CAPECE, Antonio
È ignota la data della nascita. La famiglia, di origine sorrentina, sedeva a Napoli tra i nobili del seggio di Nido. Giurista, fu nominato da Ferdinando il Cattolico, nel 1509 0 1510, regio consigliere. Inviato da Carlo V in Sicilia col compito di svolgere un'inchiesta sui fatti che avevano determinato la cacciata del viceré don Ugo di Moncada, partì da Napoli il 27 apr. 1517, accompagnandone il successore Ettore Pignatelli di Monteleone.
A Palermo, il 23 luglio, fu preso nel palazzo dello Steri dal popolo in tumulto al seguito di Giovan Luca Squarcialupo; subito rilasciato, perché non compromesso col governo del Moncada, scampò all'eccidio dei funzionari regi, ma, seguendo la stessa sorte del viceré, fu praticamente ridotto in prigionia. Continuò in quelle difficili giornate a prestare la sua collaborazione al Monteleone, assistendolo nella decisione di versare una somma in denaro allo Squarcialupo per ottenerne una condotta più moderata. Il 14 ag. 1517 lasciò Palermo, abbandonando la Sicilia in rivolta su una nave diretta a Napoli.Nominato professore di diritto feudale nell'università di Napoli, vi tenne soltanto diciassette lezioni, dal 22 dic. 1517 al 1º marzo 1518, quando dovette interrompere l'insegnamento perché richiamato in Sicilia. Il 14 marzo 1518 tornò a Palermo, dove riprese a collaborare al governo dell'isola, nella quale frattanto la rivolta era stata domata, dopo l'uccisione dello Squarcialupo.
Il C. intervenne nella stesura di una relazione che esaminava gli avvenimenti siciliani sotto il profilo giuridico del reato di lesa maestà. Partecipò anche nel Sacro Regio Consiglio a numerose altre discussioni e decisioni, generalmente connesse alla rivolta popolare, trasferendosi da Palermo a Trapani, Mazara, Naro, Licata e Messina. Da quest'ultima città, il 19 ag. 1519, si reimbarcò per Napoli, terminata la missione siciliana.
L'anno stesso del suo ritorno il C. ricoprì nell'università la cattedra vespertina di diritto civile, che pare abbia lasciato prima della fine dell'anno ad Antonio Giordano di Venafro. Tra i suoi allievi furono Sigismondo di Loffredo e Bartolomeo Camerario, che gli succedette nella cattedra di diritto feudale. Sposò Maddalena di Loffredo, dalla quale ebbe quattro figli: Corrado (Camillo, secondo l'Ammirato), Scipione, Muzio e Cicella, maritata a Giovanni da Bologna. Morì probabilmente nel 1535, e non dieci anni più tardi, come ritenne il Giustiniani, e certo prima della pubblicazione delle sue opere. Fu sepolto a Napoli nella chiesa di S. Domenico Maggiore.
Nel 1539 fu pubblicato a Napoli il testo delle sue lezioni di diritto feudale, la Repetitio super legem imperialem de prohibita feudi alienatione per Federicum, certo per interessamento dello stesso Camerario, cui l'editore dedicava l'opera e che aveva auspicato la stampa di tutti gli scritti lasciati dal Capece. La Repetitio ebbe poi una seconda edizione nel 1569. Nel 1541, a cura del figlio Scipione, fu pubblicata a Venezia la prima edizione delle Decisiones novae Sacri Regii Consilii Neapolitani, unaraccolta di duecentosette sentenze e pareri, alla cui pronuncia, a Napoli o in Sicilia, il C. aveva partecipato, scelti e disposti insieme da lui stesso, non in ordine di materia, ma presumibilmente cronologico.
L'opera costituisce una fonte d'interesse storico non limitato alla dottrina giuridica, specialmente per le notizie che fornisce sulle vicende siciliane. Essa ebbe in seguito numerose riedizioni, con l'aggiunta di altre quattro decisioni, l'ultima delle quali porta la data del 1º dic. 1530, e fu poi pubblicata in unico volume con le analoghe opere di Matteo d'Afflitto e di Tommaso Grammatico.
Nel 1569 a Napoli vide la stampa una terza opera, incompiuta, del C.: l'Investitura feudalis;e nel 1588 furono pubblicate a Venezia le sue glosse alle Consuetudines Neapolitanae.
Fonti e Bibl.: C. Vecerius, Historia de duabus seditionibus Siciliae sub imperio Caroli V imperatoris et regis Hispaniae anno salutis MDXVII, Lugduni s.d., col. 10; N. Toppi, De origine omnium tribunalium..., II, Neapoli 1659, pp. 269 ss.; G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, II, Napoli 1754, pp. 7, 9; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, I, Napoli 1787, pp. 168 ss.; Storia della università di Napoli, Napoli 1924, pp. 317, 320; I. La Lumia, La Sicilia sotto Carlo V imperatore (1516-1535), in Storie siciliane, a cura di F. Giunta, III, Palermo 1969, p. 106; C. Trasselli, Squarcialupo, in Nuovi quaderni del Meridione, VII (1969), p. 480.