BERGOLLI (Bergola, Bergolla), Antonio
Appartenente a famiglia di antica cittadinanza modenese, il B. nacque da Giovanni intorno all'anno 1465, ed ebbe un fratello maggiore, Giovan Maria, a favore del quale testò il 1°marzo 1522, ma che gli premorì (23 giugno 1528). Studiò nel seminario vescovile della sua città; ordinato prete, venne addetto al duomo, né mai conseguì maggiori dignità ecclesiastiche.
Morto nel 1506 (o pochissimo dopo) l'ottimo tipografo e libraio modenese Domenico Rocociola. nominando eredi i suoi tre nipoti ex frate, Antonio, Francesco e Geminiano, le sorti della stamperia e del negozio di vendita andarono sensibilmente peggiorando e i tre fratelli - divenuti opulenti commercianti "di grosso" e banchieri - decisero di vendere la libreria, mantenendo tuttavia in attività la stamperia. Con atto stipulato il 12 dic. 1519, il fondo librario veniva ceduto ai fratelli Bergolli per la somma di lire modenesi 1217 che gli acquirenti pagarono solo in parte, ottenendo per il residuo larga dilazione. I venditori accettarono l'obbligo di non aprire altra "appotecani librarie" per i sei anni successivi alla cessione, mantenendo però il diritto di stampare libri e venderli in proprio, purché fuori di Modena. Nel 1524. essi smobilitarono anche la tipografia e dal 1525 i fratelli Bergolli iniziarono a stampare in una bottega situata in quello stabile che fa oggi angolo tra la via di S. Eufernia e il corso del Duomo: almeno secondo la tradizione che conserva tutt'oggi questa famiglia modenese. Così come erano i soli librai, divennero anche gli unici tipografi della città. Per un ventennio circa Modena non avrà altri stampatori né altre botteghe di vendita di libri.
Non ci sono pervenute stampe dei Bergolli - se pur sono esistite - anteriori ad un Calmeri de pan de frumento,datato 25 sett. 1525, "per donno Antonio et fratello de Bergolli ". Questo primo prodotto qualifica tutta l'attività futura dei nuovi editori-stampatori: pubblicazioni di carattere statutario e municipale, pronostici, libretti popolareschi d'ogni sorta, da smerciarsi a prezzi infimi al popolo minuto; editoria che non richiedeva né forti capitali né impianti particolarmente notevoli. Eppure da questa modestissima tipografia doveva uscire una opera che non ha uguale nella storia della stampa modenese del Cinquecento e che il diarista Tommasino Lancillotti nota nel suo diario alla data del 22 marzo 1536: l'Opera nova chiamata duello del bolognese Achille Marozzo.
L'opera è effettivamente degna di memoria. Le sue ottantatre xilografie di diverse grandezze, attribuite, sia pure con qualche incertezza, all'intagliatore romano Francesco Barattini o al veneziano Giovanni Britto, ne fanno un cimelio ancor oggi ricercatissimo. è probabile che il conte Guido Rangone modenese, cui l'opera è dedicata, ne abbia sostenuto le spese, essendo molto improbabile che il B. avesse capitali sufficienti a compir l'opera.
Nel 1539 il B., ormai vecchio, vendette libreria e tipografia ad un Girolamo Tassoni modenese per la somma (invero esigua) di 434 lire e 14 soldi. Tale cifra veniva pagata inoltre con sole 100 lire in contanti e il resto nel termine di quattro anni.
Il B. visse ancora circa due anni, accudendo ai suoi doveri sacerdotali in duomo; nel 1541 il Lancillotti annota: "Domenica ad 4 septembre morì don Antonio de bergolli libraro prete modenese homo da bene e buon religioso… ".
Fonti e Bibl.: Modena, Arch. not., copie s.n., a. 1519; n. 666, 1° marzo 1522; Ibid., Not. Bartolomeo Mirandola, 5 febbr. 1539, I, 2, c. 162; Ibid., T. Lancillotti, Diarii, ms., I,2, p. 162; II,p. 72; VII, p. 25; XI, p. 108; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 236; p. Vicini, La stampa nella prov. di Modena, in Tesori delle Bibl. d'Italia; Milano 1932, p. 485; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina in Italia, Firenze 1953, p. 53.