CASONI (Casone, Casini, Latone, Latoni), Antonio (Felice o Felice Antonio)
Molto scarse sono le notizie sui primi trent'anni della vita di questo medaglista, scultore e architetto marchigiano, che nacque ad Ancona nel 1559 e ricevette la sua formazione a Bologna intorno all'ottavo decennio del secolo. A. Ricci (1834) afferma che il C. "in Bologna fu ... istrutto, e da Bologna a Roma se ne giva ricco d'ogni virtù, poiché oltre l'avervi appreso l'architettura disegnava di prospettiva con tanta scienza, che ad apprenderla a lui concorrevano i Giovani; scolpiva con diligenza in cera colorata cose piccole, e minute, e suonava con dolcezza il liuto".
Non si hanno altre notizie relative al suo periodo bolognese: può però arguirsi che il C. svolgesse essenzialmente attivita di medaglista, come testimoniano le note medaglie per due illustri personaggi bolognesi, due per Ercole Bottrigari, umanista, letterato, musicista e musicologo, editore, e quattro, datate 1592, per Dionisio della Ratta, nobile bolognese che ricoprì importanti cariche nel governo pontificio (Armand).
Nel periodo bolognese, il C. firmò e datò nel 1598 una medaglia per celebrare l'ingresso in Ferrara (29 genn. 1598) del cardinale Pietro Aldobrandini, protagonista della vicenda della devoluzione della città estense alla S. Sede (ibid., I, p. 303).
Intorno agli ultimi anni del sec. XVI il C. si trasferì a Roma, forse su invito dello stesso cardinale Aldobrandini.
Primo segno dell'attività romana del C., ancora una medaglia: quella da lui coniata nel 1604 in occasione della fondazione del palazzo dei musei sulla piazza áel Campidoglio. Al 1611 risale la medaglia per la pittrice bolognese, attiva a Roma, Lavinia Fontana, sul cui dritto si legge "Lavinia Fontana Zappia pictrix. 1611. Ant. Casoni", mentre sul rovescio è raffigurata l'artista scarmigliata al cavalletto con la scritta "per te stato gioioso mi mantiene" (Hill).
La prima impresa del C. in campo architettonico, nella quale fu impegnato a Roma, fu la costruzione del convento dei serviti presso la chiesa di S. Marcello sulla via del Corso, iniziata nel 1616.
La costruzione del convento, forse Popera più rappresentativa del C., sebbene già nel 1618 fosse abbastanza avanzata, si protrasse più del previsto finché non fu appianata una annosa controversia per l'alfineamento sul Corso. Nel 1624, allorché era quasi terminata l'ala sul Corso, i lavori furono sospesi. Furono ripresi venticinque anni dopo la morte del C.: nell'agosto del 1659 fu iniziato il cantiere dell'ala del convento attigua all'abside della chiesa.
L'intero complesso veniva compiuto solamente nel 1672. La facciata sul Corso, orchestrata su elementi strettamente funzionali nella totale assenza di partiti decorativi, riassume eloquentemente quelle caratteristiche di rigoroso purismo ed immediatezza espressiva proprie della problematica del Casoni.
La sapiente disinvoltura compositiva (basti pensare alla distribuzione delle finestre), il rifiuto di stilemi colti, il riferimento a modelli architettonici non urbani, assieme ad una persuasiva retorica dell'ascesi volta a rassicurare della probità degli Ordini religiosi, caratterizzano quest'opera, in cui il C. forni, per l'edilizia monastica, un modello alternativo a quelli imposti dalla tradizione.
La lezione del C. nel convento dei servi di Maria non rimase inascoltata. Borromini ne raccolse l'ereditá nel convento dei trinitari di S. Carlino alle Quattro Fontane.
Contemporaneamente, in qualità di architetto del duca di Bracciano Paolo Giordano II Orsini, il C. realizzò la riuscitissima fontana delle Orse nel cortile del palazzo gentilizio di Montegiordano, poi Gabrielli e oggi Taverna, in Roma (1618).
La fontana, la più grande del rione Ponte e che sorge in corrispondenza dell'ingresso principale del palazzo, può considerarsi uno dei più felici esempi del genere in Roma, soprattutto in virtù della spregiudicata aggregazione dei suoi elementi, che prelude alla libertà compositiva del barocco maturo. Il C. dimostrò anche doti di tecnico idraulico nell'approvvigionamento idrico di Montegiordano con la derivazione dell'Acqua Paola dal Gianicolo attraverso una conduttura sotto il piano di ponte Sisto.
I temi dell'architettura di fontane sembrano peraltro aver riscosso presso il C. particolare attenzione. C. D'Onofrio ha identificato in un album di disegni di fontane di forme oltremodo ingegnose e sorprendenti, conservato nella raccolta del cardinal Francesco Barberini (Bibl. Apost. Vaticana, Barb. lat. 4399) il "... libro di disegni di varj capricci di fontane bizzarissime, eccellentemente inventate", ricordato dal Baglione.
