GIRELLI, Antonia Maria
Incerti sono i dati relativi alla sua nascita, avvenuta presumibilmente a Bologna intorno al 1730. Nulla si conosce della sua formazione che, comunque, fu dedicata inizialmente alla danza. Esordì infatti come ballerina nel Carnevale 1752 al teatro S. Samuele di Venezia nel dramma giocoso di G.F. Bertoni Le pescatrici e ne Le virtuose ridicole di B. Galuppi. Tra il 1752 e il 1755 non si hanno notizie sulla sua attività artistica, ma è probabile che si sia dedicata allo studio del canto per intraprendere la carriera teatrale come virtuosa. La ritroviamo infatti nell'autunno 1756 al teatro della Pergola di Firenze, ove esordì nel ruolo di Timagene nell'Alessandro nell'Indie di Galuppi; nello stesso teatro tornò per la stagione di Carnevale 1757 come protagonista nell'Artaserse, sempre di Galuppi, e nel ruolo di Zanghire nel Solimano di A. Ferradini. Per la fiera dell'Ascensione del 1759 fu al teatro S. Angelo di Venezia nella Berenice di S. Perillo, in cui sostenne il ruolo di Varrane.
Raggiunta in breve tempo fama di ottima interprete, soprattutto in ruoli seri, si recò a Praga, ove nel 1760 cantò nell'Adriano in Siria di G. Scarlatti, ne Le nozze di Galuppi e in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, o sia Bertoldo alla corte di V. Ciampi, e nel Carnevale seguente ne La Didone abbandonata di A. Mazzoni.
Il 14 maggio 1763 fu chiamata a inaugurare il Nuovo Pubblico Teatro di Bologna come protagonista nella prima rappresentazione de Il trionfo di Clelia di Ch.W. Gluck.
Della prestigiosa compagnia di canto facevano parte il tenore G. Tibaldi (Porsenna) e il sopranista G. Manzuoli (Orazio), mentre le scene furono disegnate da A. Galli Bibiena. Al successo della serata contribuì anche l'orchestra, costituita da settanta esecutori scelti tra i migliori della penisola, tra i quali, come primo oboe, il marito della G., Sante Aguilar. Per l'occasione alla G. fu corrisposto un compenso di 4100 lire. Il compositore K. Ditters von Dittersdorf, presente alla rappresentazione, ammirò in particolare la G., nelle arie in cui rifulgeva maggiormente il suo virtuosismo vocale al pari del marito, ritenuto non inferiore al celeberrimo A. Besozzi.
Ancora nell'autunno 1763 la G. fu al teatro di Lucca, protagonista nell'Andromaca di autori vari. Nel Carnevale 1764 si esibì al S. Cassiano di Venezia, protagonista nell'Achille in Sciro di F. Bertoni; sostenne poi il ruolo di Timante nel Demofoonte di G. Pampani.
Dal 1765 al 1768 la G. fu impegnata sulle scene del teatro S. Carlo di Napoli: esordì come Elisa ne Il re pastore di N. Piccinni (30 maggio 1765), accanto a G. Aprile; fu quindi Ariene nel Creso di A. Sacchini (4 novembre), e cantò nel Romolo ed Ersilia di J.A. Hasse (26 dicembre); nel 1766 prese parte all'Arianna e Teseo di P. Cafaro (20 gennaio); apparve poi nell'Antigono di G. Scolari (30 maggio), e ne Il gran Cid di Piccinni (4 novembre), insieme con A. Raaff e Aprile; nel 1767 cantò nella Semiramide di Bertoni (30 maggio), fu Emilia in Lucio Papirio dittatore di G. Paisiello (giugno), Tamiri nel Farnace di J. Mysliveček (4 novembre), Zenobia nella Zenobia di Piccinni (26 dicembre). Nel 1768 fu protagonista nell'Olimpia (Alceste in Ebuda) di Paisiello, e prese parte nel ruolo di Giunone alla serenata Il giudizio di Apollo di N. Sala. Durante il soggiorno napoletano la G. interpretò inoltre al S. Carlo alcune cantate di D. Fago, Cafaro, F. Fenaroli, Paisiello, composte in onore di Carlo III re di Spagna e di Ferdinando IV re delle due Sicilie.
