ACCIAIUOLI, Antonio
Nacque ad Atene nella seconda metà del sec. XIV da Neri di Iacopo Acciaiuoli, signore di Tebe e di Atene, e da una sua amante, Maria Rendi. Per questo è spesso indicato nelle fonti come "Antonio il bastardo".Il padre morendo nel 1394 gli lasciò "lo castello della Livadia con tutte soe pertinentie et ragioni et tutto quello che appartiene a noi dalla Livadia in là et che abbia lo ritratto et lo regimento della città di Tebe" (cfr. F. Cerone, p. 558,nota), mentre lasciava la città di Atene alla chiesa della Maria Vergine del Partenone, nominando per questo esecutrice testamentaria la Repubblica di Venezia. Questa però si impadronì praticamente della città, ponendovi un presidio di armati ed un podestà. L'A. cominciò la sua attività appoggiando Teodoro I Paleologo, despota di Morea, contro Carlo di Tocco, despota di Epiro; quindi volse le sue ambizioni verso l'Attica, contro cui mosse le prime scorrerie nel 1397. Venezia rafforzò il presidio di Atene, inviandovi nel 1400 come podestà e comandante Nicolò Vitturi, ma l'A. prima sconfisse i Veneziani presso Tebe, poi assalì direttamente Atene e, col favore degli abitanti, la occupò (metà circa del 1402). Il Vitturi si chiuse nella rocca e vi resistette per molti mesi. Nel frattempo (agosto 1402) Venezia pose sull'A. una taglia di 8000 iperperi; poi nel novembre 1402 inviò Tommaso Mocenigo a trattare con l'A. la restituzione della città in cambio di 1700 ducati. La missione fallì e fu ripresa la lotta. La rocca capitolò nel gennaio o nel febbraio del 1403. Nel febbraio dello stesso anno il bailo veneto di Negroponte, Bernardo Foscarini, tentò di riallacciare le trattative con l'A.; non avendo avuto successo, gli mosse contro con le armi, ma fu battuto e fatto prigioniero. L'A. rimase così incontrastato padrone dell'Attica. Venezia riprese allora di nuovo l'iniziativa di un accordo pacifico, e il 31 marzo 1405 si giunse ad un concordato, in virtù del quale l'A. riconosceva l'alto patronato di Venezia, e si impegnava a soccorrerla in caso di attacco da parte dei Turchi. Nello stesso tempo, però, egli manteneva ottimi rapporti con questi ultimi, anzi mostrava di orientarsi politicamente in loro favore. Nel 1406 infatti occupò la località di Staria, di fronte a Negroponte, suscitando l'apprensione dei Veneziani, e nel 1411 sue truppe, insieme con forze turche, devastarono il campo veneto a Nauplia. Nel 1419, in occasione della tregua stabilita fra i Veneziani e i Turchi, il sultano invitò l'A. a non disturbare ulteriormente i Veneziani. Nel 1423 l'A. guerreggiò con Teodoro II Paleologo, despota di Morea, e pare che occupasse Corinto. Tuttavia, mentre la Grecia era tormentata da guerre e da sconvolgimenti di ogni genere, egli seppe conservare pace e tranquillità alle sue terre.
Stabilitosi in Atene (nei Propilei) sin dall'inizio del suo dominio, sposò una greca di Morea, Maria Melissene, dalla quale non ebbe figli. Curò la città, che abbellì con monumenti, e vi creò una corte ricca di letterati e di cavalieri. Mantenne anche rapporti con Firenze, sua patria d'origine, e il 7ag. 1422 concesse un ampio privilegio ai mercanti fiorentini (Acta et diplomata graeca res graecas italasque illustrantia,a cura di F. Miklosich e G. Müller, Vindobonae 1865, pp. 251-252). Nello stesso anno, avendo saputo che il re d'Aragona aveva creato duca di Atene Tommaso Beraldo catalano (i Catalani erano stati scacciati dall'Attica nel 1387 dal padre di Antonio, Neri I), ne chiese spiegazione al senato veneto per mezzo di Giovanni Acciaiuoli, arcivescovo di Tebe e suo parente, venuto in viaggio a Roma; il senato rispose che non c'era da preoccuparsi e che in ogni modo avrebbe seguito lo svolgimento della faccenda.
Poco sappiamo degli ultimi anni di Antonio. Egli morì di apoplessia nei primi mesi del 1435, lasciando il ducato a Neri e Antonio, figli di Francesco Acciaiuoli, sotto la tutela di sua moglie Maria Melissene.
Fonti e Bibl.: Laonici Chalcocondylae Historiarum libri decem,in Migne, Patr. Graeca,CLIX, coll. 317-318; P. Litta, Fam. cel. ital., Acciaiuoli di Firenze,tav. VI; J. A. Buchon, Nouvelles recherches historiques sur la principauté française de Morée,I, 1, Paris 1843, pp. 181-187; C. Hopf, Chroniques gréco-romaines,Paris 1873, p. 476; G. Schlumberger, Numismatique de l'Orient latin,Paris 1878, pp. 344-345; N. Jorga, Notes et extraits pour servir à l'histoire des croisades au XVe siècle,in Rev. de l'Orient latin,IV (1896), pp. 256-257, 259, 263, 285, 303, 505-506,542; V (1897), pp. 122, 345, 386; F. Cerone, La politica orientale di Alfonso d'Aragona,in Arch. stor. per le prov. napol.,XXVII (1902), pp. 559-561, 567; W. Miller, Essays on the Latin Orient,Cambridge 1921, pp. 80, 100, 132, 142-146, 154, 159, 255 D. A. Zakythinos, Le despotat grec de Morée,Paris 1932, pp. 144, 198, 212; G. Andreini, Gli Acciaiuoli in Grecia,in Studi pubblicati dall'Istituto tecnico commerciale "Emanuele Filiberto" di Firenze, Firenze 1940, pp. 14-15.