BATTIBOVI, Antonio
Tipografo in Venezia sul cadere del secolo XV.
Della sua famiglia ci è ignoto fin anche l'esatto cognome, che nessun documento di archivio, né di Alessandria né di Venezia, ci ha tramandato. Il B., nelle tre sottoscrizioni che di lui ci rimangono, esprime il suo casato in tre forme diverse: Antonius Batibos; Antonius de Bactibobus; Antonius Bactibouis.I bibliografi italiani fanno appena cenno di questo tipografo e più che il suo nome non ci offrono; né maggiori notizie si ricavano dallo Scholderer. Del resto la sua attività fu cosi effimera e limitata, che poco si può anche ricavare dall'esame delle sue edizioni. E questo poco è quanto di sicuro si può riferire su di lui.
Il B. fu certamente di origine alessandrina, e da Alessandria dovette trasferirsi a Venezia, per imparare la nuova arte ed esercitarla nella metropoli degli editori e degli stampatori. Nel 1485 vi aveva una ben modesta bottega, che disponeva di una sola serie di caratteri rotondi (R 79) e pochi carangri greci (GR 79) analoghi a quelli usati in quel torno di tempo da Giovanni Rosso (Rubeus); il che potrebbe lasciar congetturare che il B. ottenesse in prestito dal Rosso i caratteri greci che gli occorrevano per le sue edizioni. I suoi prodotti noti sono, in ordine cronologico: Ovidius, Fasti, con il commento di Paolo Marsicano, 27 ag. 1485 (H. 12240); in Italia - secondo l'Indice generale degli Incunaboli posseduti dalle Biblioteche d'Italia: schede manoscritte - ne restano 21 esemplari. Il secondo prodotto fu: Persius, Satyrae, con il commento di Bartolomeo della Fonte, 17 sett. 1485 (H. 12725); di questa edizione sempre secondo l'Indice - in Italia esistono 8 copie. Ultimo prodotto del B. è il Tibullus, Elegiae, con il commento di Bernardino da Verona, 3 marzo 1485 (ma 1486). Non si può precisare il numero di copie esistenti in Italia, perché il censimento dell'Indice non va, per, ora, oltre la lettera R.
Dopo questa edizione il nome del B. non compare più: si può pensare che egli sia deceduto sul principio dell'anno 1486.
Vero è che lo Hain (n. 12728) cita una edizione del Persius, Satyrae, come stampata dal medesimo nel 1493: ma già lo Scholderer la qualificò come dubbia, e meglio oggi si potrebbe dire inesistente, ché i compilatori dell'Indice nonne hanno reperita copia alcuna in Italia, né se ne conoscono esemplari altrove esistenti. Ed è estremamente improbabile che tutta l'edizione sia andata dispersa; cosa possibilissima se si fosse trattato di un opuscolo popolaresco, di una grammatichetta, di un libro di comune lettura; ma non credibile trattandosi di un classico.
Nell'anno 1486 un consanguineo del B., Nicolò, pubblicò, con i medesimi caratteri R 79 e Gr. 79, un Lucanus, Pharsalia, con il commento di Nicolò Leoniceno; testo che pochi giorni prima (il 2 maggio) era stato pubblicato in Brescia da Iacopo, uno dei fratelli Britannici: il commento è originale, ma Nicolò arrivò a darlo in luce solo il 13 maggio. Questo dovette essere un grave colpo per il modesto tipografo veneziano, giacché due edizioni contemporanee della stessa opera difficilmente potevano trovare smercio, ai ricchi Britannici questo poteva esser facilmente tollerabile, non così forse al Battibovi. E dopo questo primo e non fortunato esperimento, Nicolò non sembra abbia proseguito.
Queste le quattro edizioni dei Battibovi: esse formano una serie omogenea di opere di classici - allora molto richiesti che non sfigurano, per correttezza, accanto a quelle dei più noti e più ricchi editori del tempo loro.
Bibl.: L. Hain, Repertorium bibliographicum, Stuttgardiae 1826-1836; V. Scholderer, Catal. of Books printed in the XV Cent. now in the British Museum. Part V, London 1929, pp. XXXVI, 404; Editori e Stampatori Italiani del '400, con prefaz. di R. Bertieri, Milano 1929, p. 42; E. Pastorello, Bibliografia…, Venezia 1933, p. 268.