Scrittore russo (Taganrog 1860 - Badenweiler 1904). Narratore tra i più insigni della letteratura russa di epoca contemporanea, fin dalle sue prime opere di carattere comico e caricaturale mira all'essenziale e aborre, tanto nello stile quanto nella costruzione, da tutto ciò che è intrusione personale, abbandono narrativo. Il suo riso è asciutto, pacato, talvolta triste. E la tristezza si fa sempre più sofferta accettazione del grigiore ineluttabile dell'esistenza, cui è dato solo di sperare in un lontanissimo migliore avvenire. Ma sia nei racconti sia nelle opere teatrali questa visione del mondo è trasfigurata da un tenace amore per la vita sempre trattenuto però da un pudore e da una umiltà che, specie nei drammi, ai toni accesi preferisce gli accenti smorzati, alle parole sonore la espressività del silenzio, all'invenzione di vicende drammatiche il triste fluire degli eventi.
Studente di medicina a Mosca (1879-84), collaborò, sotto diversi pseudonimi (il più noto è Čechonte), a riviste e giornali con brevi racconti umoristici che raccolse in due volumi: Skazki Melpomeny ("Favole di Melpomene", 1884), Pëstrye rasskazy ("Racconti variopinti", 1886). Il loro successo gli permise di dedicarsi tutto all'attività letteraria - per la medicina conservò sempre un vivo interesse, ma la esercitò solo saltuariamente, per scopi umanitarî - soggiornando, alternativamente, a Mosca, nella propria campagna a Melichovo e, più tardi per ragioni di salute (era tubercolotico), in Crimea. Nel 1890 fece un viaggio fino all'isola di Sachalin e negli ultimi dieci anni fu ripetutamente all'estero, soprattutto a Nizza e Biarritz. Verso il 1896 abbandonò il bozzetto umoristico per il racconto più lungo in cui l'intonazione impressionistica si associa a un profondo scavo psicologico: Step′ ("La steppa", 1888), Skučnaja istorija ("Una storia noiosa", 1889), Palata n. 6 ("La sala n. 6", 1892), Rasskaz neizvestnogo čeloveka ("Racconto di uno sconosciuto", 1893), Čërnyj monach ("Il monaco nero", 1894), Moja žizn′ ("La mia vita", 1896), Mužiki ("I contadini", 1897), Duel′ ("Il duello", 1897). Intanto, superati anche nel teatro i brevi componimenti (8 lavori in un atto), nell'opera di Č. i drammi prendono il sopravvento sui racconti, e tra il 1888 e il 1904 egli scrive, e dopo alcuni insuccessi impone al pubblico, i cinque drammi: Ivanov (1888), Čajka ("Il Gabbiano", 1896), Djadja Vanja ("Lo zio Vanja", 1899), Tri sestry ("Le tre sorelle", 1901), Višnëvyj sad ("Il giardino dei ciliegi", 1904).