ALABANTI, Antonio (Antonio di Labante)
Nacque da Protasio nella prima metà del XV secolo a Bologna, nella cui università si addottorò nel febbraio del 1463, dopo essere entrato nell'ordine dei servi di Maria. Fu varie volte priore nel convento della SS.ma Annunziata dal 1477 fino al 1485; insegnò all'università teologica fiorentina dal 1466; fu pure reggente degli Studi a Bologna, insegnò all'università di Padova e, per tre anni, in quella di Pisa.
Già celebre come studioso, fu eletto vicario dell'Ordine nel capitolo di Vetralla del 25 maggio 1485 per la rinuncia del generale Cristoforo Tornelli, che però conservò il titolo fino alla morte, avvenuta il Io luglio dello stesso anno. L'A. divenne quindi generale, carica che nei successivi capitoli del 1488, 1491 e 1494 gli fu riconfermata. Fu amico fidatissimo dei Medici, che consigliò sempre saggiamente; il 9 nov. 1494 salvò i figli di Piero, Lorenzo e Clarice, durante la rivoluzione che li cacciava da Firenze.
I suoi meriti nei confronti dell'Ordine furono grandissimi. Nel 1490 riuscì a ottenere il convento di S. Paolo di Candia, abbandonato per circostanze di guerra, e vi mandò come suo vicario p. Bartolo Novello. Ottenne che il procuratore generale servita predicasse due volte l'anno nella Cappella Pontificia. Ma soprattutto alle sue insistenze si dovette la concessione all'Ordine, da parte di Innocenzo VIII, del rinnovamento di tutti i privilegi, ottenuti dalla Santa Sede nei diversi secoli, mediante la grande bolla detta "Mare Magnum" del 27 maggio 1487.
Anche fuori d'Italia la sua opera fu instancabile. Si adoperò per far tornare all'unione i religiosi francesi, separatisi dopo Urbano VI, e, unico dopo s. Filippo Benizi, visitò nel 1486 i conventi delle regioni di lingua tedesca, provvedendo alla loro riorganizzazione; nello stesso anno, inviò visitatori presso i monasteri spagnoli. Dopo la scoperta dell'America, dispose che i religiosi da lui dipendenti si preparassero a partire subito per le nuove terre. Una delle sue maggiori benemerenze fu l'aver fatto pubblicare nel 1492 le opere del filosofo servita Urbano da Bologna (cfr. L. Hain, Repertoriurn bibliographicum, II, 2, Milano 1948, n. 16097).
La morte lo colse improvvisamente l'8 dic. 1495; una tradizione non comprovata da documenti sostiene che egli sia stato fatto avvelenare da Ludovico il Moro, a causa della sua devozione alla famiglia Medici.
Fonti e Bibl.: A. Giani, Annales S. Ordinis F.S.B.M.V., I, Lucae 1719, pp. 271, 515, 546, 571, 584 s., 586 s., 592, 594 s., 596, 597, 598, 599, 611, 614, 626, 627, 630; Monumenta Ordinis Servorum S.M., I, Bruxelles 1897, p. 13, 14, 115 s., 118, 119 s., 121, 123, 126, 128, 143, 157, 160, 170, 171, 206; M. Heimbucher, Die Orden und Kongregationen der Katholischen Kirche, I, Paderborn 1896, p. 473; Series Chronologica Priorurn Generalium Ordinis Servorum B.M. V., Roma 1893, pp. XI-XII; G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1927, pp. 143, 296, 299, 341, 559, 574, 577, 594, 596; A. M. Rossi, Serie cronologica dei Rev.mi Padri Generali dell'Ordine dei Servi di Maria, Roma 1952, pp. 33-34.