Gerbi, Antonello
Giornalista, storico e critico cinematografico, nato a Firenze il 15 maggio 1904 e morto a Civenna (Como) il 26 luglio 1976. Fermo sostenitore dello storicismo crociano e, quindi, di una visione della realtà rigorosamente immanente, G., in sintonia con l'orientamento critico che si era diffuso in Italia negli anni Venti e Trenta, contribuì a mobilitare l'estetica crociana per consentire una valutazione del cinema rigorosamente fondata su basi filosofiche, infrangendo una cristallizzazione negativa che sembrava insuperabile. Affermando il valore dell'unità dell'arte, negò ogni virtù alla 'nuova tecnica' ai fini del giudizio estetico e pose l'accento sulla necessità di limitare a considerare 'arte' soltanto i singoli film.
Dopo aver vissuto a Firenze, Livorno e Roma, nel 1918 si trasferì con la famiglia, di origine ebraica, a Milano, dove si diplomò al liceo Berchet nel 1921. S'iscrisse poi alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, pur continuando a risiedere a Milano, per laurearsi in filosofia del diritto nel 1925. L'attività giornalistica di G. iniziò nel 1923 quando, firmandosi con lo pseudonimo di Don Ferrante, tenne una rubrica di recensioni culturali sulle colonne di "La giustizia", il giornale del Partito socialista unitario. Dopo la soppressione del quotidiano, nel 1925, continuò a scrivere su "Quarto Stato" e sul quotidiano di Genova "Il lavoro" e, dal 1926 al 1933, sulla rivista milanese "Il convegno" nella quale fornì il suo principale contributo alla critica cinematografica, distinguendosi come uno dei primi teorici del cinema. Contro l'entusiasmo incondizionato dei critici francesi mutuò da B. Croce l'espressione "estetica in nuce" per spiegare come il cinema, strumento meccanicamente riproduttivo del reale, non possa essere considerato 'arte' senza la mediazione di un regista creatore che sappia ottenere il 'bello' grazie alla perfetta padronanza dello strumento tecnico. Nel 1927 Croce fece pubblicare presso le edizioni Laterza la sua tesi di laurea, dedicata alla concezione dello Stato, La politica del 700: storia di un'idea. L'intenzione di ampliare la trattazione per la stesura di un secondo volume permise a G. di ottenere, su presentazione di Croce e di L. Einaudi, una borsa di studio speciale della Rockefeller Foundation che gli consentì di studiare a Berlino, Londra e Vienna dal 1929 al 1931; durante questo periodo fu anche corrispondente per il "Secolo XX", "Il lavoro" e "L'illustrazione italiana".
Nel 1932 accettò la proposta del direttore della Comit (Banca commerciale italiana), R. Mattioli, di assumere l'incarico di capo dell'ufficio studi, ruolo che avrebbe mantenuto fino al 1970, con un'interruzione di dieci anni quando fu costretto a trasferirsi in Perù a causa delle leggi razziali, e dove cominciò a lavorare a un'opera particolarmente significativa, La disputa del Nuovo mondo: storia di una polemica, 1750-1900 (1955). Tornato in Italia nel 1948, G. riprese il suo posto di economista alla Comit e s'impegnò nell'attività della casa editrice Ricciardi, rilevata da Mattioli.
G. Aristarco, Storia delle teoriche del film, Torino 1960², pp. 132-34, 268-79; R. Pertici, Gerbi, Antonello, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 53° vol., Roma 1999, ad vocem.