BECCARIA, Antonio (Francesco da Pavia)
Francescano, considerato come beato dalla tradizione agiografica dell'Ordine, non sembra poter essere definito biograficamente al di fuori dei paradigmi di una agiografia tanto cospicua di dati miracolistici minuti, quanto vaghissima nella cronologia.
Se, come vuole questa tradizione, il B. appartenne alla celebre famiglia pavese - e sembrerebbe confermarlo il fatto che egli è noto come "Franciscus de Papia", avendo mutato il nome, all'atto dell'ingresso nell'Ordine, da Antonio in Francesco - la sua possibile data di nascita non dovrebbe cadere molti anni innanzi il periodo 1413-1418, anni in cui veniva definitivamente stroncata da Filippo Maria Visconti la ribellione di Castellino e Lancellotto Beccaria: il B. infatti avrebbe militato sotto lo stesso Filippo Maria per lo meno sino al 1421, data alla quale la tradizione lo vuole entrato a far parte dei minori.
L'ingresso nell'Ordine dovrebbe appunto cadere nel maggio 1421, sulla fede di notizie raccolte dal p. Agostino da Stroncone, che nella sua Umbria serafica riferisce una dichiarazione fatta dal B., morente di peste nel convento di Monteluco, presso Spoleto, nel 1454, al vicario provinciale Andrea da San Gemini, che si era recato a visitarlo: il B. avrebbe detto che il corso della sua vita era prossimo ormai a compiersi, avendo egli trascorso "in religione" trentatré anni e tre mesi (è evidente la conformità con la vita di Cristo). Poiché la morte del B. è tradizionalmente fissata all'agosto del 1454 (il 16 agosto), se ne può facilmente dedurre la data del suo ingresso nell'Ordine.
La prima e copiosa fonte di informazione sulla vita e sui miracoli del B. è rappresentata dalla cronaca conosciuta come Specchio dell'Ordine minore o Franceschina, che deve essere attribuita al p. Giacomo Oddi da Perugia, morto nel 1488 e quindi, almeno teoricamente, in grado di attingere alla immediata tradizione orale che sulla vita del B. si formò: le dichiarazioni dell'autore della Franceschina, in merito alla Vita del B. da lui inserita nell'opera, lasciano comunque intravvedere questa fase della raccolta di notizie per via orale, da confidenze del provinciale e di altri frati. Dalla Vita dell'Oddi dipendono largamente anche le altre narrazioni relative al B., quali quella di Mariano da Firenze, di Marco da Lisbona e, alla fine, dello stesso L. Wadding, per non parlare dello Jacobilli.
Prima di andare in Umbria il B. si sarebbe trattenuto in Verona nel luogo detto delle "Carote" (case rotte); in Umbria, in anni che non è possibile identificare, si sarebbe trattenuto tra gli eremi delle Carceri del Buon Riposo, di Porcaria, della Spineta e di Monteluco, avendo visioni e compiendo prodigi di ogni genere: dalla visione della traslazione in cielo dell'anima di fra' Ludovico Tedesco, alla rivelazione della volontà di Dio circa la necessità che gli osservanti abitassero alla Porziuncola, al miracolo della pacificazione di un lupo feroce, alla guarigione di una nobildonna Girolama da Spoleto, ecc.
Maggior consistenza sembra avere la notizia di una lettera del B. a Giacomo Primaticci da Bologna, vicario generale dell'Ordine nel 1446, in risposta ad una ingiunzione dello stesso vicario di pregare per il bene dell'Ordine. La lettera fu trovata in un codice della seconda metà del sec. XV dal p. Elpidio da Montegiove; il codice, già "nel convento di S. Maria degli Angeli presso Assisi, si trova oggi nella Biblioteca del Sacro convento in Assisi... è cartaceo, oblungo [sic!], numera 352 carte e la lettera... sta a tergo della carta 348" (cfr. Miscellanea francescana, I[1886], p. 96). La lettera sarebbe stata nota anche a Gabriele Rangoni, vescovo di Erlau, cardinale del titolo dei SS. Sergio e Bacco, che nel 1456 ne avrebbe fatta menzione in "una esortazione ai frati" (Vienna, Bibl. naz., cod. 3473, f. 224; cfr. P. M. Sevesi, p. 35)
In essa il B. narrava di essersi raccolto in preghiera per ingiunzione di Giacomo da Bologna e di aver avuto una visione nella quale si esortavano i francescani a non disperare della situazione dell'Ordine, che aveva "Iesu Christo per governatore protectore et defensore". Parimenti di tradizione agiografica è la notizia di un suo intervento - di preghiere - per la canonizzazione di s. Bernardino da Siena, intervento richiesto da Giovanni da Capistrano.
Come già detto, il B., colto dalla peste durante un'epidemia che devastava l'Umbria, spirò il 16 ag. 1454: è fama che, per sua intercessione, la regione fu liberata dal morbo. Nel 1640 le sue spoglie furono esposte nella chiesa di S. Francesco di Monteluco.
Fonti e Bibl.: Oltre alle notizie contenute nell'edizione della Franceschina, curata da N. Cavanna, Firenze 1931, con rinvio alle opere di Mariano da Firenze, A. da Stroncone, Marco da Lisbona, si veda P. M. Sevesi, B. Francesco da Pavia O. F. M. († 1454), in L'Italia francescana, XVI, 1 (1941), pp. 29-41, in cui è tuttavia da notare che le notizie relative ad un Francesco Beccaria, riportate a p. 41, sono da riferire al B. e desunte direttamente da Encicl. Ital., VI, col. 463; brevissima l'indicazione in Bibliotheca Sanctorum, II, col. 1002; per la posizione dei Beccaria a Pavia si veda F. Cognasso, Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 171 e 185.