SAVELLI, Antonello.
– Secondogenito di Cristoforo e di Porzia Ciccano, nacque intorno al 1450. Non è noto il luogo di nascita: forse Albano, di cui il padre era signore insieme con il cugino Francesco. Apparteneva a una delle famiglie aristocratiche più potenti della Roma quattrocentesca, schierata con i ghibellini Colonna contro gli Orsini, guelfi.
Esordì in armi nell’ultimo quarto del XV secolo, quando le lotte fazionarie tra le grandi famiglie romane erano riprese con violenza, intrecciate con il conflitto che opponeva Sisto IV al re di Napoli Ferrante I. Nella primavera del 1482 le truppe di Alfonso duca di Calabria entrarono nello Stato della Chiesa e Savelli, seguendo i Colonna, si schierò con gli invasori aragonesi. Sconfitti questi ultimi dai veneziani, alleati del papa (a Campomorto il 21 agosto), Antonello perse i beni posseduti in Albano, assegnati dal pontefice alla comunità di Velletri. Savelli si dimostrò deciso nel volerli riprendere: con alcuni partigiani rimastigli fedeli, entrò in città mettendo in fuga il presidio velletrano e si rese responsabile dell’omicidio di un ufficiale pontificio, Grassello da Zagarolo. Per questo, sul finire del 1483, Sisto IV inviò contro di lui Paolo Orsini e Giorgio Santacroce, che – dopo un breve assedio – lo forzarono a lasciare Albano, messa a sacco. Dichiarato ribelle e posto al bando, egli rivolse allora i suoi armati contro gli alloggiamenti militari degli Orsini a Mentana, scorrendo il territorio fino a Tivoli. Quindi, unito ai soldati di Lucido Conti e di Prospero Colonna, assalì Torrecchia, castello sito nei pressi di Velletri. Sisto IV cercò in ogni modo di catturarlo, offrendo premi in denaro e indulti a chi lo denunciasse; ma solo tre suoi uomini d’arme furono arrestati e fatti impiccare in Borgo.
Savelli contemporaneamente puntava a regolare i conti con il cugino di secondo grado Pier Giovanni, titolare dell’altra metà dei diritti su Albano: nel gennaio del 1484, uccise un suo servitore. Poco dopo, sostenne energicamente i Colonna, duramente attaccati dal papa dalla fine di maggio 1484. In giugno, si pose alla difesa di Marino, investita dalle truppe di Girolamo Riario, Paolo Orsini e Girolamo d’Estouteville. Quindi, partecipò a una sortita contro il monastero di S. Maria di Grottaferrata, che ospitava lo stato maggiore degli assedianti. Rientrato a Marino, poco dopo la metà del mese, prese in ostaggio un gruppo di giovani romani di parte avversa. Da questo episodio, nacque uno scontro di notevoli dimensioni con le truppe pontificie uscite da Roma: secondo alcune fonti, in questa occasione Antonello avrebbe ferito a morte il comandante della guardia dei Sacri Palazzi, Andrea da Norcia. Non riuscì comunque ad evitare la resa di Marino, tra il 25 e il 26 giugno 1484.
Savelli unì quindi le sue forze a quelle di Prospero Colonna (v. la voce in questo Dizionario), sconfiggendo i soldati di Paolo Orsini tra Valmontone e Montefortino (odierna Artena). Sventò una congiura in Paliano, roccaforte colonnese, per poi passare alla difesa di Cave. Quando essa capitolò, il 27 luglio, corsero voci di un suo tradimento. Di sicuro, soltanto due giorni dopo, insieme a Fabrizio Colonna, egli giurò fedeltà alla Chiesa nelle mani del cardinale Guillaume d’Estouteville.
La morte di Sisto IV, il 12 agosto 1484, mutò radicalmente il quadro: durante la sede vacante Antonello, come altri consanguinei, disturbò l’ordine pubblico di Roma. Quando però fu eletto Innocenzo VIII (il 29 agosto), fu emanato un ordine affinché i baroni uscissero dalla città, cui Antonello verosimilmente obbedì. La famiglia tornò in possesso dei beni precedentemente perduti e il 2 febbraio 1485 fu portata a compimento la divisione di Albano e Castel Savello: il primo fu assegnato ad Antonello, il secondo al cugino Pier Giovanni. Poco dopo, nel marzo 1485, allo scopo di minacciare il feudo Orsini di Bracciano, egli tentò di occupare Cerveteri, insieme a Giacomo Savelli e Costantino Scanderbeg. L’accorrere in forze del condottiero Gentil Virginio Orsini d’Aragona vanificò il suo disegno.
Il 21 giugno, Antonello partecipò al colpo di mano di Fabrizio e Prospero Colonna contro Frascati, tenuta da Girolamo d’Estouteville, alleato degli Orsini. L’attacco proseguì con successo contro Nemi, ma Savelli nell’occasione fu ferito. Insieme ai due citati baroni romani, assediò poi Civita Lavinia (odierna Lanuvio): tuttavia, un deciso assalto dei capitani di Orsini d’Aragona distrusse completamente il suo accampamento. La tregua fra le fazioni in conflitto sopraggiunse soltanto dopo un deciso intervento del pontefice, alla metà di luglio.
