BIANCHI, Antonio
Nacque a Calcinato (Brescia) il 13apr. 1878da Biagio e da Maria Zanetti. Laureatosi in agraria a Pisa, assunse ad inizio di secolo (e mantenne fino all'avvento del fascismo) la direzione della cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Brescia, che cumulò poi con quella di economia rurale presso la R. Scuola superiore d'agricoltura di Milano.
Da questa sede promosse iniziative in direzione della piccola proprietà, per lo svecchiamento delle colture attraverso, in specie, il contenimento della coltivazione del granoturco in rotazione con l'erba medica e il frumento marzuolo e per il riequilibrio oroidrografico, su scala regionale, secondo un razionale sviluppo del patrimonio forestale e la introduzione del sistema dei prati permanenti, legata all'incremento del parco bovini e dell'impianto di una larga produzione casearia (vedi la sua relazione al convegno sulla Legislazione forestale italiana nella sua applicazione, tenuto a Roma l'8 maggio 1914, pubblicata a Brescia nel 1914, che gli ottenne il consenso di A. Serpieri, allora direttore dell'Istituto superiore forestale nazionale).
Nell'immediato dopoguerra, per le riconosciute qualità tecniche - Miglioli lo ricorda come "il più noto e stimato uomo nell'Italia agricola per doti superiori di intelligenza, di competenza e di onestà" - fu chiamato ad assolvere funzioni arbitrali in alcune importanti vertenze sindacali nel settore della conduzione agricola a compartecipazione.
Oltre che per le consulenze prestate nelle vertenze agrarie del Bolognese, il B. è noto per aver fatto parte, insieme con A. Zoli e P. Ferrari, della "commissione ministeriale sui postulati dei contadini toscani". Questa, insediatasi il 12 dic. 1920, rese note, nel giugno 1921, alcune proposte che concludevano una controversia, apertasi nel marzo 1919, con le agitazioni delle leghe bianche, guidate da M. A. Martini, per la trasformazione della mezzadria in affittanza, proposte che l'Agraria contestò e che i mutamenti politici in atto insabbiarono.
Soprattutto il B. è ricordato però per la parte assolta nel lodo soresinese, che da lui prese nome di "lodo Bianchi".
Nel gennaio 1921 si era avviata la crisi dei rapporti contrattuali nelle campagne cremonesi, che, solo dopo l'occupazione, in giugno, delle cascine, da parte delle leghe miglioline, entrò nella fase della trattativa e si avviò a soluzione con l'insediamento, il 2 luglio, della commissione arbitrale presieduta dal B., coadiuvato da un rappresentante contadino, C. Del Bo, e da uno padronale, L. Morelli. Questa, entro il 10 agosto, depositava il testo del lodo in prefettura. Per l'interporsi della resistenza degli agrari, la lega bianca promuoveva (19 ottobre) una causa civile presso il tribunale di Cremona, il quale, il 9 novembre, sostituiva il proboviro Morelli con l'avvocato E. Quaini, e metteva la commissione in condizione, pubblicamente dal 15 novembre, di trasformarsi in collegio arbitrale ed iniziare, sulla base del lodo, l'esame dei singoli contratti contestati. Il ricorso, però, di lì a breve, dell'Agraria alla corte d'appello di Brescia provocò la revisione del lodo e la sostituzione della primitiva commissione con un'altra (L. Boldrighi, G. Zanotti, G. Azzolina) dai compiti più modesti e resa praticamente inefficiente dalla mutata situazione politica.
