BULIFON, Antonio
Nacque a Chaponay, nel Delfinato, da Laurent, notaio, e da Jeanne Pros, il 24 giugno 1649. Sulle prime vicende della sua vita non si hanno maggiori notizie di quelle che egli stesso fornisce in una lettera autobiografica, scritta per correggere le notizie errate che di lui davano "moltissimi celebri scrittori" (Letterememorabili,istoriche,politiche ed erudite, Napoli 1693, pp. 349-55). Partito diciannovenne dalla casa paterna per la fiera di Beaucaire, la curiosità lo spinse a Marsiglia, a Tolone, ad Aix. Di qui, giunta notizia della morte di Clemente IX, il desiderio di assistere alle cerimonie del conclave lo portò a Roma. Infine, il 22 luglio 1670, giunse a Napoli, e "innamoratosi del suo sito, della amenità delle sue campagne, della clemenza del suo clima e della avvenenza de' suoi abitanti, fé risoluzione di sceglierla fra tante per sua perpetua stanza".
Con un bagaglio di studi piuttosto esiguo, come egli stesso confessava, privo di denaro e di relazioni, entrò dapprima come garzone al servizio di un libraio; ma ben presto aprì per proprio conto una libreria nella strada di S. Biagio, dove in quel tempo si accentrava tale commercio. Già nel 1672 iniziava però la più ambiziosa attività di editore, pubblicando una operetta dell'erudito pugliese Pompeo Sarnelli, Filo d'Arianna; commentari intorno ad un antico epigramma in S. Domenico di Napoli. L'anno successivo, cominciata la guerra fra Francia e Spagna, fu sul punto di essere estromesso da Napoli, a causa della sua nazionalità francese. Evitò il provvedimento sposando in tutta fretta la napoletana Maddalena Criscuolo.
Il commercio del B. godé sin dal principio di notevole prosperità, della quale fu una componente non secondaria la grande diffusione che egli diede alle pubblicazioni straniere e in particolar modo alle francesi; ma soprattutto la sua fortuna è legata alla intensa attività di editore che si alimentò in misura notevole della ripresa delle attività letterarie e scientifiche che caratterizzò a Napoli gli ultimi decenni del sec. XVII e culminò nella consapevole politica culturale del viceré Medinaceli.
Fu soprattutto per i disinteressati e oculati consigli del suo primo autore, il dotto Sarnelli, che il B. seppe individuare nel rinnovato clima culturale del tempo alcuni fermenti e interessi sui quali far leva per il successo delle sue iniziative editoriali, in special modo la curiosità per la storia, le tradizioni popolari e la stessa geografia di Napoli e delle località vicine: ecco quindi, nel 1674, la ristampa, curata dal Sarnelli, dell'opera maggiore di G. B. Basile, Il Pentamerone; quella, ancora a cura del Sarnelli, dell'Historia della cittàe regno di Napoli di G. A. Summonte (1675);la Raccolta di varie notizie historiche,non meno appartenenti all'"Historia" del Summonte che curiose (1675), nella quale il magistrato ed erudito Biagio Altimari raccolse ogni sorta di notizie genealogiche, storiche, giuridiche e topografiche di Napoli e del Regno; la Biblioteca napoletana del Toppi (1678);la Posilecheata del Sarnelli che confermò nel 1684l'interesse nuovo per i testi della letteratura dialettale; e infine, disseminate in tutto l'arco dell'attività del B. - che diresse personalmente la casa editrice sino al 1700, quando la affidò alle cure del figlio Niccolò - una serie di guide di Napoli e dintorni: L'antichità di Pozzuolo et luoghi convicini,con le descrizzioni de' bagni d'Agnano,Pozzuolo e Tripergole, a cura di F. Loffredo (1675); la Guida de' forestieri curiosi di vedere e considerare le cose notabili di Pozzoli,Baia,Miseno,Cuma ed altri luoghi convicini, curata dal Sarnelli e tradotta in francese dallo stesso B. (1685), ristampata più volte con aggiunte; e ancora le Notizie storiche de' terremoti succeduti ne' secoli trascorsi e nel presente, di Vincenzo Magnati (1688); le Memorie dell'Insigne Collegio di S. Spirito della città di Benevento dall'anno della fondazione 1177 infino al tremuoto de' 5 di giugno 1688 che si descrive (1688); un Compendio istorico degl'incendi