AGLIARDI, Antonio
Nato a Cologno al Serio (Bergamo) il 4 sett. 1832, studiò nel seminario romano, e nel 1855 si fece apprezzare sostenendo una disputa con il p. C. Passaglia. Nel 1862 si recò a Torino per indurre don Bosco a difendere presso le autorità civili mons. Pierluigi Speranza, intransigente vescovo di Bergamo. Divenuto parroco di Osio Sotto (Bergamo), l'A. fondò un oratorio festivo per igiovani e scuole di lavoro. Fin dalla fondazione (1573) collaborò a La Scuola Cattolica e, negli articoli ivi pubblicati, come nel carteggio con il deputato Andrea Moretti, si rivelò intransigente e temporalista. Tale apparve anche nella sua confutazione del libro di G. Audisio, Della società politica e religiosa rispetto al secolo decimonono (Firenze 1876). Essa comparve su La Scuola Cattolica del 1876 e incontrò il favore di Pio IX, che volle l'A. a Roma, nel 1877, come professore di teologia morale nel seminario urbano di Propaganda e minutante della Congregazione di Propaganda.
Nel settembre 1885, su proposta del cardinale G. Simeoni, prefetto della Congregazione, l'A. fu nominato delegato apostolico nelle Indie ed arcivescovo di Cesarea di Palestina.
Affrontò allora la delicata questione dei rapporti con il Portogallo, che vantava il suo diritto di patronato sulle Indie. L'A. mirò a ridurre le pretese di Lisbona e la giurisdizione dell'arcivescovo di Goa (creando quattro nuove diocesi), a concludere un concordato con il Portogallo ed a ricostituire la gerarchia cattolica in India. Presiedette anche i concili di Ceylon, del Bengala e di Allahabad e fondò due nuovi seminari.
Nella primavera del 1886 l'A. tornò in Italia; l'8 maggio 1887 fu nominato prosegretario e il 6 ott. 1888 segretario della Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari. Si avvicinò allora ai gruppi cattolici e liberali (S. Jacini, F. Lampertico, T. Canonico ed altri) desiderosi di conciliazione fra Stato e Chiesa. Si parlò in quel tempo di un "quartetto", composto dall'A., da mons. Galimberti, mons. Montel e dal barone Schlozel, intento a favorire un accostamento della S. Sede alla Triplice Alleanza. L'A. appoggiò infatti nel 1887-88 le trattative del Galimberti con il governo tedesco; e di lui già si parlava come di un "contrappeso" al segretario di stato, cardinale Rampolla, intransigente e francofilo. L'A. dovette scusarsi di non poter scrivere su L'Osservatore Romano un articolo di critica all'opuscolo La Conciliazione del padre Tosti, che gli era stato chiesto dal pontefice. Ma quando questi lo incaricò di sondare gli atteggiamenti del Sacro Collegio, dové lealmente riconoscere l'opposizione dei più ai progetti di conciliazione ed assistere quindi all'esaurirsi dell'ondata conciliatorista.
Il 4 apr. del 1889 l'A. fu nominato nunzio apostolico in Baviera. Il suo compito fu difficile, perché non erano scomparse in Germania le tracce del Kulturkampf, né mancavano le accuse alla S. Sede di favorire la Francia contro la Triplice, e di appoggiare le tendenze repubblicane e demagogiche del Centro. L'A. dovette anche occuparsi della questione dell'esenzione dei chierici dal servizio militare e adoperarsi per il ritorno in Germania dei redentoristi. Riuscì anche a frenare il giuseppinismo bavarese che voleva controllare e utilizzare ai suoi fini la Chiesa. Appoggiò il congresso cattolico di Monaco nel settembre 1889 e ottenne la sconfessione dei "vecchi cattolici".
Il 16 maggio 1893 l'A. sostituì il Galimberti (creato cardinale) nella nunziatura di Vienna. L'A. non era più un diplomatico vecchio stile, preoccupato solo di corti e di governi; i contatti con il Centro tedesco e l'enciclica Rerum novarum avevano volto i suoi interessi anche alle masse popolari cattoliche. A Vienna rivelò quindi la sua nuova sensibilità per gli aspetti sociali delle questioni politico-religiose, non nascondendo le sue simpatie e non negando il suo appoggio al moto cristiano-sociale contro il capitalismo liberale, ebraico e magiaro, moto che non godeva il favore della corte, della nobiltà, dell'alto clero.
