CAFFARELLI, Antonio
Figlio di Bonanno e di Tornarozia, nacque probabilmente a Roma alla fine del sec. XIV o nei primi anni del XV; ebbe un fratello, Pietro, e una sorella, Sabetta. Laureatosi inutroque iure, nel 1424 fu nominato da Martino V giudice alle appellazioni. Nel 1438 partecipò in qualità di avvocato concistoriale al concilio di Ferrara; e tra gli avvocati concistoriali appare nel 1441 e ancora nel 1470. In data non precisata difese un certo marchese Giracio davanti alla corte napoletana presieduta da Alfonso d'Aragona.
Il 15 apr. 1431 sposò Rita Margani dalla quale ebbe Prospero - vescovo di Ascoli nel 1463 - e forse anche una figlia, Gregoria. Morta la moglie nel 1444, il C. sposò pochi anni dopo Ludovica Colonna, figlia di Giovanni Andrea Colonna di Riofreddo, nipote di Martino V, e di Faustina dei Trinci di Foligno. Da questo secondo matrimonio nacquero Francesca, Sigismonda, Tomarozia, Faustina, Coronata, Roderica e due figli maschi Bernardino e Nicola.
Lo zio di Ludovica, Ranolfo Colonna, intorno al 1450 aveva fatto testamento in favore della nipote e della sua discendenza: nel testamento si disponeva infatti che, alla sua morte, Nicola e Bernardino Caffarelli gli subentrassero nel titolo, nome e possesso della casa di Riofreddo. Queste disposizioni non furono bene accette ai Colonna di Roma e agli Orsini, i quali ultimi, tra l'altro, accampavano sul castello di Riofreddo diritti fondati su un contratto che ne concedeva loro l'affitto per venticinque anni (termine questo ormai decorso). Il 6 marzo 1461 si addivenne a una transazione tra i tutori degli eredi e i creditori di Ranolfo, e il C. fu presente in qualità, fra l'altro, di tutore di Giovanna e Cristofora Orsini, figliastre di Giacomo Ranolfo. Il 30 genn. 1463 il C. ottenne da Pio II che il castello e il titolo fossero dichiarati spettanti a Bernardino e Nicola e che il castello fosse posto ufficialmente sotto l'apostolica protezione; successivamente, il 13 giugno, il papa esonerò per due anni la comunità di Riofreddo dal pagamento dell'imposta di sale e di focatico. I Caffarelli ottennero definitiva conferma del possesso di Riofreddo da Paolo II nel 1470.
Negli anni intorno al 1460 il C. fu advocatus della città di Tivoli e qui egli si costruì una casa con il consenso del Consiglio cittadino che gli fornì anche il materiale di costruzione. Il 15 ott. 1460 Pio II, richiamato a Roma dalla necessità di riportare l'ordine nella città che si trovava allora in preda alle discordie, alle scorrerie della banda di Bonanno Specchio e alle minacce dei Piccinino, nominò il C., insieme con Andrea Santacroce, "paciere della città e dei cittadini" (Paschini, p. 208), concedendo loro le più ampie facoltà di "costringere e reprimere tanto chierici che laici".
Nello stesso torno di anni gravi contrasti opposero i Caffarelli agli Alberini, ricca famiglia di mercanti romani. Alle originidella discordia tra le due famiglie sembra trovarsi l'inimicizia tra Felice Caffarelli (figlio di Pietro, fratello del C.) e Giacomo di Giovanni Alberini. Il 23 ag. 1464 il C. aveva compiuto una formale protestatio contro gli Alberini; il 21 novembre dello stesso anno Giovanni Alberini si faceva concedere dai familiari una procura ad agendum contro i Caffarelli. All'inizio di dicembre Felice Caffarelli e Giacomo Alberini furono protagonisti di uno scontro armato, in cui si ferirono a vicenda. Pochi giorni dopo, Lorenzo Caffarelli, fratello di Felice, assalì, ferendolo, Giovanni Alberini. L'8 dicembre Paolo II impose a Giovanni Alberini e al C. di riappacificarsi. Ma due soli giorni dopo, Giacomo Alberini e quattro dei suoi sorprendevano il C. in un'imboscata presso ponte S. Angelo e lo ferivano, sembra in modo grave. Il papa fece subito imprigionare Giacomo e Giovanni Alberini ed espropriò i loro beni; tuttavia, il 15 genn. 1466 li rimise in libertà e restituì loro le proprietà. Le ostilità tra le due famiglie continuarono. Sempre nel 1466 Paolo II fece riconciliare il C. e Giovanni Alberini "post notabiles poenas utrique illatas propter exuscitatas vicissim brigas" (Canensi) e nel 1468 imprigionò il C. in castel Sant'Angelo "non propter maleficium sed propter necessitate et urbis tumultuationes" (Gaspare da Verona). Nel codice Marciano lat. XI, 103 alle cc. 116 s. è contenuta la Oratio Cafarelis in cui l'autore (uno dei figli del C. non meglio identificabile) ringrazia Rodrigo Sanchez, prefetto di castel Sant'Angelo, al momento della prigionia del C., per l'umanissimo trattamento che era stato riservato al padre.