del Monte Vesuvio,fino all'ultima eruzione accaduta nel mese di giugno 1698 (1701), curato dal B., opere che sollecitavano la curiosità popolare, così come i vari "ragguagli" di cerimonie pubbliche o di eventi clamorosi che lo stesso B. puntualmente dispensava. Altrettanto successo l'accorto editore sapeva ricavare dai numerosi manuali che egli stesso traduceva dal francese, dai libri di devozione, dai testi scolastici, da repertori di vario genere: così una Scienza di huomini illustri e un Maneggio dell'armi, tradotti dal francese nel 1685, un Compendio delle vite dei re di Napoli con li ritratti al naturale, curato dal B. nel 1687; altre traduzioni dal francese dello stesso B. l'anno successivo: Compendio della natura filosofica,nel quale si spiegano le più intrigate materie che dagli antichi e moderni filosofi si sono trattate e Filosofia de' cortigiani;un Alfabeto del Sarnelli (1674), un Abecedario dello stesso (1676), del quale è anche L'ordinario grammaticale (1677); una Grammatica del Sedicini (1677), una Emmanuelis grammatica (1678) e un Catalogo del verbi (1678); un Leggendario delle Vergini (1677), uno Specchio del clero secolare,o vero vite de' SS. Cherici secolari, del Sarnelli (1678-1679), un Dictamenes de espiritu y perfeccion sacados de las obras del padre Ivan Eusebio Nieremberg de la Compañia de Jesu (1678), Lettere ecclesiastiche e Comentari intorno al rito della Santa Messa, ambedue pubblicate nel 1686 dal Sarnelli, del quale sono anche Memorie cronologiche de' vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento (1691), un secondo tomo delle Lettere ecclesiastiche (1696) e le Memorie de' vescovi di Biseglia e della stessa città (1693) e Carte de' Regni di Napoli e di Sicilia,loro provincie ed isole adiacenti (1692) dello stesso Bulifon.
A questa editoria che aveva intenti divulgativi e soprattutto commerciali il B. aggiungeva iniziative che più direttamente si ispiravano agli interessi del numeroso gruppo di letterati, giuristi e scienziati che erano andati con gli anni raccogliendosi intorno alla sua libreria (la quale, assai ampliata, trovò nuovi locali in un palazzo nei pressi della Cisterna dell'Olio): tra questi Biagio Altimari, che nel 1691 stampò presso il B. una monumentale Historia genealogica delle famiglia Carafa;Pirro Schettini, letterato cosentino di cui il B. pubblicò dopo la morte un volume di Poesie (1693);Giuseppe Artale, altro assiduo autore del B., presso il quale pubblicò una Enciclopedia poetica (1679), il romanzo Cordimarte e la "tragedia di lieto fine" Guerra tra vivi e morti (ambedue i titoli sono del 1679);Leonardo di Capua, che contribuì alle edizioni del B. con un Parere distinto in otto ragionamenti,ne' quali,partitamente narrandosi l'origine e 'l progresso della medicina,chiaramente l'incertezza della medesima si fa manifesta (1681);Gregorio Calopreso, di cui il B. pubblicò nel 1691una Lettura sopra la concione di Marfisa a Carlo Magno contenuta nel "Furioso"; e con loro e gli altri numerosi autori delle edizioni "della Sirena" - l'insegna prescelta sin dal principio della sua attività dal B. - i maggiori esponenti della nuova cultura che veniva elaborandosi a Napoli sul finire del secolo: Francesco e Gennaro d'Andrea, il Toppi, il Sarnelli, il Gravina, Giacinto de Cristofaro, Carlo Calà, Francesco Nicodemo, Basilio Giannelli, Tommaso Donzelli, Tommaso Cornelio, Ascanio Pignatelli, Camillo de Notariis, Carlo Celano. Ai margini si aggirava, amico dei figli del B., Giambattista Vico. Senza contare i numerosi letterati stranieri che di passaggio a Napoli non mancavano di aggregarsi al circolo che faceva capo all'editore e a questo ricorrevano come a interprete e guida durante il loro soggiorno napoletano: così il Mabillon che fu a Napoli nel 1685e il B. accompagnò "nelle visite delle cose più cospicue non solo in Napoli ed in Pozzuoli, ma anche fin sulle cime di detto Monte Vesuvio", come gli ricordava lo stesso B. quattro anni dopo, inviandogli una relazione dell'ultima eruzione del vulcano (Giornali, I, X).
