Vedi ANTONINO PIO dell'anno: 1958 - 1994
ANTONINO PIO (prima dell'adozione T. Aurelius Fulvius Boionius Arrius Antoninus; come imperatore Imp. Caesar Aelius Hadrianus Antoninus Augustus)
Imperatore romano. Vide la luce nell'86 d. C. nella villa paterna di Lanuvio.
Sposò Annia Galeria Faustina e, dopo aver ricoperto le più alte cariche, a cinquantun anni fu adottato da Adriano, poco prima che questi morisse, avendo a sua volta adottato i due futuri imperatori, M. Annio Vero e L. Ceionio Commodo. Festeggiò nel 148 il Decennale del suo regno e dieci anni più tardi i Vicennalia.
Morì settantacinquenne nel 161 e subito venne consacrato. Nonostante un gran numero di sculture a tutto tondo e a rilievo abbia eternato l'aspetto di A., dall'esame di tali monumenti risulta che i suoi ritratti ufficiali furono assai pochi, ma che furono diffusi in tutto l'Impero per mezzo di numerose repliche e varianti. Qualche altro ritratto sembra essere stato eseguito indipendentemente da tali modelli, ma con una certa approssimazione. Bisogna distinguere, nella ricca serie di opere provinciali, quelle che dipendono, sebbene con caratteri particolari, da archetipi romani, dalle altre che sono originali, più interessanti, in genere, come espressioni dell'arte locale che dal punto di vista iconografico.
I ritratti imperiali si riportano nella gran maggioranza a tre archetipi. Il più antico sembra essere il cosiddetto "tipo Formia", di cui si conoscono diciannove copie ed alcune varianti. Le copie più notevoli, oltre alla testa; proveniente da Formia, nel Museo Naz. Romano, sono i busti di Baia (Museo Naz. di Napoli) e di Monaco. Nel numero di tali copie sono anche le teste delle statue di Dresda e di Philippeville; e, poiché questo tipo di statua loricata e armata di asta e spada appare già nei coni monetali del 140 d. C., si può supporre che l'originale risalga all'inizio del principato di Antonino. Le copie, però, si distribuiscono in un lungo periodo d'anni e taluna può essere stata anche eseguita dopo la morte di lui. Il tipo è caratterizzato dalla particolare disposizione attorno al volto delle ciocche ricciute, le cui punte in mezzo alla fronte si aprono nei modi detti "a tenaglia" e "a coda di rondine". Nel busto di Baia, che pare il più vicino all'originale, lo stile del ritratto ha ancora molta affinità con quello delle opere tardo-adrianee: le folte ciocche, singolarmente e minuziosamente lavorate, sono piene di movimento, ma il trapano vi è scarsamente usato e non è affatto impiegato nella barba; negli occhi, iride e pupilla sono sobriamente accennate; l'espressione è, in confronto ai ritratti di Adriano, accresciuta, dando al volto quell'impronta di pensierosa umanità, che distingue le immagini di Antonino. Ancor maggiore è il numero delle copie conosciute (ventitré, più qualche variante) del "tipo della Sala a Croce Greca", che si distingue dal precedente per la disposizione più semplice dei capelli sulla fronte e per i segni di un'età più avanzata. Si crede, in genere, che l'originale appartenesse alla seconda metà del regno, tanto più che la statua, posta nell'esedra di Erode Attico (147-149 d. C.), appartiene al "tipo Formia", mentre nel rilievo postumo della base della colonna antonina (Cortile della Pigna) è riprodotto il tipo più tardo. Tuttavia lo stile di talune copie e, ad esempio, della testa di Napoli n. 6078, che è una variante di pregevole fattura, pare escludere che l'opera possa datarsi oltre la metà del secolo. Da un terzo originale dipendono quattro sole copie, di cui la migliore è quella del Museo Naz. Romano proveniente da Villa Adriana, sebbene quella vaticana della Sala dei Busti sia meglio conservata. È stata detta opera postuma, per il rendimento delle masse pelose, che è tipico dell'epoca di Marco Aurelio; tuttavia l'età avanzata dell'imperatore divenuto pingue e coi capelli diradati, vi è espressa con tale aderenza alla realtà, che sembra incompatibile con una scultura destinata a onorare il "divo A.", a meno che l'originale non risalisse agli ultimi tempi della vita di lui. Particolare menzione merita il busto dal Palatino nel Museo Naz. Romano, che tipologicamente si accosta al "tipo Croce Greca", ma è per i caratteri stilistici un'opera indipendente, che per la tendenza idealizzatrice e per il rendimento dell'occhio si crede prodotta da mano greca. Per quanto riguarda i ritratti provinciali bisogna osservare che spesso essi rielaborano, più che non copino fedelmente, i ritratti romani; tipico esempio la testa delle Terme di Antonino a Cartagine, di recente rinvenimento, che ha carattere di opera postuma con forte accentuazione espressiva. Talora viene aggiunta una corona vegetale, come nella statua di Philippeville e nella testa di Cartagine, e sulla corona un medaglione in mezzo alla fronte: così le teste di Kedime al Louvre, di Corinto, di Olimpia. Quest'ultima ha sul medaglione la figura di un'aquila e suggerisce quindi l'ipotesi della assimilazione dell'Imperatore a Giove. Dei ritratti di origine romana solo la testa al Museo Chiaramonti porta la corona civica e una al Louvre (n. 118o) la corona di spighe dei fratelli Arvali.
L'unica immagine di A. col capo velato è nel rilievo di Efeso a Vienna, opera originale di un artista d'Asia Minore.
Bibl: M. Wegner, Herrscherbildnisse in Antoninischer Zeit, Berlino 1939, pp. 15 ss., 25 ss., 279 ss.; bibl. prec. nell'elenco delle copie; H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 66; Fasti Arch., V, 1952, n. 3640. Monete: P. L. Strack, Reichsprägung des II. Jahrhunderts, Stoccarda 1931, II, 167 ss., III, 4 s., 50 ss.; Brit. Mus. Cat. Emp., IV, p. 1 ss.; F. Gnecchi, I medaglioni romani, Milano 1912, vol. II, p. 9 ss., III, p. 26 ss.