ALLIEVI, Antonio
Nato a Segrano (Greco Milanese) il 28 febbr. 1824, da famiglia contadina, si laureò in giurisprudenza presso l'università di Pavia. Insegnò privatamente a Milano filosofia del diritto, economia politica e diritto commerciale. Durante l'insurrezione milanese del 1848, si affiancò ai patrioti che professavano idee repubblicane e mazziniane. Il suo nome, infatti, figura nella lista dei collaboratori ordinari della Voce del Popolo, organo del partito unitario milanese, che combatté il decreto di fusione col Piemonte, aderendo alla protesta mazziniana contro di esso. Tornati gli Austriaci a Milano, nell'agosto 1848, l'A. si rifugiò a Firenze, dove collaborò con R. Griffini al giornale democratico La Costituente Italiana. In seguito all'amnistia concessa dall'Austria ai profughi lombardi, rientrò a Milano nell'inverno 1849 e riprese l'insegnamento privato; ma, nel marzo 1850, la polizia austriaca gli proibì di continuare le lezioni. Amico di C. Tenca, G. Carcano, E. Visconti-Venosta, C. Giulini, frequentò il salotto di casa Maffei; nella scissione di tendenze, che, nell'inverno 1849-50, si determinò tra i liberali milanesi, prese posizione nel gruppo moderato, che, opponendosi alle azioni violente preparate dalle società segrete, sosteneva la necessità di mantenere vivo il sentimento nazionale e di resistenza, con gli studi, le pubblicazioni e l'agitazione delle idee. Con questo programma di ricostruzione intellettuale e morale, il 6 genn. 1850 uscì il Crepuscolo, diretto da O. Tenca, del quale l'A. fu assiduo collaboratore, occupandosi di questioni economiche, strettamente connesse col risveglio politico, nella scia delle teorie diffuse dal Romagnosi e dal Cattaneo. Notevoli le sue trattazioni sui benefici del credito agrario e l'utilità delle Casse di Risparmio.
All'inizio del 1854, sposò Fanny Bonacina, vedova del mazziniano G. Spini, ma accesa sostenitrice della monarchia sabauda: ella contribuì a orientarlo verso un programma che faceva capo a una dinastia e a un esercito nazionale. Nel febbraio 1857, ai funerali di E. Dandolo, pronunciò un discorso, in seguito al quale, per tema di rappresaglie austriache, si trasferì a Torino. Qui fu addetto al gabinetto del Cavour, il quale, nel maggio 1859, lo incluse nella Commissione consultiva di Lombardi, presieduta da C. Giulini, creata per predisporre i primi decreti amministrativi che il governo sardo avrebbe emanato entrando in Lombardia. Rientrò a Milano col commissario regio; collaborò attivamente alla Perseveranza, giornale monarchico liberale unitario, uscito il 20 nov. 1859 per iniziativa di C. Giulini e C. Correnti, e di questo giornale poi tenne per alcuni anni, dal 1861, la direzione.
Nel 1860 ricoprì la carica di capo divisione nel ministero delle Finanze, poi fu referendario al Consiglio di stato; entrò nel parlamento subalpino come deputato cli Barlassina (25 marzo 1860), e poi in quello italiano come rappresentante di Desio (21 gen. 1861-29 ott. 1866, salvo una breve interruzione dal 18 luglio al 14 ag. 1864). Liberato il Veneto, fu inviato come commissario regio a Rovigo e successivamente come prefetto a Verona (1867-1871). Tornato nella capitale, diresse la Banca Generale di Roma, divenendo uno dei maggiori esponenti del mondo finanziario italiano: ma la crisi bancaria della fine del secolo non risparmiò la Banca Generale, che, nel 1894, fu messa in liquidazione. Fu rieletto in parlamento (21 gen. 1877) dal collegio di Macerata; il 12 giugno 1881 fu nominato senatore.
I suoi interessi furono prevalentemente rivolti a problemi economici e finanziari; amico e seguace di Crispi, durante la sua carriera politica si occupò e discusse di tariffe daziarie, imposte, credito fondiario, ma, soprattutto, dell'ampliamento delle reti ferroviarie. Fu presidente della Società delle Ferrovie del Mediterraneo e membro del consiglio amministrativo della Ferrovia del Gottardo. Morì a Roma il 29 maggio 1896.
Resta fondamentale il suo scritto: La Cassa di Risparmio in Lombardia, Studio economico, Milano 1857 (in Annali universali di statistica, CXXX, pp. 46-128, 237-253; CXXXI, pp. 21-53).
Bibl.: In morte del senatore A. A., Commemorazioni, Roma 1896; Scritti editi e ined.... di G. Mazzini, XXXV, p. 142; XLII, p. 174; XLIX, p. 259; Appendice, IV, p. 247; I. Massarani, C. Tenca e il pensiero civile del suo tempo, Firenze 1907, pp. 82, 245 s., 248-50, 264, 277; R. Bachi, Storia della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (1823-1922), Roma 1923, pp. 10, 11, 15; G. Visconti-Venosta, Ricordi di gioventù, Milano 1926, pp. 81, 134, 139, 145, 306, 332, 399 e passim; F. Ercole, Lettere di L. Manara a Fanny Bonacina Spini, Roma 1939, pp. 20, 24, 27-32, 38 e passim; G.De Biase, Il problema delle Ferrovie nel Risorgimento ital., Modena 1940, p. 189; R. Moscati, Le scritture della Segreteria di Stato degli Affari Esteri del Regno di Sardegna, Roma 1947, I, p. 48; E. Piscitelli, Figure di grandi banchieri italiani: A. A., in Bancaria, XIII (1957), pp. 1032-1036; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, pp. 40 s.