Dagli incontri di questi notabili della cultura napoletana del tempo nascevano le più cospicue iniziative editoriali, di cui il B., che in così dotta compagnia si professava "semplice libraro ignorante, ma amichissimo dei virtuosi" (Giornali, I, p. XLIII), si faceva subito esecutore: così videro la luce all'insegna della Sirena o furono diffuse attraverso l'organizzazione di vendita del B. alcune fra le opere più importanti del rinnovamento giuridico del tempo, come - oltre a molte altre variamente interessanti la nascente polemica antigiurisdizionalista, che il B. seguì con molto interesse - il De ortu et progressu iuris civilis liber (1701) di G. V. Gravina. Così pure, nel clima letterario alimentato dalle rinnovate accademie, l'interesse per la lirica d'amore, specialmente cinquecentesca, trovava subito rispondenza nel sempre attento B., che moltiplicava le edizioni di poesie, dal Sannazzaro al Della Casa, al Muscettola, e dedicava una particolare attenzione alla lirica femminile: nel 1692 le Rime di Vittoria Colonna e quelle di Laura Terracina, l'anno successivo una raccolta di Rime di Lucrezia Marinella, Veronica Gambara, Isabella della Morra e Maria Selvaggia Borghini e le Rime di Tullia d'Aragona; nel 1694 quelle di Laura Battiferri e una raccolta di Rime di cinquanta illustri poetesse;nel 1696 le Rime di Isabella Andreini.
Questo elenco delle edizioni del B., del resto assai incompleto, non esaurisce però la partecipazione alla vita culturale contemporanea del singolare personaggio, il quale, nonostante le reiterate proteste di umiltà e ignoranza, sottoscrisse anche come autore numerose pubblicazioni. Fu certo, la sua, una produzione letteraria minore, in gran parte sussidiaria dell'attività editoriale: così furono pubblicate con la sua firma, ma con ogni probabilità controllate nell'incerto dettato in lingua italiana dai suoi dotti amici e in particolare dal Sarnelli, numerose biografie degli autori che veniva pubblicando, puri lavori di compilazione, come le sue numerose illustrazioni di carattere giornalistico di avvenimenti mondani, politici e naturali. La frequentazione di tanti insigni personaggi gli suggerì una raccolta di Lettere storiche,politiche ed erudite (1685), nella quale, tra quelle di illustri personaggi contemporanei, inserì una lettera sua. Il successo editoriale dell'iniziativa lo convinse a ripetere l'esperimento con una seconda raccolta, dal titolo Lettere memorabili istoriche,politiche ed erudite (1693), nella quale moltiplicò la propria presenza con lettere a Innocenzo XII, a Cosimo III, al connestabile del Regno Filippo Colonna, a Francesco Redi, al Malpighi, al Mabillon, all'Altimari. E in due nuove edizioni accresciute, del 1693 e del 1698, pubblicò ancora lettere sue ad altri importanti personaggi.
Soprattutto però le aspirazioni letterarie del B. si rivolgevano alla storiografia e a questa egli dedicò la parte più notevole della propria attività di scrittore. Certo egli pensava di coronare con una grande storia del Regno, alla quale non mancasse un carattere di ufficialità, il notevole prestigio e l'indiscutibile fortuna che gli erano stati riservati nella patria di elezione. Egli contava per ciò sull'appoggio che le autorità politiche del tempo certamente non gli lesinarono. Così il marchese del Carpio, viceré di Napoli dal 1683 al 1687, attribuì al B. la qualifica di suo "libraro"; così il successore, conte di Santisteban, lo protesse quando nel 1692 la minaccia di una incursione della flotta francese contro Napoli fece temere qualche violenza della popolazione contro i Francesi residenti nella città; così il duca di Medicinaceli, alla politica culturale del quale l'attività del B. si sposava felicemente.
