ARCIONI, Antonio
Nato a Corzoneso (Bellinzona) nel 1810 da una vecchia famiglia ticinese, nel 1832 era andato a combattere in Portogallo e Spagna a fianco dei costituzionali, ottenendo il grado di sottotenente e la croce di Isabella la Cattolica. Tornato in Svizzera verso il 1844, nel '47 partecipava, come capitano nel 30 battaglione Cacciatori, alla guerra del Sonderbund.
Nel 1848, scoppiata l'insurrezione in Lombardia, l'A. prese subito parte alla guerra italiana. L'apporto dei volontari ticinesi - come l'A. - fu pronto ed efficace. Per lingua, cultura, tradizioni, si sentivano lombardi, fieri di appartenere alla Confederazione svizzera verso la quale il loro lealismo non era da mettere in dubbio, ma legati anche alla lotta contro l'Austria da una fraternità regionale, oltre che da ideali liberali e democratici. Partito da Chiasso all'alba del 19 marzo, l'A. varcò le Alpi con una colonna di Ticinesi e Comaschi; tra i volontari, erano il colonnello Natale Vicari, V. Vela, G. B. Dottesio, Emilio Morosini, A. Repetti. A Como, dopo uno scontro vittorioso con truppe austriache che tentavano di impedirgli il passo, accresciuto il contingente, l'A. mosse il 23 per Milano. Qui, tutti i volontari furono posti sotto il comando del generale Allemandi, che li divise in quattro colonne, comandate rispettivamente da L. Manara, l'A., Longhena, Thannberg. La colonna A. si distinse in numerosi combattimenti nel Trentino e in Tirolo. Il 1° aprile l'A. era a Brescia, il 4 a Salò, l'11 a Tione, e di lì si spinse sino a Castel Toblio e a Stenico, dove si unì a Manara. L'arrivo di nuove forze austriache, la carenza di munizioni e approvvigionamenti, nonchè l'incertezza del comando dell'Allemandi (che era incapace di dominare la frattura tra il progetto d'operazione per i Corpi franchi, approvato il 6 aprile dal consiglio di guerra di Montichiari, e le successive modifiche operative, sia provocate dal comando sardo sia causate dallo stesso sviluppo della situazione), costrinsero la colonna dell'A. a ritirarsi, tra il 20 e il 21 aprile, per operare un concentramento di tutte le truppe franche verso Brescia. Assai vivace fu lo scontento dei volontari. In seguito a dissensi coll'Allemandi l'A. tornò in Svizzera; la lunga serie di accuse e recriminazioni che ne originò, al di là di singoli appunti, rifletteva il contrasto di fondo tra guerra regia e guerra di popolo.
Nell'ottobre 1848, scoppiato il moto insurrezionale della Val d'Intelvi, organizzato da Mazzini, a capo di una colonna di volontari (molti erano disertori del resercito austriaco, ed erano stati raccolti e armati dal Comitato dell'Emigrazione italiana di Lugano) l'A. partì il 28 per portare aiuto agli insorti. Un'altra colonna era guidata dal D'Apice. La colonna si impadronì di Blenio, Chiavenna ed altri luoghi militarmente importanti, mentre gli msorti tentavano di unirsi ai volontari. Ma l'arrivo di rinforzi austriaci comandati dal Latour, e i dissensi scoppiati tra l'A. e il D'Apice costrinsero i volontari a ritornare, il 31 ottobre stesso, nel territorio dei Canton Ticino.
Al principio del '49 l'A., con altri Ticinesi, corse alla difesa di Roma. Il 18 marzo 1849 il Comitato esecutivo della Repubblica romana gli dette il comando della Legione dell'emigrazione italiana (Legione italiana) e l'incarico di organizzarla; alla fine di aprile, la Legione aveva un effettivo di circa 600 uomini su 8 compagnie. Nel combattimento del 30 aprile a Porta S. Pancrazio meritò l'elogio di Garibaldi. Il 4 maggio, per dissensi dell'A. col generale Bartolucci, la Legione veniva aggregata alla I brigata Garibaldi. In seguito a una contestazione del grado di generale, il triumvirato lo riconfermava all'A., e il 5 maggio lo incaricava di organizzare e comandare le "Bande Nere" nelle province, che avevano il compito di disturbare il nemico. L'A. si recava perciò prima a Civita Castellana, quindi a Macerata, Camerino, Spoleto, Perugia, Temi e Narni, raccogliendo un contingente di 685 uomini, che prendeva il nome di 1° battaglione dell'XI reggimento di linea. Il 10 giugno, alla testa dei suoi soldati, l'A. rientrava in Roma, e si distingueva nei combattimenti ai Parioli (12 giugno), a Ponte Milvio (13, 14, 15 giugno), a Porta S. Pancrazio. Il 24 giugno rientrava il 20, battaglione delle Bande. Riuniti ambedue sotto il nome di "Legione Arcioni" e divisi in 8 compagnie, nei combattimenti della notte dal 25 al 26 giugno meritarono ancora l'elogio di Garibaldi. L'A. e la sua legione continuarono a combattere sino al 30 giugno quando, proclamata impossibile la difesa della Repubblica, l'A. lasciò Roma.
