PASCULLI, Antonino
– Nacque a Palermo il 13 ottobre 1842 da Francesco, funzionario del governo borbonico, e da Angela Cottone.
Rimasto orfano, insieme al fratello Gaetano entrò come interno nel Real collegio di musica (detto del Buon pastore, oggi conservatorio V. Bellini) di Palermo, dove studiò vari strumenti, dedicandosi in particolare all’oboe, mentre il fratello divenne violinista. Intorno al 1880 studiò inoltre contrappunto, fuga e composizione con Michele Saladino, docente del conservatorio di Milano.
Nel gennaio 1860, dunque nemmeno diciottenne, ricevette l’incarico di maestro d’oboe del Real collegio, che avrebbe ricoperto per tutta la vita. Nella stagione 1862 fu primo oboe nell’orchestra del Real Teatro Bellini. Qualche anno dopo cominciò a collaborare con l’Accademia filarmonica di Palermo, un sodalizio di dilettanti, che il 2 gennaio 1869 deliberò di nominarlo professore di strumenti ad ancia. Nel marzo di quell’anno egli si esibì nella sala della Filarmonica proponendo sue composizioni: il Settimino per oboe, pianoforte, flauto, violino, viola, violoncello e contrabbasso su temi dei Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, il Souvenir di Bellini per corno inglese e arpa, e una fantasia per oboe, intitolata Follie sulla Barcarola dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti (cfr. L’Arte. Rivista della Filarmonica Bellini, 15 marzo 1869, vol. 1, n. 6). È questa una delle prime testimonianze di un’attività compositiva, che fu comunque destinata principalmente all’oboe e a pezzi virtuosistici di grand’effetto, oltre che ad alcuni brani orchestrali, generalmente a programma. Il brano dedicato a Vincenzo Bellini venne successivamente pubblicato a Milano dall’editore Francesco Lucca, intorno al 1877, con il titolo Omaggio a Bellini. Duetto per corno inglese ed arpa sopra motivi delle opere Pirata e Sonnambula, mentre il Settimino fu probabilmente rifuso nel Gran Concerto per oboe, con accompagnamento di pianoforte sopra motivi dell’opera I Vespri Siciliani di Verdi, pubblicato da Ricordi intorno al 1875.
Intanto egli aveva dato inizio a un’attività professionale fuori Palermo. In una nota autobiografica (Palermo, Conservatorio, ms. P.24) scrisse di aver dato concerti in Italia, Germania e Austria, ma di queste tournées rimangono poche tracce: nel maggio 1868 si esibì a Napoli (La Scienza. Giornale settimanale, 24 maggio 1868, vol. 2, n. 1, p. 1) e l’anno dopo venne scritturato nell’orchestra dei «Regi Teatri di Roma» per la stagione di primavera 1869. Al termine della scrittura, il direttore dell’orchestra Raffaele Kuon gli rilasciò un attestato che conteneva espressioni decisamente lusinghiere (cfr. Archivio Pasculli, lettera da Roma, 1 maggio 1869).
Nel dicembre 1869 la stima che Pasculli cominciava a godere fuori di Sicilia si concretò nella nomina a maestro di oboe e corno inglese nel neonato Istituto musicale di Ferrara, ottenuta per concorso. Tuttavia, non pare che egli prendesse effettivamente servizio a Ferrara, o forse vi insegnò per pochi mesi. Infatti nell’ottobre del 1870 s’impegnò a suonare l’oboe nell’orchestra del teatro Bellini di Palermo fino alla quaresima del 1871, e la scrittura venne rinnovata nella stagione 1872-73 (cfr. i documenti in Archivio Pasculli).
Nel giugno 1874 fu scritturato a Udine per la stagione di Fiera; diede inoltre due concerti a Milano, uno per la Società del Giardino (Gazzetta musicale di Milano, 1874, p. 220), l’altro nel Conservatorio. In quello stesso anno il direttore del Conservatorio di Palermo, Pietro Platania, gli rilasciò un certificato in cui elogiava i suoi meriti didattici, sottolineando l’uso di «un metodo proprio di esercizi» che aveva ottenuto ottimi risultati (Archivio Pasculli, lettera autografa, Palermo, 26 aprile 1874). Si tratta della Raccolta progressiva di scale, esercizi e melodie per oboe, divisa in tre parti (ms. nella Biblioteca del Conservatorio di Palermo). Essa contiene non soltanto pezzi originali, ma anche trascrizioni di brevi melodie da lavori di Bach, Beethoven, Chopin, Golinelli, Mendelssohn, Schumann e perfino Michelangelo Rossi, corredate da brevissime note biografiche dei compositori e dello stesso Pasculli. Il manoscritto è una bella copia realizzata negli ultimi anni di vita, probabilmente in vista di una pubblicazione presso l’editore Salafia di Palermo.