Sin dai primi anni del suo soggiorno napoletano il B. aveva intrapreso la redazione di un "giornale" degli avvenimenti del suo tempo e, dopo il successo editoriale della Historia del Summonte era andato meditando una vasta storia di Napoli e del Regno dai tempi più remoti sino ai suoi giorni, per la quale avrebbe potuto utilizzare il materiale raccolto nel "giornale" e le sue stesse relazioni politiche. Nel 1689 infatti chiedeva all'arcivescovato di Napoli l'autorizzazione a pubblicare l'opera Cronicamerone,ovvero Annali e giornali historici di tutte le cose notabili accadute nella città e regno di Napoli dalla Natività del nostro Salvatore Giesù Cristo fino al presente anno 1690, e successivamente sollecitava e otteneva l'autorizzazione a servirsi in questo suo lavoro dei documenti dell'archivio cittadino. Nell'ottobre del 1690 pubblicava così il primo volume dell'opera, che si spingeva sino all'anno 1284. Esso ha uno scarsissimo rilievo storiografico, essendo essenzialmente ricavata dall'opera del Summonte, integrata con altre opere tradizionali della storiografia napoletana; assai raramente, e soltanto per interventi marginali, il B. fece ricorso a proprie ricerche erudite. In realtà il maggiore interesse dell'iniziativa era proprio nel proposito dell'autore di giungere con la narrazione sino ai giorni suoi, utilizzando in una prospettiva storiografica il materiale cronistico diligentemente raccolto: fu proprio il desiderio di attribuire all'opera un carattere di ufficialità a far fallire il progetto, acuendo la rivalità con l'altro maggiore editore napoletano, il Parrino, che contrastava non senza qualche successo al B. sia la fortuna nell'attività libraria ed editoriale, sia l'appoggio degli uomini colti e delle autorità politiche napoletane. Nei confronti del concorrente francese il Parrino aveva già conseguito negli anni passati un importante successo, ottenendo l'appalto dell'unica gazzetta che si pubblicasse nella città; ora il programma storiografico del B. si poneva in concorrenza con una analoga iniziativa del Parrino, anch'essa di carattere semiufficiale, il Teatro de' viceré del regno di Napoli:il Parrino, al quale certamente non mancavano utili appoggi politici, ottenne dal governo napoletano che il B. fosse autorizzato a continuare la sua storia soltanto sino agli inizi del regime viceregio, cioè sino ai primi anni del sec. XVI, là dove cominciava appunto la narrazione dello stesso Parrino; in questa situazione il B. preferì piuttosto rinunziare al proprio progetto, sicché l'opera non andò oltre il primo volume pubblicato. Il B. continuò tuttavia a raccogliere i materiali necessari per la continuazione del Cronicamerone ed essi circolarono manoscritti nel sec. XVIII. Tali manoscritti si sono conservati soltanto parzialmente: con alcune lacune rimane, pubblicata dal Cortese, la parte dedicata alla illustrazione degli avvenimenti dal 1547 al viceregno del marchese del Carpio. Sino ai primi anni del sec. XVII l'opera ripete pedissequamente la Historia del Summonte e non presenta alcun interesse; maggiore importanza ha invece per il periodo successivo, precedente all'arrivo a Napoli dell'autore: il B. riuscì infatti a utilizzare testimonianze di prima mano, come quella di Fulvio Caracciolo, il quale aveva direttamente vissuto gli avvenimenti della rivolta di Masaniello e corresse per questa parte il manoscritto del B.; di notevole interesse poi l'ultima parte dell'esposizione, relativa ad avvenimenti dei quali il B. fu spettatore e spesso protagonista. In questa parte i Giornali del B. sono un'ottima integrazione delle cronache del Fuidoro e del Confuorto.
Nonostante i contrasti con il Parrino e le spiacevoli conseguenze che essi talvolta apportavano all'attività del B., le fortune sociali di questo erano in continuo aumento e si esprimevano anche nella brillante educazione che egli poteva riservare ai propri figli: Niccolò, che gli successe nella direzione della libreria e dell'attività editoriale, Filippo, che si distinse nell'attività forense dopo essere stato avviato alla carriera ecclesiastica, e Cesare, che si addottorò anch'egli in giurisprudenza nel 1699. Filippo aveva accompagnato il padre, di ritorno da un breve soggiorno in Francia, nel viaggio in Sicilia del 1690; Niccolò era stato inviato a Firenze nel 1694 e presentato dal Magliabechi al granduca: per ambedue il B. richiese poi a Cosimo III la cittadinanza toscana e il granduca concesse a Filippo nel 1695 un piccolo beneficio. I due figli maggiori furono poi inviati dal B. nel 1697 in un lungo viaggio di istruzione che li portò a Genova, a Torino, a Basilea, a Francoforte, in Olanda, nelle Fiandre e, per soggiorni prolungati, a Parigi e a Londra. Le fortune del B. toccarono però il culmine allorché si aprì la crisi della successione di Spagna: egli non esitò a prendere posizione per il partito borbonico, a mettersi a disposizione dei rappresentanti di esso a Napoli e dello stesso Filippo V quando vi soggiornò.
