CASATI, Antonio
Nacque a Milano il 18 nov. 1828, terzogenito di Gabrio e di Luigia Bassi. Mentre il primogenito Gerolamo (1825-55) fu inviato all'università di Innsbruck, e il secondogenito Luigi Agostino (1827-81) fu avviato all'Accademia militare di Torino, il C. frequentò le scuole milanesi dove si segnalò negli studi. A soli diciotto anni pubblicava anonima nella Rivista Europea (fascicoli di giugno e luglio 1846, I, pp. 721-748; II, pp. 102-136) una Storia degli studi sulle origini italiche, presentata dà C. Correnti, che il Croce definirà "una ricca e diligentissima rassegna di tutte le teorie sulle origini italiche, dal Rinascimento alla prima metà dei secolo decimonono". Dopo gli avvenimenti del 1848 emigrò, seguendo il padre, in Piemonte e nel 1853 pubblicò a Torino la sua opera più nota, Milano ed i principi di casa Savoia (2 ediz., Torino 1859).
Il saggio sembra ispirato dalla frase che egli scrive di aver ascoltato nel 1846 dalla bocca dello zio F. Confalonieri vicino, alla morte: "Amico mio, se noi da alcuno abbiamo da sperare salute, egli è dal Piemonte e da Carlo Alberto", e riflette la formazione politica avvenuta nell'ambito dell'aristocrazia milanese filosabauda. Nonostante la tendenza dell'impostazione, il C. cerca di pervenire ad un giudizio critico. L'opera ebbe notevole importanza perché presentava una ricca documentazione inedita sulla quale si fondarono, più o meno, tutti gli studi successivi.
A Torino il C. entrò nel ministero degli Esteri, intraprendendo la carriera diplomatica come addetto alla legazione sarda presso l'Impero ottomano. Era segretario di legazione a Costantinopoli quando il fratello Gerolamo morì in Crimea, dove partecipava alla spedizione militare. La madre si rivolse a L. Cibrario, ministro degli Esteri, perché desse al C. una destinazione meno eccentrica e in un settore tranquillo; fu così trasferito con il medesimo grado, nell'ott. 1855, da Costantinopoli a Firenze, dove Leopoldo II era tornato sul trono grazie all'intervento delle truppe austriache rimaste poi a lungo a presidiare il granducato. Il Cibrario non aveva tenuto conto del fatto che il C. era figlio di Gabrio Casati, a torto o a ragione considerato il maggior protagonista della rivolta milanese, e che era l'autore di quel libro su Milano ed i principi di Savoia, insieme apologia dei re sardi e atto di accusa nei confronti degli imperatori asburgici. All'annuncio della nomina il governo toscano non sollevò opposizioni; il C. assunse servizio nella nuova sede, effettuò contraccambiata la visita di prammatica al ministro degli Esteri Baldasseroni, e iniziò ufficialmente la sua attività. Dopo un mese circa però il Baldasseroni chiese al ministro sardo a Firenze Francesco Sauli che il C. fosse inviato in licenza e che, durante la vacanza, fosse destinato ad altra sede.
Il governo toscano aveva infatti chiesto a quello austriaco se poteva accettare il C. come addetto della legazione sarda, e Vienna aveva risposto proponendo a Firenze il quesito se il granduca, che era anche arciduca austriaco, poteva ricevere a corte una persona che non poteva accedere alla corte viennese; la risposta però era giunta in ritardo, e il C. aveva avuto il tempo di prendere servizio. Il Sauli presentò una nota verbale di protesta, cui seguì un appello del Baldasseroni al ministro degli Esteri di Torino che venne respinto con il conseguente ritiro della legazione sarda da Firenze. Intervenne invano una mediazione inglese, mentre fu più fortunata quella dell'incaricato di affari francese a Firenze, il quale ottenne la composizione con il ritiro delle due note di protesta e un atto con cui il governo toscano manifestava il desiderio che la legazione sarda rientrasse in Firenze. Il governo di Torino comunicò allora che, come difatti era avvenuto, il C. era stato trasferito ad altra sede e che sarebbe stata accreditata una missione diplomatica toscana nella capitale del Regno sardo. Quanto alla nuova destinazione del C., il Cavour - che si trovava in quei giorni a Londra dove aveva accompagnato Vittorio Emanuele II in visita alla regina Vittoria - scrivendo al Cibrario ne proponeva l'invio in Inghilterra dove, aggiungeva, "sarà benissimo accolto, ciò che farà arrabbiare l'Austria". Ritornato a Torino, il Cavour comunicava al ministro sardo a Londra V. E. d'Azeglio che "Casati à ce qui paraît préfère rester à Paris" dove era stato trasferito nel novembre per "des raisons économiques" (14 dic. 1855).
A Parigi il C. provocò un altro incidente, per aver comunicato senza autorizzazione alcuni dispacci all'agenzia Stefani. Il Cavour invitava il Salmour, segretario generale del ministero degli Esteri, a "donner un savon" al diplomatico. La lavata di capo si concretò quindi nel suo trasferimento alla legazione di Madrid. Colpito da una grave malattia, il C. morì in questa Città il 24 gennaio del 1857.
Fonti e Bibl.: Cavour e l'Inghilterra. Carteggio con V. E. d'Azeglio, Bologna 1933, I, pp. 130-33, 146, 151, 156; Carteggio Cavour-Salmour, Bologna 1936, pp. 108 s.; Le relazioni diplom. tra la Gran Bretagna ed il Regno di Sardegna (1852-1856). Il carteggio diplom. di sir James Hudson, a cura di F. Curato, Torino 1956, I, pp. XCVIII-CI; II, pp. 336, 339, 349, 355-62, 373, 377, 379-82, 394-401, 413 s., 418 s.; A. Manzoni, Lettere, a cura di C. Arieti, Milano 1970, 11, p. 516; B. Croce, Storia della storiografia ital. nel sec. decimonono, Bari 1947, pp. 52 s.; G. Salvemini, Scritti sul Risorgimento, Milano 19611, pp. 48, 87, 91; F. Sidari, La crisi delle relazioni sardo-toscane nel 1855 (l'affare Casati), Padova 1962.