Platania rimarcava inoltre i meriti di Pasculli come compositore «di lavori originali e su motivi di opere» (Archivio Pasculli, lettera cit.). È possibile che questo attestato servisse per caldeggiare la pubblicazione dei suoi lavori. Infatti a partire dal 1875 circa (le edizioni sono per lo più senza data) Lucca diede alle stampe diversi brani: la Fantasia sopra motivi dell’opera gli Ugonotti di G. Meyerbeer per oboe con accompagnamento di pianoforte; il Concerto per oboe con accomp.to di pianoforte su motivi dell’opera La favorita di G. Donizetti («Dedicato al celebre Antonio Bazzini»); Ricordo di Napoli. Scherzo brillante per oboe e pianoforte («All’amico Luigi la Cara»); Fantasia sull’opera Poliuto di Donizetti per oboe con accompagnamento di pianoforte («A S. E. il conte di Ranchibile»). Accanto a queste fantasie su temi operistici, Lucca pubblicò nel 1877 anche lo Studio caratteristico per oboe: onde esercitare lo staccato con accompagnamento di pianoforte e i 15 Capricci a guisa di studi per oboè, entrambi acquisiti nel catalogo Ricordi e ristampati (1890 circa; i Capricci sono stati riediti nel 1980 a cura di P. Borgonovo). Ricordi avrebbe successivamente stampato altri due studi caratteristici per oboe e pianoforte: Galopade (1917) e il celebre Le api (1904 circa). Essi erano stati composti precedentemente ed eseguiti al Conservatorio di Milano nel 1874, come attestano una nota sul ms. di Galopade e una lettera del 16 luglio di Alberto Mazzuccato (Archivio Pasculli). Numerose altre composizioni di Pasculli si conservano manoscritte nella Biblioteca del Conservatorio di Palermo: tra esse ancora brani da camera destinati all’oboe, come il Gran Trio concertante per violino, oboe e pianoforte su motivi del Guglielmo Tell di Rossini, oppure al corno inglese (due Fantasie sul Ballo in maschera) e pezzi destinati alla banda, come le fantasie Ischia (1883) e L’8 settembre ad Altavilla, il poema sinfonico Naiadi e Silfidi, e Di qui non si passa: elegia funebre in memoria del figlio Francesco, caduto nella prima guerra mondiale.
Nel 1877 Pasculli vinse il concorso per direttore del Corpo di musica municipale (dal giornale palermitano Don Bucefalo, 30 settembre 1877), incarico cui si dedicò con enorme assiduità. Nel 1881 diresse La favorita di Donizetti al Politeama Garibaldi e al S. Cecilia. Il 6 giugno 1882 firmò il contratto per una tournée insieme alla Società orchestrale Orfeo di Firenze, diretta dal trombettista Enea Brizzi. La Gazzetta musicale di Milano dà conto della tappa triestina della tournée: «Altra novità fu un concerto per oboe su motivi dell’opera La favorita, composto ed eseguito dal signor Pasculli, il quale come esecutore è eccezionale e meritò fragorosi ed unanimi battimani durante il pezzo» (24 ottobre 1882, p. 389).
Il 9 dicembre 1885 Pasculli sposò Maria Grazia Tamburello, sua allieva di pianoforte, di dodici anni più giovane. Dal matrimonio nacquero nove figli. Intorno al 1884 gravi problemi agli occhi spinsero Pasculli ad abbandonare la sua promettente carriera di solista e a dedicarsi all’insegnamento nel conservatorio (dal 1892 svolgerà attività didattica anche nell’Istituto dei ciechi Florio) e alla banda municipale. Si dedicò con entusiasmo al miglioramento di questa istituzione, attraverso concorsi pubblici per assumere nuovi musicisti e un rinnovamento dei programmi. La banda si esibì regolarmente in concerto sia all’aperto sia in teatro, e il 18 marzo 1882 fu diretta da Richard Wagner – allora ospite di villa Gangi ai Porrazzi – nei suoi Huldigungsmarsch e Kaisermarsch. Nel 1901 Pasculli ne propose la trasformazione in «Banda-orchestra», con l’inserimento degli archi e l’allargamento del repertorio, e ottenne dei nuovi locali nel Politeama Garibaldi (Gazzetta Musicale di Milano, 14 novembre1901, p. 650). Il programma dell’ultimo concerto (4 novembre 1912) da lui diretto al Politeama Garibaldi comprendeva musiche di Haydn, Beethoven, Grieg, Debussy, Sibelius, Čajkovskij; l’orchestra aveva in repertorio anche brani di Wagner, Saint-Saëns, Massenet, Delibes, Schubert. Nel 1912, con il pensionamento di Pasculli, l’istituzione declinò, con uno strascico polemico tra Pasculli e il nuovo direttore Felice Longo (Corriere del Mattino, 4 dicembre 1914).