La sua attività di autore e di editore in quegli anni è nettamente improntata a queste sue simpatie politiche. Nel 1701, dopo la repressione della congiura filoasburgica del principe di Macchia, pubblicò ad esaltazione del partito borbonico una Relation de ce qui s'est passé dans la ville de Naples en 1701, di cui non è rimasta alcuna copia; ad essa si aggiunsero una Lettera di N. N. ad N. N. in cui gli dà ragguaglio distinto delle feste fatte in questa fedelissima città di Napoli per l'acclamazione del nuovo monarca delle Spagne Filippo V (1701); Lettera scritta ad un suo amico in Francia,dove gli dà ragguaglio delle feste fatte in Napoli coll'occasione della pubblica entrata fatta in essa città da Filippo V,monarca delle Spagne (1702), pubblicata anche in traduzione francese; Altra lettera scritta da A. B. a un suo amico,nella quale gli dà ragguaglio della seconda cavalcata fatta in Napoli per la solenne entrata dell'eminentissimo signor cardinale Carlo Barberini,mandato da Sua Santità in qualità di suo legato a latere a Filippo V monarca delle Spagne (1702).
Così il B. si rese utile e accetto ai personaggi principali del partito borbonico a Napoli, al viceré marchese di Villena, all'ambasciatore francese presso Filippo V, conte di Marcin, e allo stesso sovrano, il quale gli concesse vari privilegi: tra questi affidò a Filippo Bulifon il compito, che già pare gli fosse stato attribuito dal viceré Medinaceli, di riorganizzare la sovraccarica e spesso confusa legislazione del Regno in un nuovo codice che avrebbe dovuto chiamarsi Codice Filippino:l'opera fu poi interrotta in seguito all'occupazione del Regno da parte degli Austriaci nel 1707. Per sé il B. ottenne da Filippo V la concessione della gazzetta sino allora appaltata al Parrino, in anticipo sulla scadenza del contratto di appalto stabilito con l'editore napoletano e a condizioni sensibilmente migliori. Finalmente ottenne di accompagnare il sovrano, in qualità di segretario dell'ambasciatore Marcin, nel viaggio che Filippo V fece in Lombardia e poi sino all'imbarco per la Spagna, tenendo di esso un "giornale" che poi pubblicò a due riprese: Giornale del viaggio di Sua Maestà Cattolica Filippo V da Napoli a Milano, stampato a Milano e successivamente a Napoli nel 1702, e Giornale del viaggio d'Italia dell'invittissimo e gloriosissimomonarca Filippo V, pubblicato in Napoli nel 1703 e poi ristampato in francese nella stessa città l'anno successivo.
Al suo ritorno in Napoli il B., che aveva ormai ceduto la direzione della libreria, della casa editrice e della Gazzetta al figlio Niccolò, non rinunziò tuttavia a esporsi politicamente, non astenendosi neppure, a quanto pare, dal denunziare alle autorità napoletane gli esponenti del partito avversario. Ma soprattutto il B. e i suoi figli divennero oggetto dell'ostilità generale dei Napoletani e delle loro satire divulgando attraverso la Gazzetta le notizie più cervellotiche a favore dei Franco-ispani, tacendo i successi austriaci e non risparmiando alcun espediente per favorire Filippo V agli occhi dei Napoletani. Pare che anche il Parrino si prodigasse per mettere in cattiva luce presso i concittadini i suoi concorrenti francesi. Niccolò fu due volte bastonato dagli avversari. Quando poi le sorti dei Franco-ispani in Italia volsero al peggio, il B. abbandonò la città che lo aveva ospitato per così lungo tempo e si rifugiò in Spagna, dove dovette giungergli la notizia della sua libreria distrutta dalla plebaglia, a quanto pare in citata dal Parrino, allorché nel luglio 1707 entrarono in Napoli gli Austriaci.
Morì poco dopo questa ultima data nel suo rifugio spagnolo.
Bibl.: La biografia più completa è quella preposta, con ricchezza di indicazioni bibliografiche, da N. Cortese all'edizione dei Giornali di Napoli dal 1547 al 1706 del B., Napoli 1932.