ANTONIBON
Famiglia di ceramisti veneti, attivi particolarmente a Bassano ed a Nove tra la fine del sec. XVII e la seconda metà del XIX, Pasquale (I), detto anche Pasqualino, fu probabilmente capostipite della famiglia, proveniente da Marostica. Egli fondò verso il 1670 la prima fabbrica di terraglie a Nove di Bassano. Tra il 1685 e il 1689 si hanno varie notizie di contratti ed autorizzazioni ottenute per la produzione di vasellame di tipo comune. Nel 1728 la Serenissima concede "privilegio" anche per la fabbricazione di maioliche fini, su richiesta di suo figlio Gian Battista (I). Questi ottiene dal Senato (1732) definitivo riconoscimento per l'attività della sua fabbrica e il permesso di aprire bottega per lo smercio, in Venezia. Nel 1735 riceve conferma di nuove concessioni anche a Nove. Dirige la fabbrica fino alla morte, avvenuta nel 1738. Particolarmente apprezzati sono i suoi prodotti di maiolica azzurra, simile a quella olandese di Delft, ed i cosiddetti "latesini" o ceramiche bianco-azzurrognole sbalzate, imitanti i tipi dei Manardi di Angarano, presso Bassano; caratteristica è la decorazione di queste maioliche, a fiori policromi.
Pasquale (II), figlio di Gian Battista, succede al padre e dirige la fabbrica portandola al massimo splendore con una produzione raffinata e di grande fortuna commerciale, specie nel decennio 1750-60.Nel 1752 tenta la fabbricazione di porcellane in concorrenza con quelle tedesche: collabora, chiamato da Dresda, uno specialista, Sigismondo Fischer, e poi il Varion, pure esperto nel genere. L'A. chiede al governo privilegi per succedere a Helwelke nel produrre porcellane nel territorio veneto. Altre citazioni, decreti e petizioni anche per soccorsi finanziari si succedono sino al 1770, quando la fabbrica è ceduta in gestione alla madre di Pasquale.
Gian Battista (II), figlio di Pasquale firma la cessione della fabbrica a Gian Maria Baccin, limitata però alle maiolìche, sempre fabbricate a Nove (1773).Continua invece la produzione di porcellane - celebri le figurine e i gruppetti - che Gian Battista dirige associando il Parolin, al quale la gestione passa definitivamente, dal 1794 al 1802. In quell'anno la fabbrica Antonibon di Nove passa sotto il nome e la direzione di Giovanni Baroni che la tiene sino al 1825, producendo maioliche di stile e di gusto particolari, dal colore bianco, con forme e decorazioni neoclassiche.
Gian Battista (III), pronipote di Pasquale (II), riprende, a partire dal 1825 in collaborazione col fratello Francesco, la fabbrica di Nove, che torna sotto il nome degli Antonibon, con qualche successo e con una produzione piuttosto commerciale di maioliche e terraglie.
Francesco, fratello di Gian Battista (III), collaborò sia alla fabbrica delle ceramiche sia, essendo anche pittore, alla loro decorazione. Nato a Bassano nel 1809, morto a Nove nel 1883, Francesco fu però preferibilmente pittore figurista e di soggetti storici: studiò all'Accademia di Venezia e lavorò come ceramista solo fino al 1867. Opere sue si trovano nel Museo e in chiese della città nativa.
Pasquale (III), figlio di Gian Battista (III), nato a Marostica verso il 1846, fu deputato dalla XII alla XV legislatura (1874-86); resse le sorti della casa fino a tarda età e nel 1879 fondò una scuola per gli artigiani ceramisti.
Gian Battista (IV), figlio di Pasquale (III), è l'ultimo ricordato della famiglia; allievo della scuola di ceramica di Savona fondata dal Luzzatti e dal Boselli, assume la direzione tecnica ed artistica della fabbrica (1884); partecipa a varie esposizioni (Torino, Anversa, Londra, Chicago, New York, Edimburgo, ecc.), presentando con grande successo maioliche notevoli per la bianchezza dello smalto tipo Della Robbia, lo splendore e l'intonazione dei colori e la varietà delle forme.
Bibl.: C. Malagola, Memorie storiche sulle maioliche di Faenza, Bologna 1880, p. 17; G. Corona, La ceramica a Parigi nel 1878 - L'Italia ceramica, Roma 1180, pp. 56 s., 73; O. Brentari, Storia di Bassano,Bassano 1884, p. 718; G. B. Antonibon, Alcune note sugli A., in Faenza, II(1914), pp. 86-89; G. Morazzoni, La Porcellana italiana, Milano-Roma 1935, pp. 168-173; C. Baroni, Le ceramiche di Nove di Bassano, Venezia 1931; L. De Mauri, L'Amatore di maioliche e porcellane, Milano 1914, pp. 165, 292, 364 s.; C. Baroni, Nuovi orientamenti dello studio della ceramica veneziana del '700, in Rivista di Venezia, XIV(1935), pp. 371-384; G. Lorenzetti, Maioliche Venete del '700, Venezia 1939, pp. 15-18; G. Barioli, Catalogo della Mostra di Ceramiche antiche di Bassano, delle Nove e di Ficenza, Venezia 1954, pp. 12 s., 40; Id., Catalogo della Mostra di maioliche, porcellane e terraglie del Vicentino, Venezia 1955, pp. 9, 14-27, 29-31, 47-63, 88, 92; G. Liverani, La maiolica italiana sino alla comparsa della porcellana europea, Milano 1958, p. 60; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p.576 (solo per Francesco).