AGNETTA, Antonio
Nacque a Palermo il 10 marzo 1787. Pur avendo preso parte agli avvenimenti del 1812-13 e del 1820, fu nominato procuratore del re presso il Tribunale civile di Palermo e, dal gennaio 1827, supplente dell'avvocato degli imputati presso la Commissione suprema per i reati di stato. Durante il colera del 1837 si segnalò per la sua opera filantropica. Fu membro del Comitato siciliano direttore, attivo negli anni immediatamente precedenti il 1848, che teneva le sue riunioni a Palermo, in casa di Lazzaro e Francesco Di Giovanni. Nel 1848 fu eletto rappresentante di Piana dei Greci (Palermo) alla Camera dei comuni, dove ebbe l'ufficio di vicepresidente. Di principi moderati ("amatore delle novità e forse anche promotore, però di condotta onesta" lo definiscono le informazioni di polizia: cfr. i docc. conservati nell'Archivio di Stato di Palermo), partecipò attivamente ai lavori parlamentari.
Fra i più caldi sostenitori della riforma della Costituzione del 1812, fu chiamato a far parte del comitato misto incaricato di modificarla, e firmò, con gli altri membri, il progetto di riforma degli articoli fondamentali, presentato alla Camera dei comuni il 2 giugno 1848. Si oppose a che venissero limitate le facoltà del potere esecutivo prima della emanazione delle leggi di pubblica sicurezza (tornata del 26 aprile); appoggiò il principio della libertà di stampa, ma sostenne, nello stesso tempo, che fossero prese le più ampie cautele contro gli abusi che potevano nascerne (tornata del 6 aprile); difese le tradizionali prerogative siciliane, ma fu contrario alla mozione presentata dal deputato B. Venturelli proponente l'allontanamento dai loro posti dei non Siciliani che non avessero risieduto venti anni in Sicilia, o quindici anni se con moglie siciliana (tornata del 2 giugno). Fu anche sostenitore di una maggiore intesa con le regioni del continente e appoggiò l'invio di rappresentanti alla Dieta di Roma, di cui allora si discuteva, per una federazione italiana (tornata del 5 maggio). Fu presidente della commissione incaricata dell'esecuzione, nel distretto di Messina, del decreto, discusso alla Camera dei comuni il 27 dicembre, con cui fu imposto alla Sicilia un mutuo di un milione di onze.
Domata la rivoluzione, fu tra i deputati che rifiutarono di sottoscrivere la ritrattazione dell'atto di decadenza dei Borboni dal trono di Sicilia, votata il 13 aprile, e dové quindi rifugiarsi a Malta. Ritorno in Sicilia dopo lo sbarco dei Mille, morendo subito dopo a Palermo il 6 sett. 1860.
Scrisse una Memoria per il Monistero di S. Nicolò l'Arena di Catania contro molti cassinesi, Palermo 1823.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, R. Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale del Re, Polizia, filza 58, doc. 373 (22 marzo 1825); filza 88, fasc. 146, doc. 1241 (4 genn. 1827); filza 652, docc. 7303 e 7304 (s. d., ma 1850); filza 659, doc. 29 (s. d., ma 1859); Biblioteca comunale di Palermo, Stampa del 1848, F. V. A - 14, n. 7B; Giornale Costituzionale, Palermo, 15 dic. 1820; A memoria non peritura dell'avv. A. A., Palermo s.d.; Le Assemblee del Risorgimento, Sicilia, I, Roma 1911, pp. 44, 73, 124, 414, 746-747, 749 e passim; R. Pio, Esatta cronaca dei fatti avvenuti in Sicilia e preparativi di rivoluzione pria del 12 gennaro 1848, pubblicata in Il Risorgimento ital., VII (1914), p. 5; O. Lucifora, Ricordi della rivoluzione siciliana dell'anno 1848, in Memorie della rivoluzione siciliana dell'anno 1848 pubblicate nel 50°anniversario del 12 gennaio, I, Palermo 1898, p. 41; F. Brancato, L'Assemblea siciliana del 1848-49, Firenze 1946, pp. 85, 103.