TAPIES, Antoni
Pittore, nato a Barcellona il 13 dicembre 1923. Aveva già eseguito disegni e pitture da autodidatta, quando, pur essendosi laureato in legge, si dedica, a partire dal 1946, interamente alla pittura. Negli anni immediatamente successivi partecipa come co-fondatore alla rivista del Gruppo Dau al Set (1948). Già in questi anni il pittore lavora intensamente non soltanto a olio ma utilizzando materiali di vario genere, dai giornali ai cartoni alle corde colorate, in una fase surrealista, cui non è disgiunta l'analisi dell'opera di J. Mirò. Le letture filosofiche, da Nietzsche a Heidegger, e la sperimentazione su nuove tecniche, si traducono in una lenta metamorfosi stilistica, che porta T. a scoprire che l'elemento significante nell'opera è il ritrovare nei materiali la forma primaria essenziale, cioè la materia, materia che l'artista non getta direttamente nel quadro ma lavora lentamente accrescendola o decantandola in impasti sabbiosi, ricchi di riferimenti angosciosi alla solitudine umana. L'informale diventa quindi in T. un mezzo di comunicazione diretta: "io cerco di servirmi di mezzi il più possibile diretti: invece di tenere un sermone sull'umiltà preferisco di gran lunga mostrare l'umiltà stessa. Può essere più efficace presentare un mucchio d'innumerevoli granelli di sabbia tutti eguali che discutere sulla solidarietà umana" (dalla presentazione di A. T. alla sua mostra personale alla galleria "La Tartaruga" di Roma, 1964). Su queste immagini spoglie, a volte monocrome a volte tagliate da pennellate violente di colore o da grumi di tinta o da segni rituali, si consolida la fama di T. che ha esposto in tutto il mondo in mostre personali e collettive ed è accomunato ad A. Burri e J. Dubuffet nella pittura materica. Dopo il 1969 alcune sue opere si presentano come assemolages nei quali oggetti "poveri" (stracci, reti, corde, ecc.) appaiono quali mezzi per un discorso "pittorico" che ha sempre come presupposto necessario un discorso politico e morale. Tra i molti premi che T. ha avuto, ricordiamo quelli delle Biennali di San Paolo (1953), di Venezia (1958), dell'Incisione di Tokyo (1960) e il Premio Rubens (1972). Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Tapié, A. Tapies, Milano 1969; J.E. Cirlot, Tapies, Barcellona 1960; B. Bonet, Antoni Tapies o l'Escarnidor de Diademes, ivi 1967; J. Claus, Teorie della pittura contemporanea, Milano 1967, p. 327; G. Galt, Antoni Tapies, Bologna 1967 (con ampia bibliografia); A. Cirici, Tapies, Parigi 1972.