Callado, Antônio Carlos
Scrittore brasiliano, nato a Niterói il 26 gennaio 1917, morto a Rio de Janeiro il 28 gennaio 1997. Iniziò all'età di vent'anni la sua carriera di reporter e cronista per il Correio da Manhã. Tra il 1941 e il 1947 visse a Londra, lavorando per la BBC. Fino al 1975 alternò l'attività di giornalista a quella di scrittore e autore di teatro: del 1951 è la commedia O fígado de Prometeu, mentre il suo primo romanzo, Assunção de Salviano, apparve nel 1954 e gli assicurò un consistente successo e la notorietà in patria. Nello stesso anno pubblicò la commedia A cidade assassinada, cui seguirono le opere teatrali Frankel (1955), Pedro Mico, O colar de coral (entrambe del 1957), O tesouro de Chica da Silva (1959), Uma rede para Iemanjá (1961), Forró no engenho Cananéia (1964) e infine A revolta da cachaça (1983). C. si dedicò anche al genere biografico con Retrato de Portinari (1955), sulla figura del pittore e disegnatore C. Portinari (1903-1962).
La sua formazione metropolitana lo privò del 'radicamento regionale' che egli cercò quindi di crearsi autonomamente. Il suo processo di 'riappropriazione' del Brasile ebbe inizio con la partecipazione nel 1952 alla spedizione nel Nord del paese alla ricerca del cadavere del colonnello britannico P.H. Fawcett. Il resoconto del viaggio diede poi vita nel 1953 a Esqueleto na lâgoa verde. Il suo impegno politico e sociale, "spontaneamente di sinistra", come ebbe a dire in un'intervista - e a causa del quale conobbe la prigione nel 1964 e nel 1969 fu privato per dieci anni dei diritti civili - gli ispirò interessanti reportage: Os industriais da seca (1959); Tempo de Arraes (1964), dal significativo sottotitolo Padres e comunistas na revolução sem violência, in cui racconta l'esperienza del governo di M. Arraes, dal 1961 al 1964, nello stato di Pernambuco; Vietnã do Norte (1969), resoconto del viaggio che fece nel 1968 nel Vietnam in guerra; Passaporte sem Carimbo (1978).
È con la narrativa che C. tocca il vertice della sua espressione letteraria. Dopo il romanzo d'esordio pubblicò A Madona do cedro (1957) e, nel 1967, Quarup (trad. it. 1972), il suo romanzo migliore e che gli assicurò il successo internazionale, sul viaggio del sacerdote Nando all'interno del suo paese.
Come aveva fatto M. de Andrade (1893-1945) con Macunaíma nel 1928, così attraverso Nando C. rivela agli stessi Brasiliani la realtà del paese vista dal mondo dei derelitti. Nando è un prete comunista, un esponente inconsapevole della teologia della liberazione, che sta dalla parte dei poveri dopo aver conosciuto la decadenza dei ricchi. Attraverso di lui C. racconta il mondo della foresta amazzonica, del Nord-Est delle siccità, che lui stesso era andato riscoprendo tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, e che era stato argomento dei suoi reportage.
L'impegno politico e sociale di C. si riconfermò con Bar don Juan (1971), sagace ritratto della sinistra salottiera, con Reflexos do baile (1976), sull'ondata di sequestri politici avvenuti a Rio negli anni Sessanta e Settanta, e con Sempreviva (1981; trad. it. 1993), ambientato nel Pantanal, la regione paludosa lungo il corso del fiume Paraguay, e in cui l'autore affronta il tema dell'opposizione politica e della repressione poliziesca. Gli ultimi suoi romanzi, A expedição Montaigne (1982; trad. it. 1993), Concerto carioca (1985; trad. it. 1990), Memórias de Aldenham House (1989) e la conclusiva raccolta di racconti O homem cordial (1993) hanno confermato C. come uno dei più autentici e completi letterati brasiliani del secondo Novecento.
bibliografia
M. Silverman, A ficção em prosa de Antônio Callado, Brasília 1978.
G. Ricciardi, Antônio Callado, in G. Ricciardi, Auto-retratos, São Paulo 1991, pp. 103-21.
L. Stegagno Picchio, Storia della letteratura brasiliana, Torino 1997.