BULGARELLI, Antonio
Nacque a Modena il 17 sett. 1716 da Giovanni Andrea dal Cavezzo e da Giulia Carnevali Consorti, come si legge nell'annotazione del Registro dei battesimi n. 85 della parrocchia di S. Maria Pomposa, in una pagina controfirmata dal prevosto L. Muratori (citato dal Roncaglia). Ancora giovanissimo, ebbe come maestri due illustri musicisti modenesi: don A. M. Pacchioni e Innocenzo Gigli, maestro di cappella del duomo di Modena. Fin da adolescente fu ammesso a far parte della cappella per la sua bella voce, in un primo tempo come sopranista e in seguito come tenore. Come tale cantò al teatro Rangoni di Modena nel carnevale 1753-1754, sostenendo dapprima la parte di Decio nel Tito Manlio di G. Abos (26 dic. 1753) e poi quella di Clearco nell'Antigono di F. Bertoni. Nell'anonima Cronaca diModena che va dal 1743 al 1759 (citata dal Roncaglia), alla data del 30 ag. 1756 si legge: "Le putte mendicanti hanno fatto li primi Vespri et hanno cantata una Messa di nuova composizione e mutetto con Intermedi di musica fatta dal sig. A. B. musico Modonese e con la Chiesa addobbata di damaschi con zocca d'oro". Nominato "musico" della corte estense dal giugno 1767, un mese prima della morte del Gigli (luglio 1772), assunse la carica di maestro di cappella del duomo; due anni dopo ricoprì la stessa carica presso la corte estense, insieme con F. Vitali, figlio di Tommaso Antonio, e con F. Orsoni, mantenendola fino alla occupazione francese (1796), seguitando, tuttavia, a essere stipendiato, come risulta dal registro degli anni 1796-1802. Negli Annali di Corte (citati dal Roncaglia), alla data del 14 marzo 1799, il B. figura, infatti, quale secondo maestro di cappella, per lire sessanta "a carico della Nazione" e per lire ventidue "da parte della Municipalità". Rimase, invece, al posto di maestro di cappella del duomo fino alla morte, che lo colse a Modena il 1º ottobre 1808. Aveva sposato Maria Guidelli.
Il B. lasciò numerose composizioni manoscritte di musica sacra conservate nell'Archivio capitolare del duomo modenese, fra le quali si ricordano le seguenti autografe: Lauda Sion, sequenza a quattro voci, in sol, con violini e corni (1772); Tantum ergo, in mi bemolle, per soprano, tenore e basso, con violini e organo (1779); Pangelingua, in sol, a voce sola con violini e organo; Dies santificatus, in re, a quattro voci; Decora Lux,inno dei ss. Pietro e Paolo, in si bemolle, a solo tenore con violini e organo; Crudelis Herodes, inno per l'Epifania, in do, per basso con violini e organo e una Messa da Requiem, per voci, violini, bassi, viole e corni, come risulta dalla segnalazione di una copia negli Atti dell'Accademia di S. Cecilia di Modena (citati dal Roncaglia) alla data del 6 nov. 1779. Di altre composizioni sacre scritte durante la sua attività di maestro di cappella si ha notizia negli Atti capitolari (cfr. Roncaglia).
Alla Biblioteca Estense di Modena si conserva, inoltre, la cantata per la "mascherata" intitolata L'impresario, composta dal B. su testo in versi di P. Sabbatini e rappresentata al teatro Rangoni di Modena nel carnevale 1766. Secondo quanto scritto in una nota, l'impresario "raffigura il Sig. M.se D. Giuseppe Caraffa napoletano Prencipe di Colobrano, impresario in quell'anno del Teatro Rangone" e "...trasferente in quattro carri l'intera sua Compagnia per l'Opera buffa, cioè Virtuosi e Virtuose, Ballerini e Ballerine e loro Madri, Suonatori, Ballotino per il gioco e persino il Botteghino o Caffé del Teatro".
Bibl.: A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, I, Modena 1873, p. 100; V. Tardini, I teatri di Modena..., III, Modena 1902, pp. 938, 1379; G. Roncaglia, La cappella musicale del duomo di Modena, Firenze 1957, pp. 186-191, 312; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 338.