ABATI, Antonio
Nacque a Gubbio, con ogni probabilità nei primi anni del sec. XVII. Nel 1631 fu a Roma e tra il 1634 e il 1638 a Viterbo, dove strinse amicizia con Salvator Rosa. Nel 1638 si trasferì a Milano, da dove passò, nel 1640, alla corte imperiale, al servizio dell'arciduca Leopoldo. Dopo quattro anni di soggiorno viennese, stanco della taccagneria del suo protettore, decise di abbandonarlo e si mise a viaggiare attraverso la Francia e le Fiandre, tra disavventure e patimenti di vario genere che descrisse poi con spiritosa arguzia nella satira Il viaggio. Rientrato in Italia, per intercessione del cardinale F. Chigi, suo nuovo protettore, ebbe il governo di varie città pontificie (Grotte, Recanati, Frascati, ecc.). Alla fine, però, lasciati questi incarichi, si ritirò a vita privata in un poderetto presso Sinigallia, "La Stelletta", avuto in dono dalla granduchessa di Toscana Vittoria della Rovere. Quivi morì nell'ottobre del 1667.
Poeta apprezzato ed ammirato, al di là dei suoi meriti reali, da principi e letterati, l'A. fece parte di varie accademie (dei Caliginosi di Ancona, degli Insensati di Perugia, ecc.).
Le sue satire, comprese nel volume di rime e prose Le Frascherie Fasci tre (Venezia 1651;Lugduni Batavorum 1654 e 1658; Amsterdam s.d.; Bologna 1678), ebbero una grande fortuna ed influenzarono, per certi aspetti, l'attività letteraria del Rosa (la satira del Rosa La guerra deriva infatti dalla satira omonima dell'A., come pure quella dal titolo La poesia, che riprende spunti e motivi del Pegasino).
Secentista, incline a stravaganze linguistiche e a bizzarrie, attaccò, però, nei Ragguagli di Parnaso contra i poetastri e partigiani delle nationi (Roma 1631; Milano 1638), il cattivo gusto dominante nella cultura letteraria del suo tempo, ma senza indicare alcuna seria prospettiva di rinnovamento letterario e morale.
L'A. scrisse varie altre opere (il dramma musicale Il Consiglio degli Dei, Bologna 1671; le Poesie Postume, Bologna 1671; Venezia 1673; ibid. 1676; ecc.).
Bibl.: G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 11; G.B. Marchesi, I "Ragguagli di Parnaso" e la critica letteraria nel sec. XVII, in Giorn. stor. d. letter. ital., XXVII (1896), p. 79; F. Moffa, Le "Frascherie" di A. A. e le satire di S. Rosa, in Rass. pugliese, XVIII (1901), pp. 328-336; L. Mancini, A. A. e le satire nelle "Frascherie", Sinigallia 1904; A. Belloni, Il Seicento, Milano 1947, pp. 322, 324.