CARAFA, Antonio
Nacque nella prima metà del XV secolo. Servì nell'esercito di Alfonso I d'Aragona al comando di tre lance; successivamente con l'avvento al trono di Ferdinando I, venne impegnato principalmente in missioni diplomatiche. Nel 1459 il C. fu vivamente sollecitato dall'ambasciatore milanese a Napoli, Antonio da Trezzo, ad accettare la nomina ad inviato napoletano a Milano in sostituzione di Iacopo Carestia, che era caduto in disgrazia di Francesco Sforza. Non sappiamo per quali meriti il C. avesse ricevuto una così lusinghiera proposta, ma egli declinò l'offerta sostenendo di non godere di buona salute. In quell'anno il re di Napoli si trovava a fronteggiare le forze coalizzate contro di lui dei baroni ribelli e dell'esercito di Giovanni d'Angiò, il quale nell'ottobre aveva iniziato il tentativo di riconquista del Regno. Nel 1460, quando il cattivo andamento della guerra sembrò far volgere al peggio le sorti dell'Aragonese, il C. fu almeno per un certo periodo alla difesa di Sorrento.
Cinque anni più tardi, conclusasi vittoriosamente per Ferdinando la guerra di successione, il C. fu inviato quale ambasciatore regio a Roma, dove l'anno prima, alla morte di Pio II, strenuo oppositore del monarca napoletano, era salito al soglio pontificio Paolo II. Ormai il riavvicinamento di Francesco Sforza alla corte aragonese era un fatto compiuto, confermato e rafforzato dalla tenace volontà dimostrata dal duca di Milano nel soccorrere, sfidando i risentimenti di Carlo VII, Ferdinando durante la spedizione angioina. In questo clima di rinnovata amicizia fra Milano e Napoli e di favorevoli approcci fra Napoli ed il nuovo re di Francia, Luigi XI, non è certo sorprendente sapere che il C. e l'ambasciatore milanese a Roma operavano nel marzo del 1465 di pari accordo presso il papa al comune scopo di ottenere il soddisfacimento dei desideri del re di Francia a proposito della legazione di Avignone.
Alla morte di Francesco Sforza (8 marzo 1466), Ferdinando, sollecitato come gli altri capi di Stato da Bianca Maria Sforza, scrisse ai signori italiani ed inviò a Genova una flotta di 12 galee per appoggiare la successione nel ducato di Milano del figlio del grande condottiero, Galeazzo Maria. Successivamente egli inviò a questo stesso scopo il C. a Roma e quindi a Firenze, a Bologna, a Ferrara ed a Venezia. In quest'ultima città il C. giunse il 25 aprile e riferì a Gerardo Colli, ambasciatore milanese presso la Repubblica, la buona disposizione verso il nuovo duca di Milano di tutte le corti visitate.
Non si hanno più notizie dell'attività del C. fino al 1472, quando l'11 novembre ottenne dal sovrano il privilegio di trasmettere alla sua morte ad uno dei figli il baliaggio della città di Napoli, da lui tenuto fin dal tempo di Alfonso I. L'anno dopo la carriera diplomatica del C. continuò con una missione, di cui non conosciamo lo scopo, a Firenze, dove Lorenzo de' Medici si era ormai consolidato al potere.
Conclusesi il 25 marzo 1480 le trattative dirette fra Lorenzo de' Medici e Ferdinando d'Aragona, che posero fine con una pace separata dei due belligeranti alla guerra scoppiata dopo la congiura dei Pazzi, il re di Napoli si trovò subito dopo a dover affrontare i Turchi che l'8 agosto dello stesso anno si erano impadroniti di Otranto. Sorta così la necessità di provvedere immediatamente al recupero della città con le milizie che ancora si trovavano in Toscana a presidiare le terre fiorentine conquistate dalle truppe pontificie, il C. ed Antonio d'Alessandro furono inviati a Roma, dove nell'ottobre del 1480 insieme con i plenipotenziari degli altri Stati interessati fu deciso l'inevitabile abbandono delle terre toscane da parte dell'esercito napoletano e furono poste quindi le basi per il successivo allontanamento del papa da Ferdinando.
Cinque anni più tardi, tra il settembre e l'ottobre del 1485, mentre Ferdinando firmava lo sterile trattato di Miglionico e la situazione era matura per la congiura dei baroni, che appoggiata dal papa sarebbe scoppiata di lì a poco, il C. ritornò in missione a Milano, dove Lodovico il Moro aveva accettato di essere garante delle promesse regie ai baroni.
Non si hanno altre notizie dell'attività del C., né si conosce la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: B. de Mandrot, Dépêches des ambassadeurs..., III, Paris 1920, p. 392; G. Caetani, Regesta chartarum, VI, San Casciano Val di Pesa 1932, p. 17; Il registro "privilegiorum Summarie XLIII"..., a cura di J. Mazzoleni, in Fonti aragonesi... I, Napoli 1967, pp. 106, 115; E. Nunziante, I primi anni di Ferdinando d'Aragona..., in Archivio storico per le provincenapoletane, XIX (1894), p. 317; F. Fossati, Dal 25 luglio 1480 al 16 apr. 1481..., in Archiviostorico lombardo, s. 4, XII (1909), p. 165; F. Catalano, Il ducato di Milano nella politica dell'equilibrio, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 229 s.