La raccolta dei trentanove disegni di fontane è preceduta da un disegno dello stemma gentilizio degli Aldobrandini sormontato dal cappello cardinalizio; ciò fa supporre che la raccolta di disegni fosse dedicata ed eseguita per il cardinale P. Aldobrandini. D'Onofrio ravvisa inoltre una notevole, rassomiglianza fra alcuni disegni dell'albuin e singole risoluzioni di fontane in nicchia ospitate nel ninfeo della villa Belvedere di Frascati eretta in quegli anni da G. Della Porta per l'Aldobrandini.
Le circostanze citate, e cioè lo stemma Aldobrandini nell'album e le affinità stilistiche con le fontane del ninfeo di Frascati, eseguite da I. Buzzi (o Buti) e dal francese J. Sarrasin, fanno pensare ad un ricorrente legame fra l'artista anconitano e il cardinal nepote. Si può marginalmente osservare che è intestata a P. Aldobrandini la lunga iscrizione celebrante la devoluzione di Ferrara alla S. Sede, che corre lungo il fregio del ninfeo della villa tuscolana: il medesimo fatto storico era stato celebrato anche col conio della medaglia del 1598, in cui il C. aveva raffigurato l'ingresso del cardinal legato nella città emiliana.
I modelli di fontane inventati dal C. sono di sorprendente fantasia: ironia e paradosso vi sono quasi costantemente presenti. I "capricci" del C. approdano nell'ambiente artistico romano del trapasso fra il Cinquecento e il Seicento provvisti di notevole carica innovativa e preludono al rafficale capovolgimento del gusto che si produrrà con la fontana barocca; così come appaiono, essi debbono aver avuto notevole influenza sulla progettazione di fontane nel Seicento romano sino a Pietro e Gianlorenzo Bernini compresi.
In molti dei disegni di fontane scompaiono quasi totalmente gli elementi architettonici logicamente ordinati: la loro presenza viene sacrificata di fronte alla volontà dì creare una natura artificiale, in cui trova posto il gusto dell'effetto e dello scherzo.
Il C. intervenne anche nel monastero agostiniano di S. Lucia in Selci, dopo C. Maderno, forse contemporaneamente a Gaspare de Vecchi e ovviamente prima dei numerosi interventi borrominiani. Il Baglione riporta che alle "... Suore di S. Lucia in Selice restaurò il monasterio, e alla moderna il ridusse". La costruzione del monastero era stata iniziata nel 1603 sotto la direzione di tale Bartolomeo Bassi: nel 1624 Urbano VIII ne favorì ampliamenti.
Sempre nei primi trent'anni del Seicento il C. fu attivo in altri monasteri e chiese di Roma. Per i francescani prima spagnoli e poi irlandesi costruì il collegio e l'annessa chiesa di S. Isidoro (SS. Isidoro e Agricola) sul Pincio.
La costruzione fu iniziata nell'aprile del 1622, ma sospesa nell'anno seguente. Nell'estate del 1625 l'opera fu ripresa e condotta a termine dal C. nelle sue linee generali entro l'anno stesso. Parte preminente nella vicenda della costruzione della sede francescana irlandese ebbe Luke Wadding, che era subentrato ai francescani spagnoli; a questi, in un primo tempo, per indulto di Gregorio XV, era stato concesso di erigere una loro casa in Roma, con i fondi messi a disposizione da Ottaviano Vestri-Barbiani e dopo l'acquisto del terreno da G. Antonio Orsini di Sangemini.
Il C. progettò per i francescani spagnoli una chiesa a croce latina con cupola, che quando Wadding ne prese la cura si presentava come puro involucro; fu quest'ultimo infatti a far aggiungere alla chiesa le sei cappelle laterali. Accanto al lato sud della chiesa il C. aveva nel frattempo edificato il collegio-convento, con piccolo chiostro.
Nel maggio del 1623 il C. era attivo nel convento di S. Agostino (Arch. di Stato di Roma, Fondo S. Agostino, Libro delle Ricevute dal 1622 al 1625, p. 14, b. 108).
Il C. costruì l'ala centrale del convento nel tratto sulla via della Scrofa; già nel 1634 però l'opera era "crepata in più luoghi e strapiombava, di sorte che minacciava precipitosa rovina", tanto che ne fu decisa la demolizione.
Meno definita è la vicenda della partecipazione del C. alla costruzione della chiesa dell'Immacolata Concezione dei cappuccini presso piazza Barberini, all'inizio di via Vittorio, Veneto, la cui prima pietra fu posta da Urbano VIII il 4 ott. 1626.
Il progetto sembra doversi assegnare al padre cappuccino Michele da Bergamo, "fabbricere" dell'Ordine dal 1608 e "architetto pontificio" dal 1624.. che fu "presidente" del nuovo convento romano dal 1626 al 1631. Il C. con molte probabilità svolse un ruolo di aiuto e consulenza a fianco del religioso, essendo egli ben noto a Roma per le numerose architetture conventuali eseguite per vari Ordini religiosi. Anche la chiesa dei cappuccini rientra nella schiera di quelle architetture depurate e volutamente non colte, adottate in quegli anni dagli Ordini religiosi controriformati, delle cui direttive ed aspirazioni il C. fu interprete fedele ed efficace.
