BUONACCORSI, Antonio
Figlio maggiore di Giuliano, fece come il padre una carriera amministrativa e politica. Il 7 genn. 1538 fu provvisto di un ufficio stipendiato di notaio e segretario del re, vacante per la morte di Guy Budé, in ricompensa di un prestito di 3.500 libbre concesso a Francesco I da suo padre. Questi l'anno successivo fu autorizzato a resignare in suo favore il proprio ufficio a sportula di segretario, mentre il B. stesso ottenne il permesso di resignare senza pagare alcun diritto l'ufficio stipendiato di segretario del quale era titolare a partire dall'anno precedente. Provvisto del nuovo ufficio con lettere patenti dell'8 febbr. 1539 il B. fu ricevuto nel collegio dei notai e segretari del re il 19 febbraio seguente. Il 30 giugno 1546 fu incaricato da Francesco I del pagamento delle pensioni accordate al re d'Inghilterra Enrico VIII in forza del trattato d'Ardres del 7 giugno. Il primo conto delle operazioni da lui effettuate in esecuzione di questo incarico (ottobre 1546) è conservato nella Biblioteca nazionale di Parigi (Ms. fr. 10375, ff. 29-39).
Ma è soprattutto durante il regno di Enrico II che la sua azione politica divenne importante. Egli fu infatti insieme con l'umanista Gabriele Cesano uno dei due principali segretari italiani del cardinale Ippolito d'Este, detto il cardinal di Ferrara, nominato nel 1548 protettore degli affari di Francia presso la corte di Roma. A questo titolo egli fu per parecchi anni uno degli agenti più attivi della diplomazia francese in Italia. Nel maggio del 1551 precedette Jean de Monluc, inviato a Roma per fare accettare al papa Giulio III l'appoggio accordato da Enrico II ai Farnese. Nel 1553 fu intermediario tra la corte di Francia, il cardinale di Ferrara e Louis de Saint-Gelais, signore di Lanssac, ambasciatore di Francia a Roma.
Il B., che fu dopo il padre tesoriere dei Cento gentiluomini della casa del re, morì a Parigi il 7 giugno 1565 e fu sepolto il 9 nella cappella Saint-Jean della chiesa di Saint-André-des-Arts, sua parrocchia. Il suo successore nella carica di notaio e segretario del re fu Jean Lalemant.
Aveva sposato Anne Brinon, figlia di Michel Brinon, greffier della cour des aides di Parigi e vedova dal 17 apr. 1552 di François Lévesque, avvocato al Parlamento di Parigi. Il loro fidanzamento fu celebrato il 15 apr. 1556 nella chiesa di Saint-André-des-Arts e il matrimonio poco dopo nella chiesa di Saint-Sulpice. Da questa unione nacquero quattro figlie che furono tutte battezzate nella chiesa di Saint-André-des-Arts e delle quali due morirono giovani. La maggiore, Louise, battezzata il 26 genn. 1558, ebbe come padrino Battista Alamanni, vescovo di Bazas, e per madrine Jeanne Brinon, moglie di Jean Du Tillet, greffier civil del Parlamento di Parigi, e Clémence Viole, moglie di Giovanni degli Albizzi, notaio e segretario del re. Ella sposò nel 1575 Girolamo Gondi, gentiluomo ordinario della Camera del re: il contratto nuziale fu firmato il 9 giugno, il fidanzamento benedetto lo stesso giorno nella chiesa di Saint-André-des-Arts da Pietro Gondi, vescovo di Parigi, e il matrimonio celebrato il 13 giugno seguente nel castello di Pontillaut-en-Brie (Seine-et-Marne, circondario di Melun, cantone di Tournan-en-Brie, comune di Pontault-Combault). Louise fu dal 1578 al 1584 dama d'onore di Caterina de' Medici. La seconda figlia del B., Victoire, morì il giorno stesso del suo battesimo, celebrato il 14 genn. 1559, e fu seppellita il giorno dopo nella chiesa di Saint-André-des-Arts. La terza figlia, Anne, fu battezzata il 21 giugno 1560 ed ebbe per padrino Jean Du Tillet. Ella sposò nel 1578 Guy Pignard, signore di Deuil, maître des comptes: il contratto nuziale fu firmato il 12 ag. 1578, il fidanzamento ebbe luogo lo stesso giorno nella chiesa di Saint-André-des-Arts e il matrimonio fu celebrato il 9 settembre. Divenuta vedova nel febbraio del 1590, Anne si risposò, prima del 1594, con Jean d'Eu, signore di La Chapelle, uno dei Cento gentiluomini della casa del re, al quale portò la baronia di Chédouet. Era vedova del suo secondo marito, quando morì nel marzo del 1597. Fu seppellita il 26 marzo nella chiesa di Saint-André-des-Arts. La quarta figlia del B., Isabelle o Elisabeth, fu battezzata il 13 apr. 1562, morì il 23 maggio 1566 e fu seppellita lo stesso giorno accanto al padre nella cappella Saint-Jean della chiesa di Saint-André-des-Arts.
Anne Brinon sopravvisse più di venti anni al marito. Morì a Parigi il 7 dic. 1587 e fu seppellita il 10 nella cappella della famiglia Du Tillet a Saint-André-des-Arts.
Fonti e Bibl.: Paris, Archives nationales, V6, 1, n. 126; Y 106, f. 262; Y 116, f. 359v; Y 120, f. 213v; Bibliothèque nationale, ms. fr.10375, ff. 29-39; Ibid., ms. Clairambault 987, pp. 54, 60, 88, 92, 100, 109, 138, 156, 179, 186, 257, 279, 358, 376, 398, 416; Ibid., ms. Dupuy 273, ff. 131, 134; Ibid., Pièces originales 401; Ibid., Cabiner de d'Hozier 52; A. Desjardins, Négociations diplomatieues de la France avec la Toscane, III, Paris 1865, p. 270; Lettere di Bartolomeo Cavalcanti, a cura di A. Ronchini, Bologna 1969, pp. 48 s.; Catalogue des actes de François Ier, Paris 1887-1908, nn. 9573, 10786, 15175, 24332, 31091; Lettres de Catherine de Médicis, a cura di H. de La Ferrière e G. Baguenault de Puchesse, VIII, Paris 1901, p. 185; X, ibid. 1909, p. 512; Correspon. polit. de M. de Lanssac..., a cura di Charles Sauzé, Poitiers 1904, pp. 90, 94, 123; E. Coyecque, Recueil d'actes notariès relatifs à l'histoire de Paris et des ses environs au XVIe siècle, II, Paris 1923, p. 103, n. 4009; Correspondance des nonces en France Dandino,Della Torre et Trivultio (1546-1551), a cura di J. Lestocquoy, Rome-Paris 1966, p. 485; A. Tessereau, Histoire chronologique de la grande chancelerie de France, I, Paris 1710, pp. 97, 99, 142; L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, I, Paris 1913, pp. 101, 244, 378; E. Picot, Les Italiens en France au XVIe siècle, Bordeaux 1901-1919, p. 115; H. de Frondeville, Les prèsidents du partement de Normandie (1499-1790), Rouen-Paris 1953, p. 31; H. Michaud, La grande chancellerie et les écritures royales au XVIe siècle, Paris 1967, pp. 93, 95, 97 s., 271.