CASTELLINI, Antonio
Fratello del mosaicista Vincenzo, risulta attivo a Roma, città in cui nacque, dal 1771 al 1822. Mosaicista dello Studio dei mosaico della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, ne entrò a far parte, probabilmente perché di più giovane età, molti anni più tardi del fratello Vincenzo. Per quanto riguarda la data esatta di questa sua ammissione, poiché discordano i documenti che ne riferiscono, ponendola sia nel 1771 (Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14, c. 164) sia nel 1774 (Ibid., ibid., pacco 14 A., c. 31), si può osservare che, dovendo i nuovi elementi dello Studio sottostare ad un lungo periodo di prova, è più probabile considerare il 1771 come l’anno dell’ingresso del C. in Vaticano, tanto più che nel 1774 è attestata (Ibid., ibid., pacco 14 C., c. 23) la sua prima partecipazione ad un lavoro da eseguirsi in S. Pietro: il tondo in mosaico con l’Arca nella cupola detta del Salvatore della cappella Gregoriana.
Nell’ultimo decennio del XVIII secolo l’artista collaborava alla traduzione in mosaico dei quadri rappresentanti i SS. Filippo ed Ignazio dall’originale di Cristoforo Unterberger; il S. Michele Arcangelo di Guido Reni; lo Sposalizio della Vergine di Carlo Maratta; l’Ultima Cena di Simon Vouet; S. Gioacchino, s. Anna, e la Vergine di Angelica Kauffmann; i SS. Carlo ed Emidio, di A. von Maron: opere tutte destinate alla S. Casa di Loreto, ove ancora si trovano. Tale impegno gli consentì di attendere anche ad altri lavori: infatti l’11 nov. 1797 riceve un pagamento per l’esecuzione di un quadro rappresentante la Giuditta a mezza figura, dipinta da Domenico De Angelis, allora direttore dello Studio (Ibid., ibid., Serie armadi, Registro dei mandati, 1792-1800, vol. 454, p. 360).
Nel 1806, il 20 giugno, si impegna a tradurre in mosaico, insieme con Filippo e Vincenzo Cocchi, e Domenico Cerasoli, da una copia del Camuccini, la Deposizione del Caravaggio. Ma questo lavoro sarà causa di gelosie e di proteste dei C., al quale d’altronde sarà data piena soddisfazione nel 1815, quando vi si applicherà ancora (Ibid., ibid., serie 3, pacco 14, cc. 317rv, 334). Il mosaico è oggi nella sacrestia della basilica vaticana. Alla fine del 1811 sostituì il fratello Vincenzo, venuto a morte, nell’esecuzione dell’Incredulità di s. Tommaso tratta dal quadro del Camuccini: ad essa sarà occupato, con altri, ancora nel 1817 quando il nipote Raffaele subentrerà a completarla (Ibid., ibid., cc. 377-382).
Il C. è documentato ancora per lavori di poco conto nel novembre 1818 e nell’agosto 1822, data dopo la quale si deve supporre sia morto (Ibid., ibid., c. 297; ibid., pacco 14 B., c. 206); nel 1816 aveva presentato un disegno architettonico (Odeon) all’Accademia di S. Luca (I disegni di architettura..., Roma 1974, p. 72).
Fonti e Bibl.: Archivio della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, I piano, serie 3, pacco 14 C.: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., ad nom. (dal 1774 al 1818); pacco 14 A.: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., ad nom. (dal 1779 al 1819; Serie armadi, vol. 454: Registro dei mandati, 1792-1800, ad nom.; pacco 14: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., ad nom. (dal 1812 al 1818); pacco 14 B.: Studio de’ Musaici, Mosaicisti, ecc., cc. 206-208v (1822); A. Busiri Vici, Il celebre Studio del mosaico della Rev. Fabbrica di S. Pietro, Roma 1901, pp. 25, 28, 115-17.