AGUSTÍN (Augustinus), Antonio
Giurista e storico spagnolo. Nacque a Saragozza il 25 marzo 1517 da Antonio vcecancelliere del regno d'Aragona. Dopo aver studiato filosofia ad Alcalà si diede allo studio delle leggi in Salamanca. Volle quindi perfezionarsi nelle università italiane, e fu a Bologna (1535) e a Padova (1538). Poi tornò di nuovo a Bologna e di lì passò a Firenze, frequentando biblioteche e studiando codici. Nel 1541 era già dottore in utroque. La sua carriera letteraria incominciò a Venezia nel 1543, quando, giovandosi delle collazioni del manoscritto fiorentino del Digesto prese a pubblicre gli Emendationum et opinionum libri, in cui la cultura giuridica si accompagnava già mirabilmente alla umanistica. Fu subito apprezzato in larga cerchia. Passato a Roma nel 1544 fu, su proposta di Carlo V, nominato uditore di Rota. Il nuovo ambiente fornì ulteriore alimento alla sua dottrina. Nel 1554 fu ambasciatore del papa in Inghilterra per le nozze tra Filippo II e la regina Maria d'Inghilterra. Nel 1556 fu mandato a Vienna per trattar la pace tra Filippo II e Ferdinando I d'Austria. Dopo così onorevoli incarichi gli si schiuse la via delle prelature. Il 15 dicembre 1557 fu nominato vescovo di Alife: l'8 agosto 1561 di Lérida: il 17 settembre 1576 di Tarragona. Nel 1561 aveva preso parte al concilio di Trento, propugnatore di riforme ma non nel senso voluto da Bartolomeo di Carranza. Ma soprattutto fu mirabile l'opera svolta con indirizzo storico, sia nel campo del diritto romano, sia nel campo del diritto canonico. I romanisti debbono a lui la prima edizione della Juliani antecessoris epitone novellarum (1567), il trattato de nominibus propriis Pandectarum (1579), delle Emendaciones a las leyes romanas (1580), le De diversis regulis antiqui iuris explanationes (1581), il trattato De legibus et senatusconsultis Romanorum (1583) ed altre monografie ad Modestinum, ad Adrianum, ad edictum perpetuum, ecc. Ancor più gli debbono i canonisti. Chiamato infatti da Paolo V fra i correctores romani del Decreto di Graziano, egli si diede cura di compiere diligentissime indagini sulle più antiche fonti del diritto della Chiesa e ne trasse materia per molteplici lavori. Al progetto di una collezione dei concilî da lui concepito fin dal 1557 non poté dar esecuzione. Ma gli fu dato più tardi di pubblicare le Antiquae collectiones decretalium 1576, i Canones poenitentiales (1581), il De quibusdam veteribus canonum iudicium et censura (1581), i quaranta dialoghi De mendatione Gratiani (1587), ecc., opere sempre fondamentali per la ricchezza delle informazioni e per la finezza della critica. Né sono da trascurare i cinque libri Constitutionum provincialium tarraconensium (1580) e le Constitutiones provinciales et synodales tarraconenses (1584) benché d'interesse meno generale. Sotto l'aspetto dogmatico parvero già indispensabili l'Epitome iuris pontificii veteris (1587) e le Institutiones iuris pontificii. Alla pratica soccorse con una pregiata Epitome decisionum rotalium (1584). Fu anche benemerito della filologia con le note a Varrone (1557) ed a Sesto Pompeo (1561), della numismatica con le sue Familiae romanae quae reperiuntur in antiquis nomismatibus (1577) e coi suoi dialoghi De las medallas, inscriptiones e otras antiguedades (1587); dell'araldica col dialogo De las armas. Fu infine bibliofilo e bibliografo: della sua ricca biblioteca buona parte è ancora nella biblioteca dell'Escuriale. Ben scorgeva l'Agustín i rapporti che legano le varie discipline, e con occhio lungimirante seppe sfuggire al pericolo di visioni troppo unilaterali. Stava preparando una edizione delle opere di Isidoro da Siviglia, quando la morte lo colse il 3I maggio 1586. L'opera sua conteneva tanti germi vitali, che ancor sulla fine del sec. XVIII a Lucca (1772) pareva opportuna una intera ristampa di essa. Nel 1814 a Parma videro la luce certe sue epistole latine, non prive di eleganza.
Bibl.: Schott, Laudatio funebris... Antonii Augustini in Gallandi, De veteribus canonum collectionibus dissertattionum sylloge, Magonza 1750; Maassen, Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts im Abendlande, Graz 1870, pp. XXX-XXXIV.