Frequenti furono i colloqui del nunzio con il dott. Carlo Lueger, organizzatore cattolico e consigliere comunale di Vienna. I piani di quest'ultimo per lo svecchiamento della capitale austriaca, per la municipalizzazione delle aziende cittadine, per una vasta azione di assistenza e di costruzioni popolari, incontrarono il favore dell'A., ma la resistenza dell'imperatore (e del suo consigliere conte Badeni), degli ambienti aristocratici, e di ecclesiastici come mons. Bauer, il card. Gruscha e il card. Schönborn arcivescovo di Praga. Quest'ultimo condusse anche a Roma un gruppo di cattolici austriaci per denunciare alla S. Sede l'atteggiamento del nunzio, salutato invece come "salvatore di Vienna" dal Lueger, divenuto borgomastro della città in seguito alla vittoria elettorale del 1895.
In Ungheria, dove la situazione dei cattolici era ancor più grave, e difficile per essi la resistenza a liberali, ebrei e protestanti, l'A. incoraggiò riunioni, associazioni, congressi (come il congresso di Budapest del gennaio 1894) contro l'anticlericale ministero Weckerlé e contro la legge sul matrimonio. Il governo trovò qualche alleato nel clero e nell'aristocrazia, ma incontrò anche la compatta resistenza degli altri cattolici. E il 18 nov. 1894 fu decisa la formazione del Katholische Volkspartei che sorse, ad opera dell'A., del conte Zichy e dell'Esterhazy, con programma anticapitalistico e contadino.
Gli interventi del nunzio nella vita politico-sociale dell'Impero suscitarono contro di lui proteste e attacchi, soprattutto dopo il viaggio in Ungheria da lui compiuto nell'aprile 1895.
Nel maggio 1896 l'A. fu inviato a Mosca dalla S. Sede come ambasciatore straordinario per l'incoronazione di Nicola II; il 22 giugno ottenne la porpora col titolo dei SS. Nereo e Achilleo, e rientrò a Roma. Nel 1899 fu nominato cardinale vescovo di Albano.
Difensore di R. Murri e dei giovani democratici cristiani dalle accuse di clericali e conservatori, desiderò l'ingresso dei cattolici italiani nella vita politica e in parlamento. Prefetto dell'economato di Propaganda nel 1902, nel giugno del 1903 succedette al cardinale L. M. Parocchi come cancelliere di Santa Romana Chiesa.
Mori a Roma il 19 marzo 1915.
Si ricordano tra i suoi scritti: Theses ex theologia universa quas... propugnandas suscipit A. A., Romae 1856; Esame della controversia sui concordati, Bergamo 1873; Della società politica e religiosa rispetto al secolo decimonono per G. Audisio. Esame critico del sac. dott. A. A., Milano 1877; Carteggio di or fa mezzo secolo tra il rev. prevosto di Osio Sotto dott. A. A. ed il dott. Andrea Moretti, Bergamo 1915.
Bibl.: Gli studi più importanti sulla figura dell'A, sono quelli di F. Vistalli (articoli su La Scuola Cattolica del 1915 e 1941, un volumetto del 1921); il più recente è contenuto in Trittico di cardinali bergamaschi. Agliardi, Cavagnis, Gusmini, Bergamo 1945. Inoltre: E. Soderini, Il nuovo concordato tra la S. Sede e il Portogallo, Roma 1886, p. 22; Id., Il pontificato di Leone XIII, I, Milano 1932, pp. 435, 436, 445; III, ibid. 1933, pp. 399, 400, 409 e passim; P. Della Torre, A. A., in Encid. Cattolica, I, coll. 455-456; A. Hudal, Die österreichische Vatikanbotschaft 1806-1918, München 1952, pp. 242, 244 e passim; F. Magri, L'Azione Cattolica in Italia, I, Milano 1953, pp. 351-354; F. Hanus, Die preussische Vatikangesandtschaft 1747-1920, München 1954, pp. 330, 359 e passim; G. De Marchi, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, pp. 23, 49, 57.