BON, Antonio
Figlio di Niccolò, nacque nel 1462. Nel 1497 fu inviato in Morea come provveditore e comandante della piazza di Modone, dove subì l'assedio turco, fattosi particolarmente drammatico nel settembre del 1499, quando gli Ottomani occuparono Lepanto. Agli inizi del 1500 lo ritroviamo a Venezia, provato fisicamente e moralmente dopo le asprezze dell'assedio. Riprese tuttavia l'attività pubblica: fu membro del Collegio e provveditore al Sale. Nel biennio 1507-08 fu podestà a Chioggia. Non resta alcuna traccia della sua attività sino al 1512: è assai probabile che la notizia riportata dal Sanuto di un periodo di quaranta mesi trascorso come prigioniero degli Imperiali debba riferirsi a tale epoca e cioè alla guerra della lega di Cambrai. Non è noto però in quale luogo e in quale circostanza il B. sia caduto prigioniero. Lo ritroviamo attivo nella vita pubblica nel settembre del 1512, quando fu deputato al Collegio sopra le Acque e, due anni dopo, allorché divenne uno dei provveditori della stessa magistratura. Nel biennio 1518-19 fu uno dei tre provveditori alle Biade, in un momento particolarmente delicato per quanto riguardava gli approvvigionamenti, resi difficili da una grave carestia e da un conseguente aumento dei prezzi del grano. Nell'aprile del 1519 entrò a far parte della zonta del Consiglio dei dieci e nell'anno seguente fu per tre volte (nel febbraio, nel maggio e nel luglio) uno dei capi dello stesso Consiglio. Fu nello stesso anno capitano a Verona ed entrò nuovamente a far parte del Collegio. Censore dal gennaio 1521, esercitò tale funzione sino allo scadere del mandato, nonostante tale magistratura fosse stata soppressa, mentre egli era ancora in carica, perché ritenuta superflua e forse pericolosa. Le funzioni del censore furono trasferite all'Avogaria di Comun, alla quale esse tradizionalmente spettavano.
Nel dicembre del 1521 fu nominato luogotenente in Friuli e fece il suo ingresso solenne a Udine il 3 giugno successivo. Gli toccò pertanto di dare esecuzione alle clausole del trattato stipulato tra Venezia e l'Impero il 29 luglio 1523, che prevedevano la restituzione alla Serenissima di alcune località del Friuli: in qualche caso dovette affrontare la resistenza delle popolazioni, che avrebbero preferito rimanere sotto la sovranità imperiale. Cessò dalla carica di luogotenente nell'ottobre del 1523. Morì nel 1525.
L'omonimia con Antonio Bon, figlio di Fantino, ha tratto in errore gli antichi genealogisti (Priuli, Capellari), i quali hanno fuso nella biografia di un solo personaggio gli avvenimenti appartenenti a due figure diverse.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de'patritii veneti, II, p. 79; Capi del Consiglio dei Dieci,Lettere direttori, b. 169, nn. 196-199; Segretario alle voci, reg. 8, pp. 23v, 93, p. 2 (quest'ultima nel fascicolo interno con nuova numerazione); Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV), G. A. Capellari-Vivaro, Il Campidoglioveneto, I, p. 182v; Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi fruttidel Maggior Consiglio, I, p. 109; M. Sanuto, Diarii, VII, XIIIXXIII, XXV, XXVII-XXXVII, Venezia 1881-1893, ad Ind.; Serie de' podestà di Chioggia, Venezia 1767, p. 57; L. e G. Amaseo-G. A. Azio, Diarii udinesi, in Dep.veneta di storia patria. Monumenti storici, s. 3, II, Venezia 1884-85, p. 266.