BISAGLIA, Antonio
Nacque a Rovigo il 31 marzo 1929 da Sante e da Santa Canato. Dopo le scuole elementari intraprese la strada per il sacerdozio, entrando nel seminario vescovile di Rovigo, dove frequentò le prime tre classi della scuola media e la quarta ginnasiale. Venuta meno l'originaria vocazione, nel corso dell'anno scolastico 1943-44 abbandonò il seminario, superando poi da privatista l'esame di quinta ginnasiale. Delegato diocesano della Gioventù di azione cattolica, nel settembre 1945 iniziò il liceo classico e contemporaneamente si iscrisse alla Democrazia cristiana.
Intraprese quindi la facoltà di giurisprudenza, ma più che dagli studi il B. era ormai attratto dall'attività politica. All'interno della DC si legò subito a Mariano Rumor, esponente di spicco nel Veneto del gruppo di Iniziativa democratica, formato da uomini della seconda generazione democristiana.
Il vasto e ramificato insediamento della DC nel Veneto offriva intanto al B. l'opportunità di conquistare le prime posizioni di potere. Nel 1955 venne nominato presidente della Cassa mutua provinciale dei coltivatori diretti, e l'organizzazione di questa categoria, la Coldiretti, divenne il maggior supporto della sua ascesa politica. Nel 1956 fu eletto al Consiglio provinciale di Rovigo e nominato capogruppo della DC in quell'assemblea. Nell'aprile 1958 fu chiamato a far parte del consiglio di amministrazione della SNAM, una società del gruppo ENI. Nel marzo 1959, allorché il gruppo di Iniziativa democratica, che aveva gestito la DC dopo la scomparsa di De Gasperi, si divise, il B. seguì Rumor nella costituzione di quello che sarà definito il gruppo doroteo.
Dirà a questo proposito lo stesso B.: "Perché sono doroteo? Intanto perché in quel momento non ho simpatia per Fanfani, lo ritengo l'uomo che cerca di monopolizzare il partito e lo gestisce in modo troppo personale. Poi c'è il legame politico con Rumor che sta emergendo. Infine c'è l'immagine che io ho dei gruppo doroteo in sé. In quella fase per me i dorotei rappresentano la gestione normale della DC, la normalità del partito rispetto ai fanfaniani che io considero una deviazione del partito in senso organizzativistico. E poi i dorotei rappresentano un momento stabilizzante, e una politica di maggiore equilibrio, di moderazione. Io sono un moderato" (Pansa, p. 89).
Nell'ottobre 1959, delegato al congresso nazionale della DC, il B. venne eletto per la prima volta nel consiglio nazionale del partito e l'anno successivo divenne segretario provinciale della DC di Rovigo. Nel 1961 ebbe il suo primo impiego fuori dall'attività di partito divenendo agente per Rovigo delle Assicurazioni generali di Venezia. Due anni più tardi, abbondantemente fuoricorso, conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'università di Padova.
Candidato nella circoscrizione di Verona-Padova-Vicenza-Rovigo, il 28 apr. 1963 il B. venne eletto alla Camera dei deputati con 35.011 preferenze. In Parlamento fece parte della commissione Lavori Pubblici e poi di quella Interni. Ma fu soprattutto alla vita di partito che, a Roma e nel suo collegio polesano, il B. continuò a dedicarsi con assiduità e sempre legato a Rumor. Quando questi, il 27 genn. 1964, divenne segretario politico della DC la carriera del B. ne trasse considerevoli benefici. Alla fine dell'anno, a seguito dei IX congresso democristiano., venne infatti eletto nella direzione del partito e nominato segretario organizzativo.
In tale incarico il B. ebbe modo di segnalarsi come politico abile e in grado di affermarsi definitivamente anche a livello nazionale. Organizzò nel 1965 l'Assemblea nazionale della DC svolgendovi un importante intervento; creò e diede impulso ai Gruppi di impegno politico, rivolti ad estendere la presenza democristiana nei luoghi di lavoro; rivolse una particolare attenzione ai rapporti con il mondo dell'imprenditoria pubblica e privata.
Oltre che al partito si dedicò in quegli anni ad un'intensa ed efficace attività in seno al gruppo doroteo: "Bisaglia - scrive il suo biografo - sarà fino in fondo "uomo di corrente", gran manovratore di fazioni e capo lui stesso di un feudo organizzato e potente" (ibid., p. 117). Come tale il B. subì le alterne sorti della corrente dorotea e, allorché questa registrò (X congresso, novembre 1967) un insuccesso, egli dovette abbandonare la segreteria organizzativa e, pur rieletto nella direzione, andò a dirigere l'ufficio per gli enti locali.
Alle elezioni del 19 maggio 1968 venne rieletto alla Camera per la medesima circoscrizione con 74.577 preferenze, più del doppio di quelle ottenute nel 1963. Dal 12 dic. 1968 al 6 ag. 1970 fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei tre successivi governi Rumor. Dal 6 ag. 1970 al 12 giugno 1973 fu sottosegretario al Tesoro nel governo Colombo e nel primo e secondo governo Andreotti. Alle elezioni del 7 maggio 1972 era stato intanto rieletto alla Camera per la medesima circoscrizione con 138.241 voti di preferenza.