Nel 1913 Pasculli si ritirò dal servizio in conservatorio e fu proclamato professore emerito. Continuò però a insegnarvi per supplenza fino al 15 giugno 1922; nel 1917 fece dono alla biblioteca dei suoi manoscritti. Morì a Palermo il 23 febbraio 1924.
La figura e le composizioni di Pasculli sono state riscoperte solo negli anni Ottanta del Novecento, grazie a grandi esecutori come Heinz Holliger e Omar Zoboli che ne hanno valorizzato lo straordinario virtuosismo, e del musicista palermitano hanno fatto uno dei maggiori oboisti di tutti i tempi. Si è ipotizzato ch’egli usasse già la tecnica della ‘respirazione circolare’, anche se è probabile che il suo straordinario virtuosismo fosse agevolato dalla meccanica degli strumenti a sua disposizione, più leggera di quelli attuali. Pasculli aveva acquistato intorno al 1855 un oboe (modello Système 2) e un corno inglese della ditta francese Triébert, oggi in possesso dell’oboista Zoboli. Anche per la banda municipale di Palermo da lui diretta aveva fatto acquistare soprattutto strumenti a fiato francesi, come quelli della ditta Buffet.
Fonti e Bibl.: Palermo, Archivio privato Famiglia Pasculli: contiene lettere, fotografie e documenti vari; Ibid., Archivio storico comunale, Fondo Banda Municipale; Ibid., Conservatorio: contiene i manoscritti musicali e il metodo per oboe, e inoltre P.24: A. Pasculli, Nota autobiografica, in Raccolta progressiva di scale, esercizi e melodie per oboe, parte II (le parti I e III sono segnate 33.A.4-5); II.A.Pas.1.2: G. Lombardo, Discorso letto nella sala del Corpo di musica il 17 settembre 1919 (dattiloscritto).
S. Gentile, In memoria del Mo A. P., Palermo 1924; C. Giacchino, Figure che scompaiono. A. P., in Aretusa. Periodico mensile d’arte, I (1924), 1, p. 7; O. Tiby, Il Real Teatro Carolino e l'Ottocento musicale palermitano, Firenze 1957, pp. 314, 333 s., 340 s.; C. Pasculli - L. Pasculli - L. Rosset, A. P., the ‘Paganini of the oboe’, in The Double reed, 1987, vol. 10, n. 3, pp. 44 s.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1987, pp. 588 s.; A. P. Fantasia sull’opera Poliuto di Donizetti, a cura di O. Zoboli, Montreux 1989; L. Rosset, A. P. (1842-1924), in Tibia. Magazin für Freunde alter und neuer Bläsermusik, XV (1990), 3, pp. 194-197; S. Caldini, Browsing among P., in The Double reed, 1994, vol. 17, n. 3, pp. 39-42; J. Polmear, P.-Fantasien: Mach Dich frei oder stirb!, in Rohrblatt: Magazin für Oboe, Klarinette, Fagott und Saxophon, XIV (1999), 3, pp. 122 s.; O. Zoboli, introduzione a Galopade, Frankfurt 2001, p. 2; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, p. 181; C. Giglio, La musica nell’età dei Florio, Palermo 2006, ad ind.; A. Pennington, Days of bliss are in store: A. P.’s "Gran Trio concertante per Violino, Oboe, e Pianoforte su motivi del Guglielmo Tell di Rossini", in Electronic theses, treatises and dissertations, n. 2036, Florida State University, 2007, http://diginole.lib.fsu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=4237&context=etd (7 dicembre 2014); S. Di Vita, L’oboe di A. P. L’uomo, il mito, tesi di laurea, Università di Palermo, a.a. 2011-2012.