ABBATE (Abate), Antonino
Nato a Catania il 14 ag. 1825 da Nicola, fu insegnante di scuola privata. Repubblicano di tendenza mazziniana, affiliato a società segrete, nel 1848 espose le sue convinzioni politiche nel giornale La Verità,in cui combatteva "la stolida idea di dichiarare la Sicilia indipendente dal resto d'Italia" e si dichiarava contro "il falso sistema della centralizzazione" e "la balorda risoluzione di cangiare un monarca per un altro".Durante lo sfortunato combattimento di Catania del 6 apr. 1849 che rievocò anni dopo nel poema in sei canti Il Venerdì santo del 1849 in Catania (Catania 1863) - fu ferito a Porta Aci. Riparò a Castrogiovanni e Palermo, poi ritornò a Catania, dove riprese l'insegnamento, sorvegliato dalla polizia, che lo riteneva il principale ispiratore dei giornaletti satirici Diavolo zoppo e Astrologo,redatti da suoi discepoli. Arrestato e rinchiuso nella cittadella di Messina, poi condannato al confino, poté far ritorno alla sua scuola nel 1851. Nel maggio 1860 fu tra coloro che più si adoperarono per raccogliere armi e organizzare squadre di insorti a Catania e nei paesi etnei. Accostatosi alla monarchia, collaborò al giornale Roma degli italiani,fondato nel 1860 a Catania da G. Verga e da N. Niceforo, con tendenza garibaldina e filosabauda, ma poi ritornò al repubblicanesimo sotto l'influenza dell'amico Gioacchino Paternò Castello, principe di Biscari, esponente del partito d'azione, sì che il Verga e il Niceforo si staccarono da lui, lasciandogli il giornale, che egli diresse dal 1861 al 1862. Disapprovò così l'annessione incondizionata della Sicilia e andò poi sempre più polemizzando contro il governo regio, l'istituzione delle tasse scolastiche, la tassa di successione, la leva militare, ecc. Fondò pure La Redenzione (Catania 1867) e La Vita."Dio-Popolo"(1878), sempre di ispirazione repubblicana e di breve durata.
Dal 1864 al 1867 fu assessore comunale alla Pubblica Istruzione e nel 1867 candidato, senza riuscire, nel collegio elettorale di Catania. Nel gennaio 1881, in occasione del viaggio di Umberto I in Sicilia, redasse un appello (A Sua Maestà Umberto I Re d'Italia, Catania, gennaio del 1881), in cui, con stile retorico e mostrando qualche preoccupazione sociale, polemizzava aspramente con la politica illiberale perseguita dal governo in Sicilia e invitava il sovrano a intervenire.
Negli ultimi anni visse isolato e risentito per il silenzio alle sue richieste per una sistemazione materiale, invano aiutato in questo dal Verga. Morì a Catania il 30 sett. 1888.
L'A. aveva esordito in letteratura col romanzo storico Il progresso e la morte,Catania 1850, al quale seguirono numerosi componimenti, enfatici e declamatori, in prosa e in versi, d'ispirazione byroneggiante e montiana, di contenuto storico e sociale: Racconto di un esule,Catania 1860; Italia e Vittorio Emanuele,Catania 1861; La rigenerazione della Grecia,Catania 1866; Napoleone il Grande,Catania 1872. Di interesse autobiografico il poemetto Il poeta moribondo,Catania 1882. L'A. fu il primo maestro di letteratura del cugino Giovanni Verga, che frequentò la sua scuola tra il 1851 e il 1858 e che, pur distaccandosi presto, sia letterariamente sia politicamente, da lui, gli restò unito da affettuosa amicizia.
Oltre gli scritti già citati, si ricordano dell'A.: Il martirio di S. Agata. Oratorio,Catania 1863; Il Redentore. Tragedia,Catania 1873; Osservazioni di A. A. al nuovo disegno di riformare le scuole elementari della Città di Catania del prof. F. De Felice,Catania 1870; Addio alle ceneri di Bellini. Carme,Catania, 1876; Dante e la civiltà,Catania 1883; Delle origini e delle vicende della letteratura dialettale in Italia al sec. XII e XIII,Catania 1884.
Fonti e Bibl.: Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'interno, Biografie,n. 96/304; Catania, Biblioteca Ursino-Recupero, Cronaca del Cristoadaro (ms.), 6 marzo 1867; C. Reina, Gli ultimi giorni d'un poeta,in Arch. stor. per la Sicilia orientale,III (1906), p. 300; V. Finocchiaro, La rivoluzione siciliana del 1848-49 e la spedizione del General Filangieri, Catania 1906, pp. 326, 349, 441-442; Id., Un decennio di cospirazioni in Catania. 1850-60, Catania 1909, p. 82; F. De Roberto, Il maestro di G. Verga, in La Lettura, XX (1920), pp. 623-632; D. Magri, Ottocento catanese. Aspetti della letteratura, in Catania, Rivista del Comune, V (1933), pp. 239, 241; C. Naselli, Un nuovo documento sul 5° battaglione "Corso", in Arch. stor. per la Sicilia orientale, XXIX (1933), pp. 339-355; L. Perroni, Prima giovinezza del Verga, in Studi critici su Giovanni Verga, Roma 1934, pp. 12, 14, 54-64; N. Cappellani, Vita di G. Verga, Firenze 1940, pp. 23-25, 41-43; L. Russo, Giovanni Verga,Bari 1947, pp. 38-39 e passim.