CARRACCI, Antonio
Figlio naturale di Agostino e di una veneziana di nome Isabella, nacque, probabilmente nel 1589, a Venezia (Bellori; errata la data 1583 fornita dal Baglione). Dopo avere studiato con Agostino, alla morte di questo, avvenuta nel 1602, andò a Roma ed entrò nella bottega dello zio Annibale. Una lettera dell'Agucchi (in Malvasia, I) datata 12 settembre del 1609 informa della partenza del C. per Bologna avvenuta due giorni prima, e della sua intenzione, essendo ormai morto Annibale, di aggregarsi alla bottega di Ludovico. Dalla lettera risulta anche che il C. era ancora poco più che un principiante. A Bologna egli fu raggiunto dalla madre, che era sempre restata a Venezia, e con lei andò subito a Roma dove, nel 1610, fu aiuto di Guido Reni per la decorazione della cappella Paolina nel palazzo del Quirinale. Nel 1614 il C. era membro dell'Accademia di S. Luca, e l'anno dopo si sposò con Rosa Leoni di Cipro. Gravemente malato, il 6 genn. 1617 fece testamento e nello stesso anno fece un breve viaggio a Siena.
Morì a Roma l'8 apr. 1618.
Attualmente si conoscono poche opere certe del C. che d'altra parte non dovette avere una grande produzione data la morte precoce. Alcune opere sono ricordate dal Mancini; tra esse gli affreschi di S. Bartolomeo all'Isola a Roma, del 1614 circa, in parte influenzati dal Reni, dove compaiono le sue particolari qualità di paesaggista. Nel 1616 dipinse un fregio in una stanza del palazzo del Quirinale (Briganti, pp. 41 s.); e ne replicò una scena, il Diluvio, in un quadro ad olio, ora al Louvre. Questa, che è la sua opera più famosa, accusa il debito del C. nei confronti di Annibale e del Domenichino, per la eloquenza e la puntualità dell'espressione drammatica. Sono probabilmente del C. una Madonna e Bambino e una Annunciazione dipinte su alabastro (Napoli, Museo di Capodimonte), già attribuite ad Annibale (Mostra dei Carracci. Dipinti, pp. 247 s.).
Sembra si debbano anche attribuire al C., a Roma, un affresco con Flagellazione in S. Maria in Monticelli e, probabilmente, una pala d'altare con Madonna e santi nel palazzo del Quirinale (Briganti, tav. 93, l'attribuisce ad Annibale), un Nolime tangere nella collezione del duca di Bedford (Wobourn Abbey). Il Mola ricorda una Madonna di Loreto nella chiesa di S. Onofrio al Gianicolo.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. generale alla voce Carracci in questo Dizionario, siveda: G. Mancini, Consideraz. sulla pittura (1617-21), a cura di A. Marucchi-L. Salerno, I, Roma 1956, pp. 220 s. e ad Indicem;G. Baglione, Le vitedei pittori…, Roma 1642, pp. 150 s.; G. B. Mola, Roma l'anno 1663, a cura di K. Noehles, Berlin 1966, ad Indicem;G. P. Bellori, Le vite de'pittori, scult. et archit., Roma 1672, p. 110; C. C. Malvasia, Felsina pittrice, Bologna 1678, I, pp. 517-522; II, pp. 15 s., 72, 160; S. Bottari, Lettere sulla pittura, a cura di S. Ticozzi, Milano 1822, I, p. 286; C. Gnudi-G. C. Cavalli, Mostra di G. Reni (catal.), Firenze 1954, pp. 60-62; L. Salerno, L'opera di A. C., in Boll. d'arte, XLI(1956), pp. 30-37; Mostra dei Carracci. Dipinti (catal.), Bologna 1956, pp. 81 s., 247-250; Mostra dei Carracci. Disegni (catal.), Bologna 1956, pp. 168 s.; W. Messerer, Zwei Wirkungen von A. C.'s Sintflutbild, in Kunstchronik, XI(1958), pp. 247-253; M. Chiarini, Docum. suipittori Tassi… e A. C., in Boll. d'arte, XLV(1960), pp. 367 s.; G. Briganti, Il palazzo del Quirinale, Roma 1962, pp. 31 s., 40-42; G. Panofsky-Soergel, Zur Gesch. des Palazzo Mattei di Giove, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XI(1967-68), pp. 134-36; D. Posner, Annibale Carracci, London 1971, II, p. 45; Restauri della Soprintendenza alle Gall. e alle opere d'arte per il Lazio, 1970-71, Roma 1972, pp. 36 s.