Savelli ebbe quindi una condotta da Innocenzo VIII, in occasione della guerra con il re di Napoli Ferrante, iniziata fra ottobre e novembre 1485, dopo la ribellione dell’Aquila e il suo passaggio alla Chiesa. Partecipò alla difesa del capoluogo abruzzese, insieme ai Colonna (Fabrizio e Prospero) e all’inizio del 1486, di nuovo nell’esercito colonnese, combatté per conquistare Massa d’Albe e Tagliacozzo, infeudate dal re di Napoli agli Orsini. Infine, nella successiva estate, partecipò alla spedizione di Pietro Lalle Camponeschi, contro Cittaducale nel Reatino. In uno scontro a fuoco, a Le Cese, presso Avezzano, contribuì alla cattura di Paolo Vitelli, condottiero di parte avversa.
Dopo la pace con gli Aragonesi, nell’agosto del 1486, Savelli intervenne nei conflitti fazionari che sconvolgevano i Comuni dello Stato della Chiesa. Nel febbraio del 1489, sostenne – ma senza risultati – il tentativo dei ghibellini di Orte di riprendere il controllo della città da cui erano stati espulsi l’anno prima. Quindi, nel 1491, passò al servizio del Comune di Foligno, che assisteva i fuorusciti perugini della famiglia Oddi, contro i signori di Casa Baglioni. Nello stesso anno, partecipò al fallito piano di assaltare il capoluogo umbro. Nelle vesti di condottiero di Innocenzo VIII, infine, intervenne a sostegno dei fermani contro Ascoli.
Eletto Alessandro VI nell’agosto del 1492, è verosimile che Savelli beneficiasse inizialmente dei buoni rapporti che correvano tra i Colonna e il nuovo papa. Poi però, come Prospero e Fabrizio, si schierò con Carlo VIII, in procinto di scendere in Italia. Il 18 settembre partecipò con le schiere colonnesi alla presa della rocca di Ostia, a nome del cardinale Giuliano Della Rovere. Il 6 ottobre il papa reagì minacciando durissime punizioni, ma Ostia restò nelle mani di Savelli e dei citati baroni fino all’entrata a Roma del re di Francia (31 dicembre 1494). Alla fine di gennaio 1495 Antonello si pose alle dipendenze di quest’ultimo e marciò verso la contea di Tagliacozzo. Dopo uno scontro con le truppe di Bartolomeo d’Alviano, che militava per gli Aragonesi, se ne impadronì. Nondimeno, si pose anch’egli al servizio del re di Napoli Alfonso II nella seconda metà dello stesso anno; pure i Colonna, del resto, nel corso dell’estate avevano cambiato schieramento passando dalla parte degli Aragonesi e del papa.
Rientrato nello Stato della Chiesa, fu coinvolto in una nuova fase delle guerre di fazione, in Umbria e nel Lazio. Nella tarda primavera del 1497, si concentrò sulle necessità difensive della ghibellina Terni, impegnata contro Spoleto. Intervenne altresì a Viterbo, colpendo duramente i guelfi. Da ultimo, prese parte alla battaglia di Montecelio del 12 aprile 1498, tra Orsini e Colonna. Ferito, morì alla fine dello stesso mese.
In poco più di quindici anni di carriera militare, Savelli si era speso per i Colonna e per la parte ghibellina in tutte le possibili declinazioni della conflittualità fazionaria, dagli episodi di violenza a Roma e nei feudi del Lazio, alle ostilità fra città e terre della provincia pontificia, fino ai più critici momenti di scontro a livello interstatuale, che coinvolgevano i principali sovrani italiani ed europei. Era nondimeno riuscito a cogliere un notevole risultato con la divisione dei diritti signorili ereditati: mentre Albano divenne un principato familiare nel 1588, Castel Savello fu del tutto abbandonato, dagli stessi abitanti, entro la metà del Seicento.
Fonti e Bibl.: Il Diario romano di Jacopo Gherardi da Volterra..., a cura di E. Carusi (con in appendice Diario romano di Sebastiano di Branca Tedallini, a cura di P. Piccolomini, Il diario della città di Roma di Antonio de Vasco, a cura di G. Chiesa), in RIS2, XXIII, 3, Città di Castello 1904-1911, ad ind.; Il diario romano di Gaspare Pontani già riferito al “notaio del Nantiporto” (30 gennaio 1481-25 luglio 1492), a cura di D. Toni, ibid., III, 2, Città di Castello 1907-1908, ad ind.; Johannis Burckardi, Liber notarum, a cura di E. Celani, ibid., XXXII, 1, Bologna 1930, ad indicem.
L. Passerini, Savelli di Roma, in P. Litta, Le famiglie celebri italiane, supplemento II, Milano 1872, tav. IV; G. Del Pinto, Per la storia di Castel Savello, in Archivio della Società romana di storia patria, XXX (1907), pp. 169-187; R. Lefevre, Ricerche e documenti sull’archivio Savelli, Roma 1992, ad ind.; M. Pellegrini, Ascanio Maria Sforza: la parabola politica di un cardinale-principe del Rinascimento, Roma 2002, ad ind.; A. Serio, Una gloriosa sconfitta: i Colonna tra papato e impero nella prima Età moderna (1431-1530), Roma 2008, ad ind.; Ch. Shaw, Barons and castellans. The military nobility of Renaissance Italy, Boston-Leiden 2015, ad ind.; P. Romeo di Colloredo Mels - A. Masini, La battaglia dimenticata: Monte Celio, 12 aprile 1498, s.l. 2016, passim; http://condottieridiventura.it/antonello-savelli-ghibellino/ (30 settembre 2017).