ABATI, Antonio
Nato a Gubbio verso la fine del sec. XVI, fu agli stipendî dell'arciduca Leopoldo d'Austria dal 1640 al 1644. Viaggiò nei Paesi Bassi e nella Francia, soffrendo molti patimenti ch'egli descrisse spiritosamente in una delle sue satire (Il viaggio). Tornato in Italia, ottenne, mercé il patrocinio del card. Chigi, il governo delle Grotte, di Recanati, di Frascati. La granduchessa di Toscana gli donò un podere a Sinigaglia, ed ivi egli finì la vita nel 1667. Fra i tanti suoi lodatori si annovera perfino l'imperatore Ferdinando III, che per lui dettò un madrigale acrostico. Le sue satire in terza rima (I ricordi, La guerra, La fame, Il corso, Il Pegasino, La pazzia, Il viaggio, La Corte) sono inserite, insieme con altri versi, in una prosa la quale riferisce le conversazioni di alcuni gentiluomini che, mentre l'Asia è in guerra, tengono in Efeso, per confortarsi, una specie di accademia. Il tutto è raccolto in tre fasci di Frascherie (1651).
Bibl.: F. Moffa, Le Frascherie di A. A. e le satire di S. Rosa in Rass. Pugliese, XVIII (1901); L. Mancini, A. A. e le satire nelle Frascherie, Sinigaglia 1904; cfr. Rass. critica d. letterat. ital., IX (1904), p. 268 segg.