CARMINATI, Antonio
Nacque a Brembate di Sotto (Bergamo) il 2 giugno 1859 da Francesco e da una Marianna.
Il C. entrò a Brera nell'anno 1874 e ebbe come maestro di scultura E. Butti; la sua educazione fu completata con l'apprendistato presso O. Tabacchi a Torino e G. Monteverde a Roma. Tornò a Milano definitivamente nel 1889. Tentò di affermarsi al di fuori dell'ambito regionale partecipando, senza successo, al concorso per il monumento a Dante a Trento (1894). Fu espositore alle Biennali veneziane del 1895, 1901, 1905 e 1907. Nel 1906 infine, vincendo il concorso milanese per il monumento a G. Verdi (non eseguito), vide consacrata ufficialmente la propria affermazione.
Morì a Milano l'11 maggio 1908.
L'attività del C. s'inizia con la partecipazione al completamento delle parti scultoree dei gugliotti nord-ovest e sud-est agli angoli del tiburio del duomo di Milano, avvenuto nel nono decennio del secolo sotto la guida dell'architetto Cesa Bianchi. In tale contesto, dove il C. lavorò a contatto con il Butti, il Bezzola e Pogliaghi, la statua del Profeta Asa, del 1885, rappresenta un contributo autonomo. L'adesione alla tematica sociale in voga è alla base di Unpanettiere, altrimenti noto come Lavoro notturno, bronzo del 1891 (Milano, Gall. d'arte moderna), dove tuttavia la duttilità del materiale viene sfruttata a effetti luministici, pur nell'impostazione verista della figura. Cadenze di più accentuato verismo sono avvertibili nel S.Luigi Gonzaga che soccorre un appestato dello stesso anno (Milano, S. Satiro).
Alla Esposizione internaz. d'arte di Venezia del 1895 il C. presentò il modello per il monumento funebre dell'arcivescovo di Milano, mons. Luigi Nazari di Calabiana, realizzato per il cimitero di Groppello d'Adda (bozzetto, Milano, Galleria d'arte moderna). Tale commissione si configura come la prima di una serie in cui l'artista impegnò la maggior parte della sua successiva attività, rimanendo nei canoni della mistica funeraria di fine secolo. Seguirono infatti nel 1900 il sepolcro Casati (Milano, Cimitero monumentale) dove, per l'ambiente architettonico ideato dal Moretti, eseguì il gruppo bronzeo delle Virtù teologali, e l'edicola Baj (ivi), opera di collaborazione con Cesare Nava. In collaborazione con il Nava anche il monumento Carcano, sempre al Monumentale, che fu presentato alla Biennale veneziana del 1903.
Del citato monumento a Giuseppe Verdi è noto il bozzetto, in parte modificato dopo l'opzione della commissione giudicatrice: l'opera si sarebbe dovuta articolare in un'ampia esedra gradinata ai lati della quale avrebbero dovuto trovar posto le figure simboliche della Melodia e dell'Armonia e al sommo il ritratto a figura intera di Verdi. Evidenti i richiami ad analoghe opere dei decenni precedenti, dal monumento a Bellini del Monteverde a Catania (1883) a quello a Donizetti di F. Jerace a Bergamo (1897), non senza un ultimo tentativo di amplificazione formale in senso trionfalistico.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p.14, si vedano: U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 238 s., 263; Emporium, giugno 1908, pp. 481 s.; S. Vigezzi, La scultura italiana dell'Ottocento, Milano 1932, p. 132; La Gall. d'arte mod. Le sculture, Milano 1938, pp. 70-73; A. Annoni, Il bozzettodello scultoreC. per il monumento a Verdi, in Città di Milano, settembre 1951, pp. 169 s.; E. Piceni-M. Cinotti, La scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 590, 614; Encicl. Ital., IX, p. 85.