Il Baglione riporta inoltre che il C. fu impegnato per "il Signor Duca di Bracciano per alcun tempo fuori di Roma ne gli, Stati di quel Principe" e che fu anche al servizio del conte Altenips, arcivescovo di Salisburgo, dal quale riceveva una pensione annua e per cui fece "modelli, e quadretti di... cere colorite".
Membro della romana Accademia di S. Luca, il C. ne rivestì la carica di "censore", come risulta dalla congregazione generale del 24 apr. 1633. Di lì a poco, nel gennaio dell'anno seguente, il C. moriva in Roma all'età dì settantacinque anni.
Fonti e Bibl.: Per notizie biogr. sul C. si veda: G. Baglione, Le vite, Roma 1642, pp. 339 s.; A. Ricci, Mem. stor. delle arti.. della Marca di Ancona, Macerata 1834, II, p. 190. Sull'attivita di medaglista: H. Bolzenthal, Skizzen zur Kunstgesch. der modernen Medaillen-Arbeit (1429-1840), Berlin 1840, pp. 163 s.; A. Armand, Médailleurs italiens, I, Paris 1883, pp. 303 s.; II, ibid. 1883, pp. 270 s.; III, ibid. 1887, p. 147; L. Forrer, Biograph. Dictionary of Medallists, I, London 1904, p. 358; G. F. Hill. Portrait Medals of Ital. artists of the Renaissance, London 1912, p. 81; per l'opera di modellatore in cera: E. J. Pyke, A Biogr. Dict. of wax Modellers, Oxford 1973, s.v.; per i disegni di fontane: C. D'Onofrio, Roma vista da Roma, Roma 1967, pp. 319-336 s. Sul convento di S. Marcello: Roma, Arch. del conv. di S. Marcello al Corso, Curia generalizia dei Servi di Maria, Campione Univers. del Convento di S. Marcello di Roma, riformato e accresciuto da me Angiolo Freddi, da Bologna, Priore, l'anno 1656; Arch. di Stato di Roma, Corporazioni Religiose Maschili. Servi di Maria, Entrata ed Uscita della Fabbrica di S. Marcello;B. Massi, Le chiese dei serviti, Roma 1941, p. 138; Via del Corso, Roma 1961, pp. 225 s.; H. Hager, La facciata di S. Marcello al Corso, in Commentari, XXIV (1973), pp. 58-74; P. Portoghesi, Roma barocca, Bari 1973, 11, pp. 449 s., 913. Sulla fontana delle Orse nel pal. di Montegiordano: Roma, Arch. Orsini, II, A, prot. LIII, n. 32; Prossedi (Latina), Arch. Gabrielli, fasc. sulle acque di Monte Giordano, atti 13 e 28 apr. 1620; P. Pecchiai, Palazzo Taverna a Monte Giordano, Roma 1963, passim. Per il monastero agostin. di S. Lucia in Selci: O. Montenovesi, Chiese e monast. romani: S. Lucia in Selci, in Archivi, X (1943), pp. 89-109 s. Su S. Isidoro degli Irlandesi: Roma, Archivium Collegii S. Isidori; Killiney (Irlanda), Franciscan Library, ms. C. 36; G. Cleary, Fr. Luke Wadding and St. Isidore's College, Rome 1925; E. Marinucci, La chiesa e il conv. di S. Isidoro in Roma, in Romana Gens, 1942, n. 11, p. 2; H. Quinn, Saint Isidore's Church and College of the Irish Franciscans Rome, Città del Vaticano 1950; A. Daly, S. Isidoro, Roma 1971; G. Cannizzaro, Chiesa e conv. di S. Isidoro, in Alma Roma, XVIL (1976), 3-4, pp. 24-29. Su S. Maria della Concez.: Roma, Arch. prov. dei capp., Mem. del P. Michele da Bergamo (ms.); Ibid., Libro dei Capitoli prov. ad annos;Domenico da Isnello, Il conv. della SS. Concez. dei Padri capp. in P. Barberini..., Viterbo 1923, p. 34; B. Bruni, I cappuccini di Via Veneto, in Capitoliuni, XXXV (1960), 5, pp. 16-19. Sul convento di S. Agostino: Arch. di Stato di Roma, Fondo di S. Agostino, Libro delle Ricevute... (si veda anche Libro delle Proposte);M. Donati, Gli archit. del convento di S. Agostino in Roma, in L'Urbe, V (1940), 8, pp. 20-26. Per altre notizie si veda anche: P. Zani, Enc. metod. ... delle Belle Arti, Parma 1821, I, 6, p. 60; A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi... nei secc. XV, XVI e XVII, Bologna 1885, pp. 32, 197; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 118 s. (con bibl.); Diz. encicl., di arch. e urbanistica s.v.