OCCHIUTO, Antonino
OCCHIUTO, Antonino. – Nacque a Napoli il 21 dicembre 1912 da Stefano, agiato possidente, e da Margherita Ruggiero.
Diplomatosi ragioniere nel 1930, si laureò quattro anni dopo in Scienze economiche e commerciali all’Università degli studi di Napoli. Nel 1934 divenne assistente volontario presso l’Istituto di demografia e statistica della stessa Università e nel 1937 collaborò, come esperto statistico, con la commissione per lo studio dei problemi dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Pubblicò articoli accademici e di divulgazione sulla struttura della popolazione per sesso e per età, sulla popolazione attiva e sull’alimentazione. A seguito di concorso entrò in Banca d’Italia nel maggio 1939, destinato al Servizio studi.
Qui si occupò principalmente di economia reale: prezzi, agricoltura, alimentazione. Nel 1941, quando fu creato l’Istituto nazionale di finanza corporativa – una sorta di brain trust per la condotta economica della guerra, con il quale collaboravano alcuni fra i maggiori economisti dell’epoca, fra cui Gino Borgatta, Costantino Bresciani Turroni, Giovanni Demaria, Benvenuto Griziotti (Caracciolo, 1992, p. 308) – Occhiuto vi fu distaccato e condusse ricerche statistiche in materia finanziaria e sul reddito nazionale.
Nel novembre 1943, quando la Banca d’Italia a seguito degli eventi bellici e della nascita della Repubblica sociale di Salò stabilì il proprio quartier generale a Moltrasio, sul lago di Como, Occhiuto si trasferì al Nord. Dopo il 25 aprile 1945 collaborò con Carlo Sforza, nominato commissario della Banca dal Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia, alla realizzazione di statistiche finanziarie per il Nord liberato (Roma, Archivio storico della Banca d’Italia , Banca d’Italia,Studi,pratiche, cart. 378, f. 8). Una volta tornato a Roma, riprese il suo posto al Servizio studi, affiancando Paolo Baffi (all’epoca capo del servizio, poi membro del direttorio) in tutte le questioni che avevano ripercussioni sulla struttura della Banca, senza mai abbandonare però la ricerca applicata.
Rientrato in servizio – racconta Baffi (1976, p. 4) – «Occhiuto acquistò prestissimo la stima del Governatore Einaudi che, intervenuto il referendum istituzionale, lo incaricò, per la sua competenza in materia demografica, di verificare la coerenza tra i dati ufficiali degli iscritti e dei votanti e i dati di censimento, aggiornati con rigore di metodo. Il risultato della verifica fu di persuadere Einaudi che non vi erano state manipolazioni».
Nei due decenni successivi diede contributi di analisi in campo demografico e in campo monetario, collaborando con Baffi alla costruzione del bilancio monetario nazionale e partecipando alla redazione delle relazioni annuali della Banca.
Nel febbraio 1952 sposò Valeria Marcucci con la quale ebbe tre figli: Margherita, Maria Eugenia e Stefano.
Nel gennaio 1965 fu incaricato di dirigere il Servizio personale (carica mantenuta anche dopo la nomina a ispettore generale nell’agosto 1967). Promosse un cambiamento di stile nella gestione, col superamento delle rigide partizioni gerarchiche e l’adozione di parametri oggettivi nella selezione e valutazione del personale.
Fu nominato vicedirettore generale, insieme con Rinaldo Ossola, il 9 ottobre 1969 (gli altri membri del direttorio della Banca erano Guido Carli, governatore, e Baffi, direttore generale).
Apprezzato per la riconosciuta abilità nell’architettare soluzioni creative a problemi amministrativi, gestionali, giuridici, nei primi anni Settanta diresse il processo di chiusura delle agenzie della Banca nelle città non capoluogo. Le agenzie, residuo di un’epoca in cui l’economia era essenzialmente locale, erano divenute un peso finanziario e gestionale per l’Istituto e la loro eliminazione, osteggiata da forze sindacali e politiche, fu un importante segnale di rinnovamento.
