ANTONINIANO
. Nel 215 Caracalla introdusse nella circolazione romana un nominale d'argento che da lui si chiamò antoninianus, caratterizzato dalla corona radiata nei pezzi recanti l'effigie dell'imperatore, e dal diadema a mezza luna, per quelli coniati con l'immagine dell'imperatrice. Questi pezzi, di un peso variabile fra i gr. 5,3 e i gr. 3,5, non hanno contrassegni del valore sino all'età di Aureliano, sotto il quale recano la sigla XXI nei paesi latini e K A in quelli greci, per indicare il loro valore di 20 assi (κ′ ἀσσάρια) conformemente all'uso ormai diffuso nelle provincie di contromarcare i pezzi di rame col loro valore in assi.
Il Hultsch (Metrologie, 2ª ed., p. 322, n. 3) trova modo di ragguagliare l'assegno tribunizio di 100 aurei, 1000 argentei aureliani e 10.000 aerei philippei, ai 25.000 sesterzî (Vita Probi, 4) che rappresentavano ordinariamente detto assegno, ponendo gli aerei philippei uguali ai sesterzî e gli argentei aureliani a 20 assi. Tale ragguaglio è valido solo dall'età di Caracalla sino a quella di Aureliano.
L'antoniniano e il denario nella prima metà del sec. III circolavano insieme, e probabilmente alla pari, tanto che gli scrittori di questo periodo si servivano ancora delle vecchie denominazioni e tutt'al più menzionavano gli argentei antoniniani e philippei solo per specificare che si trattava della valuta nuova e non della vecchia. L'antoniniano di Caracalla, equivalente a 20 assi, con un peso di gr. 5 circa nei primi anni della sua emissione, doveva corrispondere almeno nominalmente a 1/20 di aureo e quindi a 1/1000 di libbra d'oro perché l'aureo pesava allora 1/50 di libbra. Il peso dell antoniniano nel sec. III va continuamente diminuendo e passa da gr. 5 circa sotto Caracalla a gr. 3,5 circa sotto Gallieno; il suo titolo nella prima metà del sec. III oscilla fra l'80% e il 30% d'argento, con una media vicina al 50%. Nella seconda metà del sec. III l'antoniniano, divenuto una moneta di scarsissimo valore intrinseco, ha quotazioni in oro sempre più basse (v. argenteus).
Bibl.: Mommsen, Röm. Münzwesen, Lipsia 1863, p. 783 segg.; Kubitschek, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 2568 segg.; Segrè, Metrologia e circolazione monetaria, Bologna 1928, pp. 367-374, 435, 537.