ACQUAVIVA, Antonio
Figlio di Matteo e di Iacopa Sanseverino, iniziò la sua attività alla corte di Giovanna I, che si giovò di lui nel 1358 per portare aiuto a Gomez Albornoz (nipote del cardinale Egidio), che era stato espulso dalla città di Ascoli, a lui ribellatasi. Padrone dei possessi aviti nel Teramano, intervenne col peso della sua autorità per imporre la pace tra gli abitanti di Teramo e quelli di Atri.
Durante le lotte fra Angioini e Durazzeschi, tenne le parti di questi ultimi e fu compensato da Carlo III di Durazzo con la carica di giustiziere d'Abruzzo (1382) - ma durante il giustizierato, essendo indebitamente intervenuto a favore di un suo vassallo contro l'università di Teramo, gli fu ordinato dal re di non interferire - e con la concessione feudale della terra di S. Flaviano, nel cui possesso venne immesso dopo il 15 genn. 1383.
Quando i Camponeschi si ribellarono ai Durazzeschi, l'A. vide aggiunte alle terre avite ed a S. Flaviano anche il feudo di Montorio (tolto appunto ai Camponeschi), cui fu unito anche il titolo di conte di S. Flaviano e di Montorio (tra il 1382 ed il giugno 1393). Nel 1390, approfittando delle lotte tra i Melatino ed i Della Valle, si impadronì di Teramo ottenendo poi, il 6 maggio 1393, con privilegio confermato il 20 giugno dello stesso anno da re Ladislao, il riconoscimento della signoria su Atri e Teramo, dietro il pagamento di 35.000 ducati. Nello stesso giugno 1393 per le nozze di suo figlio Andrea Matteo con Caterina Tomacelli, nipote di Bonifazio IX, gli costituì un patrimonio del valore di 110.000 ducati donandogli S. Omero, Canzano e Corropoli. Nominato vicario generale della Chiesa per il territorio di Offida nella diocesi di Ascoli, poco dopo mori, verso il 1395.
Bibl.: P. Litta. Fam. cel. ital., Acquaviva,tav. II; V. Bindi, Castel S. Flaviano,II, Napoli 1880, pp. 106-116; M. de Mutii, Della storia di Teramo,Teramo 1893, pp. 83, 109-112; L. Sorricchio, Il Comune atriano nel XIII e XIV secolo,Atri 1893, p. 186 e doc. 78 a p. 389; F. Savini, Il Comune teramano nella sua vita intima e pubblica,Roma 1895,p. 234; A. Valente, Margherita di Durazzo, vicaria di Carlo III e tutrice di re Ladislao,in Arch. stor. per le prov. napol.,XLIII (1918), pp. 170 ss.; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò-Durazzo,Milano 1936, I, p. 283 (ove Antonio, però, erroneamente è posto all'assedio di Taranto invece di suo figlio Andrea Matteo); II, p. 73.