CARAFA, Antonio
Terzogenito di Marcantonio (del ramo di Traetto) e Maria Carafa (del ramo di Forlì), nacque postumo a Ugento il 14 agosto 1646. Un omicidio (1662) lo costrinse da Napoli a fuggire a Malta, del cui ordine era cavaliere. Guerreggiò qualche tempo per mare contro i barbareschi: indi (1665), recatosi a Vienna alla corte di Leopoldo I, depose l'abito gerosolomitano, sposò Caterina Cardona e cominciò, sotto Raimondo Montecuccoli, la sua fortunatissima carriera militare, che, mentre lo fece pervenire ai gradi di generale (1680), maresciallo di Campo (1685) e conte del Sacro Romano Impero (1686), gli diede anche modo di accumulare una fortuna immensa, consacrata in parte all'acquisto di feudi nel regno di Napoli. Partecipe alla campagna del Reno, poi ambasciatore di Leopoldo I presso il Sobieski, divenne tristamente celebre per la sua efferata repressione (1683-87) della rivolta dei magnati ungheresi contro Casa d'Austria. Commissario generale delle armi imperiali in Italia durante la guerra franco-austriaca (1691), s'inimicò Vittorio Amedeo II di Savoia, pur alleato all'imperatore, e strappò con tanta violenza contribuzioni al granduca di Toscana, ai Genovesi, ai Lucchesi e ad altri vassalli dell'impero, da essere (1692) richiamato dallo stesso Leopoldo I a Vienna, ove una febbre maligna lo uccise il 6 marzo 1693. Il suo nome è legato con quello di Giambattista Vico, che nel maggio 1693 pubblicava una Canzone in morte di A. C., e poi, per commissione dell'unico erede del C., il nipote Adriano-Antonio, scrisse (1715-16) il De rebus gestis Antonii Caraphaei.
Bibl.: B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, I, Bari 1927, pp. 248-64; F. Nicolini, Il Vico e i C. di Traetto, in corso di stampa, in Atti della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli.