BROCCARDI, Antonio (Antonio di Pasquino da Volterra)
Nacque a Volterra nel 1367 da Pasquino di Guido, il quale nel 1363 appare fra i balestrieri della contrada di porta Selci e nel 1368 è nella lista dei Quattrocento che, in tempo di novità e di tumulti, dovevano essere armati. Pasquino morì verso il 1380, anno nel quale sono allibrati gli, "heredes Pasquini Guidi". Nel 1388 il B., che aveva ereditato dal padre alcuni possessi fondiari, tolse in moglie Agnola di Piero Fantozzi e si dedicò all'arte della Lana.
Il suo nome e la sua attività rivestono particolare interesse in quanto due libri di contabilità aziendale da lui tenuti sono giunti ai nostri giorni (sono conservati a Volterra nella Biblioteca Guarnacci, Fondo Maffei, VI, 1, 2). L'uno è il libro dell'E, o libro dei debitori e creditori: "in questo libro ischriverò io Antonio di Pasquino lanaiuolo da Volterra tutti e denari o vero credenzie ch'io farò di panni o d'altre merchatantie ed eziandio denari ch'io dovessi dare altrui chome achaderà. E questo libro si chiama e libro de l'E". Tale registro, che è un vero e proprio mastro, contiene scritture contabili che vanno dall'ottobre 1402 all'ottobre 1415, ma vi sono anche annotate ricordanze di carattere familiare di tempi diversi. L'altro libro, detto delle "alogliagioni", o anche dei "socci e lavoratori", è mutilo. Comincia a c. 33 (a. 1399) e termina a c. 70 (a. 1415). Concerne conti di mezzadri e di partecipanti a contratti di soccida. Le citazioni ricorrenti nei due codici rivelano l'esistenza di altri libri di contabilità: il libro del D e il libro dell'F, i quali si riferivano, in successione di tempo, ai conti dei lavoratori agricoli e dell'industria (cardatori, filatori, tessitori, tintori). Un altro libro, segnato con A, precedeva cronologicamente il libro dell'E, mentre un altro libro ancora, segnato con la lettera G, registrava i saldamenti dei conti non ancora estinti.
L'organizzazione contabile rispecchia la complessa e multiforme attività affaristica dei Broccardi. Nel campo dell'agric'oltura, egli non si limita al razionale sfruttamento dei propri terreni, che conduce a mezzadria, ma si occupa anche dell'allevamento del bestiame, in particolare ovino, che tiene a conto diretto e a soccida. La lana prodotta è da lui utilizzata nella manifattura dei Panni, dei quali cura un esteso traffico. Iscritto all'arte della Lana, è tra i lanaioli che hanno un proprio marchio di fabbrica. Produce panni albagi, panni fioretti e pannicelli, che rivende, sia nella bottega di Volterra, sia nel centri viciniori e soprattutto a Pisa. In questa città ha un proprio sensale, il quale, oltre a collocare i prodotti finiti, acquista anche, per conto del B., lana greggia di S. Matteo, indispensabile per la fabbricazione dei panni più fini. Èanche interessato per la metà in una pizzicheria gestita in Volterra da Bartolomeo di Antonio Colaini, al quale anticipa i capitali di esercizio.
Mercante capace e accorto, il B. riesce ad accrescere notevolmente le sue sostanze. Nel 1409 costruisce un palazzo in via Nuova, in contrada di S. Agnolo, e ivi si trasferisce con la sua famiglia. Al catasto del 1428 la sua portata è tra le più consistenti della città. Oltre a un ragguardevole patrimonio fondiario (case in Volterra e nel distretto, poderi e terre nelle pendici e nelle ville di Montecerboli, Gello, Villamagna e Leccia), egli dispone di grosse quantità di bestiame. Il bilancio dell'azienda laniera è largamente attivo, e il valsente o sovrabbondante delle somme portate a catasto è di fiorini 3317 s. 14.
II B. morì intorno al 1435.
Ebbe numerosi figli, ma solo due di essi Onofrio Felice (nato nel 1398) e Benedetto Ponziano (n. 1400), il quale si laureò in legge allo Studio di Bologna, gli sopravvissero e assicurarono la discendenza della famiglia. I Broccardi ebbero parte notevole nella guerra del 1472 contro Firenze. Benedetto fu dei Dieci di Balia e trascrisse i patti della resa di Volterra. I figli di lui, Bernardo e Piero, e i figli di Onofrio, Niccolò e Giusto, furono esiliati dai Fiorentini. 1 Broccardi si estinsero nel sec. XVII e le superstiti carte di famiglia finirono nell'archivio di casa Maffei.
È opportuno rilevare che il cognome si formò dopo la morte del B. o negli ultimi anni della sua vita. È stato affermato che un Nofri Broccardi fu uno degli ambasciatori eletti nel 1354 dai XII Difensori del popolo per recarsi a Pisa a rendere omaggio all'imperatore Carlo IV, e che il vescovo Roberto Adimari insignì il B. del titolo di conte di Montecerboli. Tali notizie, tratte da un ms. del secolo XVII, sono da ritenersi false. Nessun Nofri Broccardi esisteva nel 1354 e dalla documentazione d'archivio non risulta che l'Adimari avesse creato conte Antonio. Dalle libre e dai catasti affiora invece una significativa omonimia. In contrada di Porta a Selci vissero, nella stessa epoca, il B. e un altro Antonio di Pasquino, detto Conte, che non ebbe figli.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, 240, c. 391; 271, cc. 52, 930; Volterra, Archivio Storico Comunale, A, 18, 3, c. 32t.; D', 1, c. 4t.; G 16, c. 8; G 16b, c. 1t.; Volterra, Biblioteca Guarnacci, Fondo Maffei, VI, 1, 2; Documenti relativi alla città e al territorio di Volterra, in Rivista volterrana, 1876, p. 33, n. VI;P. Pagliazzi, Caratteristiche di gestione di una azienda del Medioevo, in Rassegna volterrana, XXI (1939), pp. 1-45; Notizie degli archivi toscani (n. 687: M. Luzzatto, Archivio Maffei), in Arch. st. ital., CXIV (1956), p. 681.