Come ha scritto Serpieri, che sembra sia stato, a suo tempo, consenziente alla sostanza del lodo, esso aveva significato "un tentativo di sostituire anche nella grande azienda capitalistica al rapporto di salariato un rapporto di cointeressenza agli utili dell'azienda"; ma segnò anche la conquista giuridicamente più avanzata che il Partito popolare avesse ottenuto alla propria base contadina, nel periodo della partecipazione ai governi postbellici, ed un esempio di convergenza nei fatti tra cattolici e socialisti riformisti, corrente questa di cui il B. era esponente ascoltato, anche se politicamente non attivo, così come lo fu poi del Partito socialista unitario. La sua attività principale era, e rimaneva, tuttavia, quella di "propagandista e organizzatore di istituzioni agrarie cooperative" e di consorzi di bonifica, attività che continuò anche dopo l'avvento del fascismo, e che, anzi, per il fallimento del consorzio agrario cooperativo di Valsabbino di Nozza, di cui era presidente, gli costò l'ammonimento, nel dicembre 1926, e quindi l'arresto, il 7 ott. 1927, tramutato, quattro giorni dopo, in invio al confino, con trasferimento, dal 24, nella residenza di Nuoro. Respinto, il 25 apr. 1928, il ricorso d'appello avverso la condanna al confino, otteneva, il primo agosto, la libertà condizionata. con divieto di far ritorno a Brescia. Si trasferì così a Milano. Essendogli stato restituito, per ragioni professionali, l'uso del passaporto, sembra che ancora negli anni '30 tenesse contatti con gli ambienti antifascisti di Parigi, specie con la sede della Confederazione generale del lavoro di rue La Fayette. Nel 1932-33, allentatasi, ormai, "per non aver dato luogo a speciali interventi politici", la vigilanza del regime, compì un viaggio in America. Morì a Milano il 27 ag. 1935.
Del B. si ricordano: Ai coltivatori di Esine, Brescia 1902; Appunti economici ed amministrativi sulle latterie sociali, in L. Morelli,Manuale del casaro, Milano 1909 (2 ediz. 1918).
Bibl.: G. Cremonesi,Il lodo B. è nullo, Cremona 1921; M. A. Martini,Le agitazioni dei mezzadri in provincia di Firenze, Firenze 1921, p. 81; S. Jacini,I popolari, Milano 1923, p. 69; L. Sturzo,Popolarismo e fascismo, Torino 1924, p. 37; A. Serpieri,La guerra e le classi rurali italiane, Bari 1930, pp. 317-322; G. Miglioli,Con Roma e con Mosca. Quarant'anni di battaglie, Cremona 1945, pp. 28-31; A. Caracciolo,Il trasformismo dei cattolici sulle questioni della riforma agraria, in Rinascita, XII(1955), pp. 87 ss.; Id.,Il Partito popolare e le lotte dei mezzadri, in Movimento operato, VII(1955), nn. 3-4, pp. 573-578; S. Jacini,Storia del Partito popolare italiano, Milano 1955, pp. 87-89 e 103-104; E. Zanoni,Sessant'anni di lotte del movimento sindacale cremonese (1893-1953), Cremona 1955, pp. 131-133; L. Preti,Le lotte agrarie nella Valle Padana, Torino 1955, pp. 468 s.; L. Gui,Il Partito popolare italiano e i patti agrari, Roma 1956, pp. 24 e 43-66; L. Arbizzani,Lotte agrarie in provincia di Bologna nel primo dopoguerra, in Le Campagne Emiliane nell'epoca moderna, saggi e testimon. a cura di R. Zangheri, Milano 1957, pp. 283-332, e specialm. pp. 318-323; G. Miglioli-R. Grieco,Un dibattito inedito sul contadino della Val Padana, a cura di A. Zanibelli, Firenze 1957, pp. XVI e 25-65; G. Trabucchi,Appunti sulla natura,sulla durata e sulla risoluzione del contratto bracciantile, in Riv. di diritto agrario, I(1958), pp. 97 ss.; A. Zanibelli,Le leghe bianche nel Cremonese (dal 1900 al lodo Bianchi), Roma 1961, pp. 67 ss ; A. Fappani, G. Miglioli e il movimento contadino,Roma 1964, pp. 262-269; R. De Felice,Mussolini il fascista. La conquista del potere (1921-25), Torino 1966, p. 545; G. De Rosa,Storia del movimento cattolico in Italia. Il Partito popolare italiano, Bari 1966, p. 204.