Il C. dovette morire prima del 1480: in un documento del 12 dicembre di quell'anno (citato dallo Jacovacci) sua figlia Gregoria viene detta "filia quondam praestantissimi advocati D. Antonii de Caffarellis". L'anno seguente il figlio Nicola pagò 100 fiorini per la celebrazione dell'anniversario del C. e del fratello Bernardino che era stato sepolto insieme con il padre nella chiesa di S. Maria sopra Minerva.
Il C. è autore di un trattato An ad solum papam vel ad solos cardinales vel ad utrosque pertineat cardinalium creatio, contenuto nel cod. Vat. lat.4129, ff. 177r-192v, e nella Bibl. Laurenziana di Firenze, ms. XX., 313 ff. 190r-213v, del quale esiste una breve presentazione da parte dello stesso C. al vescovo di S. Maria in Trastevere nel cod. Vat. lat. 2508, ff. 55r-56v. Alcuni suoi consilia si trovano nel cod. Vat. lat. 9428, ff. 197r-198v, nel cod. Urb. lat. 1132, ff. 1r-3v (nuova numerazione), nella Bibl. Laur. di Firenze, ms. XVI, 13, ff. 208r-213v, nel cod. 256 della Biblioteca del Collegio di Spagna di Bologna, e nella Bibl. Classense di Ravenna, ms. 485, 111, f 307.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.7976, c. 5r; Ibid., Chig. G VI 165: C. Magalotti. Arbori delle famiglie romane, c. 42r; Ibid., Ottob, lat.2549: D. Jacovacci, Repertori di famiglie, II, cc. 15-26; Ibid., Vat. lat.9263: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, III, cc. 47v-48r; M. A. Altieri, Li Nuptiali, a cura di E. Narducci, Roma 1873, p. 127; S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, Roma 1890, p. 68; Vespasiano da Bisticci, Vite d'uomini illustri del sec. XV, a cura di L. Frati, II, Bologna 1893, pp. 305-306; P. Egidi, Necrologi e libri affini della provincia romana, I, Roma 1908, pp. 380, 484; Gasparis Veronensis Degestis tempore pontifici maximi Pauli secundi, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., III, 16, a cura di G. Zippel, p. 9; M. Canensi, De vita et pontificatu Pauli secundi P. M., ibid., p.102; B. Platina, Liber de vita Christi ac omnium pontificum, ibid., III, 1, a cura di G. Gaida, pp. 372, 384-85; Concilium Florentinum, Doc. et script., II, 2, Fragm. prot., Diaria privata, Sermones, a cura di G. Hoffmann, Roma 1951, p. 17; Johannis a Chokier Commentaria in regulas cancellariae apost., Coloniae Agrippinae 1621, p. 13; C. Cartari, Advocat. sacri consistori Syllabum, Alma in Urbe 1656, p. XXXV; D. Dorio, Historia della famiglia Trinci, Foligno 1658, p. 251; A. M. Bandini, Catalogus codicum latinorum Bibliothecae Laurentianae, I, Florentiae 1774, col. 226; G. Marini, Degli archiatri Pontifici, Roma 1784, II, pp. 200 s.; J. Voigt, Stimmen aus Rom über den päpstl. Hof im XV. Jh., in F. Raumer, Hist. Taschenb., IV, Leipzig 1833, pp. 44-184; A. von Reumont, Gesch. der Stadt Rom, Berlin 1867-1870, III, 1, p. 465; C. De Cupis, Il regesto degli Orsini, Sulmona 1903, p. 626; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto, I, Roma 1909, pp. 135, 150; T. Amayden, Storia delle famiglie romane, a cura di A. Bertini, I, Roma 1914, p. 226; E. Besta, Le fonti … in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 881; R. Valentini, Gli istituti romani di alta cultura…, in Arch. della Soc. romana di storia patria, LIX (1936), p. 222 e n.; G. Presutti, I Colonna di Riofreddo, ibid., LXI (1938), pp. 246 e n., 249, 251, 270; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Roma 1940, pp. 208, 217-218; F. Caffarelli, I Caffarelli, Firenze 1958, pp. 25-28.