Tornato in Svizzera, l'A. continuò la sua attività antiatistriaca, fomendo, d'accordo col Mazzini, armi ai Lombardi, facilitato in ciò dai suoi commerci in legname. Dagli informatori austriaci, insieme all'Airoldi, al Polani e allo Stoppani, era segnalato come uno dei capi del movimento democratico nella zona di Bellinzona. Dal 1855 al 1859 rappresentò il circolo di Malvaglia (Bellinzona) al Gran Consiglio. Mori a Dongio (Bellinzona) il 21 nov. 1859.
Fonti e Bibl.: L'importanza della Partecipazione dell'A. alle azioni militari, durante le insurrezioni lombarde del '48 e la Repubblica romana, fa sì che cenni e notizie su di lui siano sparsi nella nume sa documentazione e bibliografia relativa agli avvenimenti. Sufficienti, per un primo inquadramento: Relazione officiale delle operazioni militari dei gen. Allemandi nel Tirolo, Milano 1848, passim; Relazione non officiale della spedizione militare in Tirolo e specialmente delle operazioni della colonna Arcioni, Italia, maggio 1848; M. N. Allemandi, I volontari nella Lombardia e nel Tirolo, l'aprile del 1848, Cenni storici, Berna 1849, pp. 8, 22. 24, 32, 35 e passim; C. Pisacane, Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49, Roma-Milano 1906, pp. 64 ss.; E. Dandolo, I volontari e i bersaglieri lombardi, Milano 1917, pp. 25 s.. 51, 54-58;C. Cattaneo, Epistolario, a cura di R. Caddeo, I, Firenze 1949, pp. 233, 362 ss., 367 ss.; Id., Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, Firenze 1949, p. 212 e passim; Ediz. naz. degli scritti... di G. Mazzini, Epistolario, XXXVII, pp. 73 s., 77 s., 88, 114; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana, Milano 1880, III, p. 84; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano 1887, pp. 156,165, 220, 222 e passim; G. Bruzzesi, La Legione dell'emigrazione italiana e le bande nelle provincie, nella difesa della Repubblica Romana, Roma 1899, passim; R. Manzoni, Vincenzo Vela, Milano 1906, pp. 81, 86; L. Marchetti, Il Trentino nel Risorgimento, Milano 1913, 1, pp. 121 ss., 127 e passim; II, p. 155; G. Leti, La rivoluzione e la repubblica romana, Milano 1913, pp. 268. 324, 376, 410; S. Monti, Pagine di storia comasca contemporanea (821-1859), Como 1917, pp. 38. 45, 47, 50 ss. e passim; E. Pometta, L'Austria e il Canton Ticino nel 1855, in Il Dovere, 21 ag. 1923; R. Rogora, L'esilio di C. Cattaneo nel Canton Ticino, in Arch. stor. della Svizzera Italiana, VIII, 5 (1930). pp. 176, 189; E. Pometta, Il Canton Ticino e l'Austria negli anni 1848-49, ibid., VIII, 5 (1930), p. 34 e passim; O. Greppa, Di una relazione del col. N. Vicari... sulla colonna dei volontari Ticinesi..., ibid., XIV, 10 (1935), pp. 185-190, 195; G. B. Biondetti, Volontari ticinen nel Risorgimento, Milano 1942, pp. 25 s., 29; E. Pometta, Pagine di storia ticinese, Modena 1943, pp. 19, 29; G. Ferretti, Italia e Svizzera nel 1848, Firenze 1946, pp. 83 ss., 133; A. Zieger, Le operazioni dei Corpi Franchi nel 1848, in Il 1848 nella Storia italiana ed europea, a cura di E. Rota, Milano 1948, II, pp. 859 s., 863, 865 ss., 874, 876 s., 880 ss., 892.