BARBERINI, Antonio
Nacque a Firenze il 10 nov. 1494 da Francesco e da Marietta Miniati. Impegnato fin da giovane nell'azienda commerciale patema, fu il solo tra i suoi numerosi fratelli, da eccezione forse di Nicolò, peraltro assai più cauto nel manifestare i propri orientamenti antimedicei, ad impegnarsi, oltre che nel commercio, anche nella vita politica del suo tempo. Proprio dalla corrispondenza con Nicolò, che dal 1515 dirigeva l'agenzia di Pera dell'azienda familiare, si ricavano le prime notizie sul B. e sulle sue simpatie politiche. Ma, oltre ai rari cenni di questo carteggio, la prima notizia su un esplicito impegno politico del B. risale all'aprile del 1527, auorché, secondo la testimonianza del Varchi, egli fu tra i protagonisti dei moti che provocarono la cacciata dei Medici da Firenze, partecipando all'occupazione del palazzo della Signoria ed esercitando la funzione di aiutante del gonfaloniere Nicolò Capponi. In seguito, però, il B. non dovette compromettersi troppo con il regime repubblicano, se con la restaurazione dei Medici poteva ottenere il 10 sett. 1531 la carica di vicario di Fiorenzuola, che egli del resto cedette ben presto al fratello Maffeo (1506-1572) per potersi trasferire a Roma ed occuparsi lì degli affari dell'azienda familiare.
Da questo momento la vita del B. fu tutta presa da viaggi commerciali in varie città italiane, intervallati da frequenti soggiorni a Roma. In particolare va ricordato un suo viaggio a Palermo nel 1531, per trattare l'acquisto di grano per il rifornimento di Firenze, missione facilitata dalla mediazione di Clemente VII. Il B. ruppe i rapporti con la città natale nel 1537, allorché, ucciso Alessandro de' Medici, con la salita al potere di Cosimo, il governo della città si caratterizzò ancor più nettamente come un regime s;gnorile. Da allora non fece più ritorno a Firenze.
Nel 1540 il B. è a Ravenna e a Venezia, divide con Benedetto Varchi una casa a Bologna; nel 1542 è occupato a Viterbo e a Perugia e nel 1543 risiede ad Ancona. In tale vita vagante egli continuò ad essere legato di amicizia ad alcuni eruditi e letterati di origine fiorentina, come, oltre al Varchi, Manetto Manetti, Vincenzo Borghini, G. B. Busini, Bartolomeo Cavalcanti. Ebbe rapporti con il toledano Ambrogio Nicandro e con Mariano da Chio, che gli dedicò una Theorica introductio seu primordium in astrologiam;un ignoto autore gli dedicò un Sacrae Theologiae compendium (ms. Barb. Lat.994, della Biblioteca Vaticana); certo il B. ebbe interessi di uomo colto come attestano le sue lettere che spesso alle richieste di spedizioni di stoffe e mercanzie intercalano quelle di libri e di dipinti.
Dal 1544 al 1546 il B. si spostò da Roma a Bologna e ad Ancona. In quegli anni era tra i familiari del card. Nicola Ardinghelli, e a questa amicizia egli attribuirà l'essere stato considerato un fuoruscito antimediceo e quindi l'essere stato incluso tra coloro che il granduca perseguitava, come risulta da una lettera del 6 luglio 1555 (l'Ardinghelli era morto nel 1547) al fratello Nicolò, nella quale lamentava oscuramente anche di essere stato tradito dal cardinale. Nel 1546 il B. si recò, accompagnato da Francesco Serfranceschi, in un lungo viaggio commerciale, durato fino all'anno successivo, nel corso del quale si fermò a Lione, a Parigi, ad Anversa e a Londra. Dal 1547 al 15 51 fu in Italia, soprattutto ad Ancona. Nel 1552-53 viaggiò tra Padova e Venezia e quindi tornò ad Anversa. Degli anni dal 1555 al 1557 è un nutrito fascicolo di lettere che il B. inviò a Piero Strozzi, prima in Francia e poi di nuovo in Italia dopo l'esito disastroso della guerra di Siena; in tali lettere egli fornisce minute informazioni della situazione politica. Ma seppure furono questi rapporti con lo Strozzi a includerlo ormai tra gli avversari dichiarati di Cosimo, non pare tuttavia che il B. spingesse la sua collaborazione con i fuorusciti toscani oltre questa funzione di informatore, del resto limitata a notizie già largamente conosciute in Roma. Degli stessi anni è il htigio, iniziato dal B. nel 1555, con il fratello Nicolò, nel tentativo di ritirare dal capitale della società la propria quota, litigio che si risolse con sua insoddisfazione nel 1558, per l'opera mediatrice del fratello Carlo, il primogenito e quindi capo della famiglia. Il B. fu assassinato a Roma, in via Giulia, da quattro individui non riconosciuti (secondo le testimonianze del tempo, si trattava di sicari dell'ambasciatore toscano a Roma, Averardo Serristori) il 25 giugno 1559.
Dal pronipote Carlo, nel 1629, fu eretto al B. un monumento nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini in Roma con una scultura di Gian Lorenzo Bernini.
Fonti e Bibl.: Archivio Segreto Vaticano, Arch. Barberini, Documenti anteriori al Pontificato,busta 28, fascicolo: Antonio di Francesco;B. Varchi, Storia fiorentina, I, Firenze 1828, pp. 120-129, passim; P.Pecchiai, Un assassinio politico a Roma nel Cinquecento,in Archivì,Roma 1956, quad. 2 (le pp. 51-85 contengono un'appendice di documenti tra cui le lettere indirizzate a Piero Strozzi); Id., I Barberini,in Archivi,Roma 1959, quad. 5, pp. 109-113, passim.