Il 9 ag. 1972 fu nominato vicesegretario nazionale della DC, insieme con Ciriaco De Mita, essendo segretario politico Arnáldo Forlani. Tra i massimi esponenti dei gruppo doroteo, il B. fu in questa fase sostenitore di una politica di recupero dei rapporto con ilpartito socialista per il ritorno ad una coalizione di centrosinistra. Con il ritorno di Amintore Fanfani alla segreteria della DC, il B. lasciò la carica di vicesegretario ed entrò a far parte, come ministro dell'Agricoltura, del quinto governo Rumor in carica dal 14 marzo al 3 ott. 1974.
La sconfitta della DC al referendum del 12 maggio 1974 per l'abrogazione della legge sul divorzio (che aveva visto il B. impegnarsi tiepidamente in una battaglia che non condivideva), impose al partito stesso una riflessione autocritica, che investiva il ruolo della DC in una società profondamente mutata negli ultimi anni. Secondo il B., le ragioni del consenso alla DC, che per lungo tempo erano state prevalentemente ideologiche, non coprivano ormai più, da sole, tutto l'arco dell'elettorato democristiano. Occorreva allora che alla tutela dei valori espressi dal mondo cattolico la DC unisse la capacità di difendere gli interessi dei ceti medi diventati maggioranza sociale nel paese. Nei confronti del Partito comunista italiano il B. sosteneva la cosiddetta teoria delle "divergenze parallele" che non ammetteva possibilità d'incontro tra la DC ed il maggior partito d'opposizione.
Verso la metà degli anni Settanta, il B. emerse come il più autorevole esponente del gruppo doroteo, ereditando il ruolo che era stato di Rumor. Questa ascesa nel partito ebbe riscontro anche a livello governativo: per circa cinque anni, dal 23 nov. 1974 al 31 marzo 1979, egli fu titolare dell'importante ministero delle Partecipazioni Statali nel quarto e quinto governo Moro e nel terzo, quarto e quinto governo Andreotti. Il 20 giugno 1976 era stato rieletto per la quarta volta alla Camera dei deputati, riportando nella stessa circoscrizione 103.819 voti di preferenza.
Nel 1975, quale massimo responsabile politico delle Partecipazioni Statali, il B. fu oggetto di forti critiche per l'acquisto da parte dell'EGAM, l'ente di gestione per le attività minerarie e metallurgiche, di una partecipazione del 51% della società di navigazione Fassio. Tale operazione venne da più parti ritenuta censurabile dal punto di vista economico, giuridico e politico. Nel 1979, candidato al Senato per il collegio di Bassano del Grappa, il B. risultò eletto con 77.435 voti. Dal 4 ag. 1979 fu ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato nel primo e secondo governo Cossiga e nel governo Forlani fino a che, nel dicembre 1980, si dimise dalla carica in seguito alle accuse, rivoltegli da un senatore dell'opposizione di destra, di essere coinvolto in una vicenda di petrolieri evasori fiscali e di aver finanziato un'agenzia giornalistica di discutibile fama. Pur risultando infine assolto da tali accuse davanti ad un giurì d'onore, il B., lasciato l'incarico ministeriale, conobbe un periodo di declino politico.
Al congresso democristiano del 1980 appoggiò la candidatura Forlani in contrapposizione a quella De Mita, che risultò eletto segretario politico della DC. Ancora nel successivo congresso del 1982 fu tra i più aperti oppositori del segretario De Mita. Dopo questa serie di rovesci politici, il B. risali la china e fu grazie al suo appoggio che De Mita, cui venivano addebitate responsabilità per il risultato elettorale assai negativo ottenuto dalla DC nel 1983, poté rimanere alla guida dei partito. Alle elezioni politiche di quell'anno il B. era stato confermato nel seggio senatoriale riuscendo eletto per il medesimo collegio con 67.241 voti. Al Senato il B. venne eletto presidente del gruppo parlamentare democristiano e fu membro della commissione Esteri. Negli ultimi interventi politici ribadì le sue posizioni di chiusura nei confronti del partito comunista e la sua propensione ad una progressiva "laicizzazione" della DC.
Il 24 giugno 1984, nel corso di una gita in barca, fu vittima di un incidente ed annegò nel mare prospiciente Santa Margherita Ligure.
Fonti e Bibl.: G. Tamburrano, L'iceberg democristiano, Milano 1974, ad Indicem; G. Pansa, B. una carriera democristiana, Milano 1975; G. Galli, Storia della DC, Bari 1978, ad Indicem; F. Palladino, Se il PCI va al governo, Milano 1978, pp. 143-154; G.C. Galli, Il Piave democristiano, Milano 1978, ad Indicem; G. Chiarante, La Democrazia cristiana, Roma 1980, ad Indicem; Storia dei movimento cattolico in Italia, a cura di F. Maigeri, VI, Roma 1981, ad Indicem; M. Di Lalla, Storia della Democrazia cristiana, II (1953-1962), Torino 1981, ad Indicem; III (1962-1968), ibid. 1982, ad Indicem; P. Giuntella-P. Scoppola, La DC oggi, Roma 1982, pp. 50, 100-101, 111, 113; G. Galli, L'Italia sotterranea, Bari 1983, pp. 180, 194, 197; Il Veneto, a cura di S. Lanaro, Torino 1984, ad Indicem. Sul B. si vedano inoltre; Vita italiana, XIX (1969), n. 2, p. 100; F. Bartolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, Roma 1971, ad Indicem; I deputati e senatori del settimo Parlamento repubblicano, Roma 1976, ad vocem; Personaggi più, Milano 1982, ad vocem; I deputati e i senatori del nono Parlamento repubblicano, Roma 1983, ad vocem.