CALZA, Antonio
Nacque nel 1653 a Verona da padre orefice, di nome Giovanni. Appassionatosi alla pittura, non volle seguire la professione paterna; all'età di undici anni fuggì a Bologna, dove entrò nella scuola di C. Cignani, che gli suggerì di dedicarsi alla pittura di battaglie e paesaggi. In seguito si perfezionò a Roma, studiando con il Borgognone, del quale avrebbe copiato le opere. Nel 1675 si sarebbe riconciliato con il padre, tornando in patria dove sposò, sembra, una ricca vedova di 88 anni che, morendo, gli lasciò ogni avere. A Verona il C. divenne ben presto famoso ed eseguì numerose opere: un contemporaneo, il Dal Pozzo, loda in ispecie "tre grandi quadri di battaglie e paesi" nella casa Allegri (forse quelli ora nella villa Allegri a Grezzana) e, presso "Rizzardi sul Corso", quattro grandi paesaggi "toccati con grazia Poussinesca" (prendendo qui l'aggettivo in prestito dall'Orlandi). Nella chiesa di S. Daniele il C. aggiunse, secondo lo stesso autore, "paese e figure" a un dipinto di A. Zanchi con La moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma nulla è reperibile. Commesso involontariamente un omicidio, il C. dovette poi allontanarsi da Verona e, stabilitosi a Bologna, venne considerato da quel momento come "pittore bolognese": lo Zanotti lo cita fra gli accademici d'onore della Clementina; il Crespi narra la sua vita nella continuazione, da lui curata, della Felsina pittrice. Fra le opere eseguite a Bologna gli procurarono maggiore fama alcuni "ritratti in grande de' Marchesi Davio a cavallo con sotto varie battaglie" (Zannandreis), anch'essi smarriti. Il Crespi si compiace di tracciare anche un umoristico ritratto fisico del pittore e indulge raccontando le follie che commise per la sua seconda giovanissima moglie. Dopo la morte di questa, il C. per "alleviare in qualche guisa il suo grave cordoglio" si sarebbe recato in Toscana (Zannandreis), ma di questo suo soggiorno nulla si conosce. Nell'anno 1706 egli era a Venezia, dove nel 1708 prese una terza moglie, Angiola Agnese Pakman, pittrice fiamminga di fiori, frutta e animali, che divenne sua collaboratrice. Nelle Vite del Dal Pozzo (pubbl. 1718) il C. risulta dimorante allora a Milano, dove dipingeva assistito da due scolari, per il generale austriaco Martini, "un quadro di smisurata grandezza", raffigurante La liberazione di Torino. Chiamato in seguito da Eugenio di Savoia a Vienna, dipinse per lui una Presa di Belgrado;fece "un ritratto di quel Principe a cavallo con sullo sfondo una battaglia" (Dal Pozzo), e un altro ancora, pure equestre, dell'imperatore con una scena di caccia. Anche di queste opere non vi è più traccia. Assolto da ogni giovanile colpa, il C. poté poi tornare a Verona, dove morì in tarda età, il 18 apr. 1725. Venne sepolto nella chiesa di S. Matteo (distrutta), dichiarato, nella lapide sepolcrale, "pittor Bolognese" (Zannandreis, p. 531).
II C. godette nel sec. XVIII di una certa stima: P. Orlandi chiama il suo dipingere "di forza, ameno e di grande invenzione"; L. Crespi nota in lui "una prontezza di disegnare, un fuoco d'ideare e una certa grazia di toccare". Oggi però, allo stato attuale delle nostre conoscenze, sarebbe piuttosto difficile azzardare un giudizio. Gli vengono attribuite varie opere nei musei di Verona, Bologna, Brescia, ecc., tutte alquanto diverse di fattura e di qualità; tra le più notevoli può essere considerata la Battaglia custodita nella Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia. Delle pitture citate dalle fonti, l'unica superstite è una tela con Giona, nella chiesa di S. Nicolò a Verona, ma nemmeno questa può essere considerata del tutto sicura, in quanto taciuta dal Lanceni e data dal Dalla Rosa al Marchesini. Esistono però, in raccolte private, a Grezzano, alcuni dipinti che portano la sua firma. Il Crespi nomina fra gli scolari del C. "Giuseppe Stoffer svizzero, ... Gio. Matteo Cunzelman della medesima nazione, Natale Peruzzi veneziano, Pietro Paolo Caufman svizzero, Gio. Battista Cimaroli da Salò, che divenne cognato del suo maestro... e Giovanni Battista Canziani Veronese".
Già il Crespi non era in grado di dare notizie del figlio delC., Ercole Lorenzo (nato a Verona il 28 giugno 1716: Zannandreis), se non che avrebbe dipinto "nel 1751 una chiesa nella città di Cento" e avrebbe girato in Francia, in Spagna e nel Levante.
Fonti e Bibl.: P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 80; G. B. Dal Pozzo, Le vite de' pittori, degli scultori ed architetti veronesi, Verona 1718, p. 176; E. Lanceni, Ricreazione pittorica, Verona 1720, p. 88; G. B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia, Brescia 1760, pp. 161, 168 s., 184; L. Crespi, Felsina pittrice. Vite de' pitt. bolognesi, III, Roma 1769, pp. 185-189; G. Zanotti, Accademia Clementina, Bologna 1789, II, p. 326; Verona, Bibl. comunale: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e sculture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici di Verona, ms. (1803); D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi [1831-34], Verona 1991, pp. 280 s., 528-530 (531 per Ercole Lorenzo); G. Giordani, Sei lettere pittoriche (Nozze Hercolani-Angelelli) Bologna 1836, p. 27; C. Bernasconi, Studi... della scuola pittorica veronese dai tempi medi..., Verona 1865, p. 368; G. Trecca, Catal. della Pinacoteca comunale di Verona, Bologna 1912, pp. 161 s.; La Pinacoteca Tosio-Martinengo, Bologna 1927, p. 90; E. Mauceri, La R. Pinacoteca di Bologna, Roma 1935, p. 163; G. Zucchini, Catalogo dellecollezioni comunali d'arte, Bologna 1937, p. 132; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 420 s.