Raggiunta una grandissima notorietà, fu richiesta dai maggiori teatri della penisola: nella stagione di Carnevale 1767 fu anche al teatro Regio di Torino, ove cantò in Tancredi di Bertoni (Amenaide) e in Mitridate re di Ponto di Q. Gasparini (Aspasia), per cui ricevette l'eccezionale compenso di 6153 lire. I successi riportati la fecero riconfermare per la stagione successiva, ma le eccessive pretese della cantante mandarono a monte il progetto.
Nella primavera del 1768 fu interprete del ruolo di Costanza ne L'isola disabitata di T. Traetta al teatro Comunale di Bologna, in occasione del passaggio dell'arciduchessa Maria Carolina d'Austria sposa di Ferdinando IV. Per la stagione di Carnevale 1769 la troviamo impegnata al Ducale di Milano, protagonista dell'Alceste di P. Guglielmi. Il 24 ag. 1769, al teatro di Corte di Parma, in occasione delle nozze di Ferdinando di Borbone con l'arciduchessa Maria Amalia d'Austria, la G. apparve ne Le feste d'Apollo di Gluck, sostenendo i ruoli di Cirene (Atto di Aristeo), e di Euridice (Atto di Orfeo, accanto a G. Millico), e in Eco e Narciso di G. Colla (Eco).
Nel Carnevale 1770 fu nuovamente al Regio di Torino, ove cantò in Enea in Cartagine di Colla (Elisa) e fu protagonista nell'Armida di P. Anfossi, per cui ebbe 800 zecchini, pari a 7573 lire; riconfermata per la stagione successiva, cantò con grande successo nella Berenice di I. Platania (Berenice), in Annibale in Torino di Paisiello (Adrane), nonché quale protagonista nella favola pastorale Issea di G. Pugnani, allestita per le nozze di Giuseppina di Savoia con Luigi conte di Provenza (il futuro Luigi XVIII); nei libretti di queste opere, e sovente in seguito, la G. è indicata come virtuosa di camera del duca di Parma.
A Milano, nel 1771, la G. si esibì al Ducale nelle opere allestite per le nozze dell'arciduca Ferdinando d'Austria con Maria Beatrice Ricciarda d'Este: il 17 ottobre interpretò la ninfa Silvia nella festa teatrale Ascanio in Alba di W.A. Mozart.
La rappresentazione, cui parteciparono anche Manzuoli (Ascanio) e Tibaldi (Aceste), ottenne un grande successo, pronosticato da Leopold Mozart in una lettera alla moglie del 13 sett. 1771 e confermato ancora in una lettera del 26 ottobre, ove sottolineava come due arie della serenata fossero state bissate sia dal Manzuoli, sia dalla G., particolarmente ammirata in Infelici affetti miei, come riferisce in un post-scriptum alla sorella anche Wolfgang Amadeus.
Sempre al Ducale di Milano cantò quell'anno anche ne Il Ruggiero, o L'eroica gratitudine di Hasse (Bradamante), e nel Carnevale seguente ne Il gran Tamerlano di Mysliveček (Asteria), e in Armida di Sacchini (Armida).
La G. concluse la sua carriera a Londra, ove nel 1773 cantò al King's Theatre in Orfeo ed Euridice di Gluck (Euridice), e ne Il Cid (Cimene) e nel Tamerlano (Serpane), entrambe di Sacchini: apprezzata, non riuscì a eguagliare i successi degli anni precedenti, e Ch. Burney trovò la sua intonazione spesso incerta, pur sottolineando l'ottimo stile e l'interpretazione sempre vivace e nervosa.