Nel 1974, in occasione della crisi della Banca privata italiana controllata da Michele Sindona, portò un rilevante cambiamento di politica nel campo dei salvataggi bancari, nel quale fino a quel momento si era proceduto con assoluta discrezionalità.
Con il decreto del ministro del Tesoro del 27 settembre 1974 (da lui stesso disegnato, secondo una testimonianza rilasciata nel novembre 1996 alla Banca d’Italia) le condizioni per accedere ai contributi a fondo perduto della Banca centrale (risultanti dal differenziale fra il tasso di interesse di mercato e il tasso al quale venivano concesse anticipazioni su titoli) furono tassativamente definite: i contributi potevano essere erogati solo ad aziende di credito che assumessero le passività di altre aziende poste in liquidazione coatta amministrativa. In tal modo si garantivano i depositanti, ma si provocava anche la liquidazione delle banche non suscettibili di risanamento. Nel campo della politica monetaria, tentò di affinare l’armamentario degli strumenti di controllo amministrativo: Carli (1976, p. 495) riconobbe che alla loro «escogitazione» aveva contribuito «l’ingegno sottile di Antonino Occhiuto».
Lasciò il direttorio della Banca il 1° luglio 1976. Fu presidente dell’Ente Einaudi dal 1976 al 1979. Nominato nel gennaio 1980 presidente di due grandi istituti di credito pubblici, il Consorzio di credito per le opere pubbliche (CREDIOP) e l’Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità (ICIPU; Camera dei deputati, 23 gennaio 1980, Bollettino delle giunte e delle commissioni, p. 48), si dimise immediatamente quando, il 16 aprile dello stesso anno, ricevette dal giudice istruttore Antonio Alibrandi una comunicazione giudiziaria relativa al caso Italcasse: in quanto vicedirettore generale della Banca d’Italia, avrebbe autorizzato l’istituto di credito vigilato aeffettuare finanziamenti sospetti di irregolarità. Due anni dopo fu prosciolto dalle accuse. Dal 1977 al 1990 fu presidente dell’Istituto italiano di credito fondiario.
Morì il 29 giugno 2005 nella sua casa di Passo Corese, in provincia di Rieti.
Tra i suoi lavori: Ricerche sull’ammontare del fabbisogno alimentare delle famiglie dei lavoratori e sul modo di adeguare i salari a tale fabbisogno, in Società italiana di demografia e statistica, Atti della V riunione.Napoli... 1939, I, s.l. 1940, pp. 144-157; Le leve di lavoro, in Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla disoccupazione, IV, 2, Roma 1953, pp. 106-131; Invecchiamento della popolazione italiana e cause che lo determinano, in Previdenza sociale, maggio-giugno, 1956, pp. 619-635; Osservazioni sull’andamento della circolazione, in P. Baffi, Studi sulla moneta, Milano 1965, pp. 15-33.
Fonti e Bibl.: Notizie su formazione e carriera sono desunte dal fascicolo personale e dai fondi dell’Archivio storico della Banca d’Italia, di cui si segnalano: Carte Baffi; Banca d’Italia, Studi; Direttorio Occhiuto. Si veda inoltre: la nota predisposta da P. Baffi per il Consiglio superiore della Banca d’Italia in occasione della nomina di Occhiuto a direttore generale onorario, in Rivista del personale della Banca d’Italia, ottobre 1976, p. 4 ; G. Carli, in Relazione all’Assemblea della Banca d’Italia, 31 maggio 1976, Roma 1976 pp. 492-496; Improvvisa crisi al Crediop. Le dimissioni di O., in La Repubblica, 17 aprile 1980; La Banca d’Italia tra l’autarchia e la guerra, 1936-1945, a cura di A. Caracciolo, Roma-Bari 1992; A. Gigliobianco, Via Nazionale. Banca d’Italia e classe dirigente. Cento anni di storia, Roma 2006, pp. 339-342.