CARABELLO, Antonio (Antonio da Bergamo; Antonio Carabello Pincino; Antonio Piceno)
Nacque nella seconda metà del sec. XIV a Bergamo o nelle vicinanze; suo padre, "maestro Pecino del fu Giovanni de Carabelli", originario di Romano di Lombardia nel Bergamasco, era ingegnere al servizio di Venezia. Arrivato giovane a Padova, il C. fu preso a benvolere dal suo conterraneo Gasparino Barzizza e da lui raccomandato a Venezia ad Andrea Giuliano e Pietro Barbaro. Il C. preferì tuttavia trasferirsi a Bologna, dove nel 1411 si preparava, insieme con Andrea Barbazza, a ricevere Gasparino Barzizza; ma questi non ottenne il permesso dal Senato veneziano e mandò invece ad insegnare retorica il figlio maggiore Niccolò. Nel 1415 il C. era ancora studente a Bologna, perché in quell'anno venne incaricato di salutare a nome dell'università, in occasione del suo ingresso in città, il governatore pontificio Antonio Casini, vescovo di Siena e più tardi funzionario di Curia al servizio di diversi papi. Alcuni anni dopo il C. si trasferì definitivamente a Padova, dove il 17 ott. 1420 consegno a nome del padre la dote della sorella Margherita; dal rogito notarile appare che il C. era ancora studente in diritto civile e abitava a Padova nella contrada di S. Clemente. Il 14 febbr. 1427, quando sposò la nobile padovana Agnese di Giovanni Francesco "a Rido", il C. era ormai "magister", possedeva la cittadinanza di Padova e abitava nella contrada di Ponte Curvo.
Dal 1434 al 1436 il C. occupò la cattedra di retorica all'università di Padova; è questa l'ultima notizia che noi possediamo sulla sua attività.
Il C. è noto soprattutto per l'amicizia stretta a Padova con Gasparino Barzizza e Sicco Polenton; quest'ultimo fu in corrispondenza con lui sin dal 1413, quando in una lettera del 23 maggio gli propose degli emendamenti per il discorso in onore del Casini e per un altro in lode dell'eloquenza che il C. gli aveva mandato in esame. Antonio Baratella, che fu spesso a Padova ed aveva studiato sotto la guida del Barzizza, lodò il C. come poeta nelle sue Elegiae (Milano, Bibl. Ambrosiana, cod. H 38 sup., f. 10r) e nella Laureia (Venezia, Bibl. naz. Marciana, cod. Lat. XII 174, ff. 14v, 15v, 30); ma il C. ha lasciato solo alcuni discorsi, di carattere prevalentemente encomiastico. Si tratta in particolare della Oratio ad dominum episcopum Senensem locum tenentem Bononiae, uno degli usuali discorsi umanistici, e dell'Oratio super principio orationum Tullii in lode dell'eloquenza, piuttosto sciatta e goffa, ambedue edite dal Segarizzi a pp. 474-483 del suo saggio sul Carabello. Giacciono inediti invece vari altri scritti: una Congratulatio ad Franciscum Foscarum del 1423 (Venezia, Bibl. naz. Marciana, cod. Lat. XII 139, f. 30 e Lat. XIV 256, f. 46v); una Congratulatio del 1428 al nuovo vescovo di Padova, Pietro Donato (Ibid., cod. Lat. XIV 230, f. 62; Bibl. Apostolica Vat., Vat.Lat. ff. 2936, ff. 58-61); una Congratulatio per l'ingresso di un nuovo rettore (Vat. lat. 2936, ff. 61-63); una raccolta di Exordia, composta di 76 esempi di esordi oratori, risalente probabilmente agli anni in cui il C. occupò a Padova la cattedra di retorica (Monaco, Staatsbibliothek, cod. Lat. 459, ff. 152-169). Infine alcune lettere del C. al Polenton erano in un codice intitolato Epistolae Francisci Barbari et Antonii Pergomensis ad Xichonem Polentonum, appartenuto al Tommasini (cfr. G. F. Tommasini, Bibliotheca Patavina manuscripta publica et privata, Utini 1639, p. 134).
Fonti e Bibl.: G. Barzizza, Opera, I, Romae 1723, pp. 125 s., 146, 200; S. Polenton, La Catinia,le orazioni e le epistole, a cura di A. Segarizzi, Bergamo 1899, pp. 86 s., 109, 127 s.; A. Segarizzi, A. C. umanista bergamasco del sec. XV, in Arch. stor. lomb., XXX (1903), pp. 470-483.