Dotata di una bella voce e tecnica agguerrita, ebbe un repertorio vastissimo, che le consentì di interpretare i ruoli più diversi e particolarmente impegnativi. Ammirata soprattutto nei ruoli seri, sapeva ottenere effetti espressivi di grande intensità, ai quali univa le doti di un virtuosismo audace, ma non sterile, che le permetteva di esprimere i più diversi stati d'animo con naturalezza e grande efficacia.
Ignoti sono l'anno e il luogo della morte, avvenuta comunque dopo il 1773.
Apprezzata cantante fu anche Barbara (Ghirelli, Girelli), molto probabilmente sorella della G., detta la Parmigiana, della quale si hanno notizie riguardanti soltanto la sua carriera artistica, iniziata nel Carnevale 1758 al teatro Ducale di Parma come Albina nell'Alessandro Severo di vari autori e nel ruolo di Edelberto in Ricimero, re dei Goti di Ferradini. Nel Carnevale 1760, al teatro Pubblico di Reggio Emilia, interpretò il ruolo del conte Bel Fiore ne Le nozze, e di Rinaldo ne Il filosofo di campagna, entrambe di Galuppi. Nel Carnevale 1762, al teatro Rangoni di Modena, apparve ne L'amante di tutte di Galuppi (Irene) e ne Il signor dottore di D. Fischietti (Clarice). Nella stagione 1763-64 cantò al teatro S. Cassiano di Venezia ne La morte di Dimone, o sia L'innocente vendicata di A. Tozzi (Ardelia) e nel Demofoonte di G. Pampani (Creusa). La ritroviamo poi nell'autunno 1769 al teatro Formagliari di Bologna ne Il re alla caccia di Galuppi (Miledi Marignon) e ne L'incognita perseguitata di Piccinni (Clarice). L'anno seguente fu poi nuovamente a Reggio Emilia per Le nozze di Galuppi (contessa), e ne La schiava riconosciuta di Piccinni (Rosalba), replicata al teatro Pubblico di S. Giovanni in Persiceto. Nel 1771, dopo essere apparsa per Carnevale al teatro dell'Accademia degli Intronati di Siena ne La sposa fedele di P. Guglielmi (Lauretta), concluse probabilmente la sua carriera al teatro Pubblico di Pesaro, cantando in estate ne L'amore senza malizia di B. Ottani (Stella). Da questo momento mancano notizie sulla sua attività artistica.
Fonti e Bibl.: L. Bignami, Cronologia di tutti gli spettacoli rappresentati nel gran teatro Comunale di Bologna, Bologna 1880, pp. 18, 20; C. Ricci, I teatri di Bologna, Bologna 1888; T. Wiel, I teatri musicali di Venezia, Venezia 1897, pp. 190, 221, 248 s.; pp. 246 s., 249 (per Barbara); K. Ditters von Dittersdorf, Lebensbeschreibung seinem Sohne in die Feder diktiert, a cura di B. Loets, Leipzig 1940, pp. 110 s.; W.A. Mozart, Briefe und Aufzeichnungen, a cura di W.A. Bauer et al., I, Basel 1962, pp. 436, 445 ss.; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, I, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, pp. 3 s.; M.-Th. Bouquet, Storia del teatro Regio di Torino, I, Il teatro di corte dalle origini al 1788, Torino 1976, pp. 318, 322, 340, 347, 350, 353, 376; M. Viale Ferrero, ibid., III, La scenografia dalle origini al 1936, ibid. 1980, p. 257; Il teatro di S. Carlo, II, Lacronologia, 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1988, ad indicem; S. Crise, Come una veste al corpo. Interpreti mozartiani e prassi esecutiva all'epoca e nei luoghi di Mozart, Milano 1995, pp. 187 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, pp. 323 s. (anche per Barbara); The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 407; The New Grove Dict. of opera, II, p. 432; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, p. 322.