natività di Maria sul cui altare era una tela di analogo soggetto, opera di Pietro da Cortona, oggi conservata nella Galleria nazionale dell'Umbria. Non lontano da questi affreschi sono poi da collocare stilisticamente i tondi con busti di Apostoli affrescati sulle pareti del Collegio degli artisti presso la chiesa perugina del Gesù, nei quali è da riconoscere verosimilmente quanto resta della decorazione realizzata dal F. prima del successivo intervento pittorico di G. A. Carlone.
Nel 1644 il F. eseguì il grande affresco, sulla controfacciata della chiesa di S. Domenico a Perugia, raffigurante la Vergine col Bambino tra i ss. Domenico, Caterina, Costanzo ed Ercolano con ai piedi il popolo perugino orante e, sullo sfondo, una prospettiva della città. Questa datazione, in contrasto con quella riportata dalle fonti locali, che collegano l'esecuzione del dipinto con la pestilenza che nel 1656 risparmiò la città, è fornita dal Lancellotti (ms., c. 277r), contemporaneo ed estimatore del pittore tanto da commissionargli in quello stesso periodo la pala raffigurante la Vergine tra i ss. Ottavio ed Apollonia. La tela, un tempo sull'altare della famiglia Lancellotti nella chiesa dei Ss. Stefano e Biagio di Perugia, è oggi conservata nella parrocchiale dei Ss. Biagio e Savino e può essere considerata tra le sue opere migliori.
In questo dipinto il gruppo della Vergine col Bambino ricorda quelli dello Scaramuccia: per la tipologia della composizione, la luce argentea, le tinte smorzate che rimandano vaganiente alla tavolozza di O. Gentileschi. Sensibilissimo è il chiaroscuro e molto attenta la ricerca naturalistica che raggiunge risultati notevoli nei volti e nelle mani dei due santi. L'artista riesce a fondere in quest'opera i diversi spunti della sua formazione in un risultato originale di forte concentrazione poetica.
Il F. morì a Perugia il 24 giugno 1649 (Pascoli, 1732, p. 191), come è confermato dall'atto di morte rinvenuto dal Vermiglioli (ms.) nel registro segnato A della parrocchia di S. Angelo in Porta Eburnea, oggi perduto. La notizia, trova ulteriore conferma nel fatto che l'età attribuita al F. nel documento citato dallo studioso ("annos quinquaginta quinque circa") concorda perfettamente con la data di nascita riportata nell'atto di battesimo.
Al F., personalità ben inquadrata dal Thieme-Becker ma poi riconsiderata solo a partire dai recenti studi sulla pittura umbra del '600, sono state inoltre attribuite le seguenti opere: Perugia, affreschi nel convento di S. Pietro; Bettona, Apostolo nella Pinacoteca comunale; Mormonzone (Foligno), affreschi (ma datati 1652); Picciche, Trevi, Madonna e santi in S. Stefano; Camerino, affreschi con Storie di Maria nella chiesa delle Mosse; Todi, Negazione di s. Pietro e Tobiolo nel palazzo vescovile; S. Chiara scaccia i Saraceni all'Istituto agrario, affreschi staccati già in pal. Laureti; Torre Gentile, Madonna con il Bambino e santi in S. Eurosia; Lugnano in Teverina, Visione di s. Felice da Cantalice nella chiesa dei cappuccini. Va tenuto presente che fra gli aiuti del F. risulta un fra' Umile da Foligno il quale, dopo la morte dell'artista, completò alcune opere e continuò a servirsi dei suoi cartoni, in modo pedissequo e a volte anche disorganico.
La figura del F. merita senz'altro, comunque, ulteriori studi e approfondimenti: dopo lo Scaramuccia, fu tra i pittori umbri quello che, pur in una fondamentale adesione alla poetica classicistica, seppe più nobilmente rappresentare il filone naturalistico; artista aperto, ricettivo della modernità, realizzò nelle sue opere una proporzionata miscela di caratteri "locali" e spunti che provenivano dalle correnti più vive e pregnanti della cultura artistica del periodo con risultati che ne fanno uno dei più interessanti artisti perugini della prima metà del Seicento.
Fonti e Bibl.: Perugia, Archivio capitolare, Registro battesimi, n. 8, c. 214r; Archivio di Stato Perugia, Notarile, Not. Annibale Nepotelli, prot. 3291, c. 319r; Ibid., Not. Costanzo Remedi, prot. n. 3093 c. 626v; Perugia, Biblioteca comunale Augusta, ms. B 4 [sec. XVII]: O. Lancellotti, Scorta sagra, cc. 150r, 277r, 440v; Ibid., ms. 60-61 (B 4-5) [sec. XIX], A. Mariotti-G. B. Vermiglioli, Aggiunte manoscritte al Pascoli, p. 191; G. F. Morelli, Brevi notizie delle pitture e sculture che adornano l'augusta città di Perugia, Perugia 1683, pp. 21, 51, 60, 62, 65, 87 s., 92, 97, 104, 116, 123, 128, 141; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori e architetti perugini, Roma 1732, pp. 188-191; B. Orsini, Guida al forestiere per l'augusta città di Perugia, Perugia 1784, pp. 58, 61, 69, 189, 196, 199 s., 202, 205, 207, 280, 283, 341; S. Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 309, 350, 354, 418, 494, 504, 800, 920; L. Manari, Memorie della basilica di S. Pietro de' monaci benedettini casinesi di Perugia, Perugia 1864, p. 224; M. Guardabassi, Indice guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, p. 80; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia, Foligno 1895, p. 69; E. Ricci, La chiesa dell'Immacolata Concezione e di S. Filippo Neri, in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, alleg. n. 10, Perugia 1969 pp. 11 s.; Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria, I, Treviso 1976, pp. 39, 68, n. 361; II, ibid. 1980, pp. 67, 73-76; La pittura in Italia. Il Seicento, I-II, Milano 1989, pp. 369-371, 373, 375, 381 732 s., tavv. 551, 553 (con ulteriore bibl.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 174 s.